Menu

Sudafrica: la polizia spara sui cortei, l’Anc affonda nella corruzione

Ci sono voluti tre dimostranti ammazzati dalla polizia che ha sparato contro un corteo nella township di Mothutlung per obbligare le autorità a riportare l’acqua potabile nell’immensa baraccopoli. Ma la rabbia in tutto il Sudafrica per l’ennesimo intervento brutale della polizia contro la gente che protestava contro condizioni di vita inumane non si placa di certo. Anche perché il distacco dell’acqua a decine di migliaia di persone, secondo il quotidiano Mail & Guardian era il frutto della mala gestione; da tempo la magistratura sta indagando sull’assegnazione fraudolenta di appalti pubblici a imprese che ringraziano i politici dell’Anc con laute mazzette. La township si trova in un Comune della Provincia occidentale amministrato dall’African National Congress (Anc). Il partito ha eroicamente guidato la lotta contro l’apartheid ma negli ultimi anni, se da una parte non ha voluto o saputo implementare nessuna importante riforma dal punto di vista economico e sociale, dall’altra è scosso da scandali per corruzione sempre più devastanti tanto da perdere numerosi pezzi, a destra come a sinistra.

Julius Malema, ex dirigente della gioventù dell’Anc e da qualche tempo passato all’opposizione, ora leader del nuovo movimento denominato Economic Freedom Fighters, non usa mezze parole: quelli commessi nelle township di Mothutlung e Damonsville dalla polizia sono “omicidi brutali di un governo non differente rispetto al regime dell’apartheid”. Secondo le testimonianze rilanciate dal Mail & Guardian, lunedì la polizia ha aperto il fuoco contro la folla nonostante i cortei si stessero svolgendo in modo pacifico. E non è la prima volta che negli ultimi mesi le forze dell’ordine sparano contro manifestanti più o meno inermi, segno che più il governo diventa debole e corrotto più fa ricorso alla violenza nel tentativo di placare le proteste di milioni di sudafricani alle prese con la mancanza d’acqua o di cibo, salari da fame, poverà. A rappresentare il punto di svolta è stato probabilmente il conflitto scatenato nel 2012 dai minatori del bacino del Rustenburd che alle multinazionali che gestiscono in maniera monopolistica l’estrazione di oro, platino, diamanti e carbone chiedevano migliori condizioni di lavoro e salari più alti. Il massacro di Marikana – quando la polizia falciò i minatori con le armi automatiche uccidendone 34 – piombò come un macigno sull’opinioone pubblica sudafricana.
Le ripetute e corali contestazioni al presidente Jacob Zuma anche durante i funerali di Nelson Mandela hanno evidenziato che molti sudafricani non sono più disponibili a tenere per se le critiche nei confronti dei dirigenti dell’Anc. Anzi, la morte dell’anziano leone, eroe della lotta contro l’apartheid, ha tolto probabilmente un tappo alla manifestazione del dissenso interno ed esterno alla classe dirigenti di governo sudafricana.
D’altronde non passa settimana che qualche rampante dirigente o quadro intermedio dell’African National Congress non finisca nel mirino per qualche inchiesta per corruzione. I giornali ormai li chiamano i ‘Black diamonds’, i diamanti neri, arricchitisi negli ultmi anni saccheggiando le casse dello stato o degli enti locali, oppure approfittando della loro nomina a capo di aziende e imprese gestite dall’amministrazione pubblica per arricchirsi. Alcuni dei casi più eclatanti risalgono a pochi giorni fa, quando si è scoperto che la governatrice della North West Province, Thandi Modise, con la carta di credito dell’Anc si è comprata una Bmw da 1,3 milioni di rand, circa 90mila euro, in un Paese in cui il reddito medio annuo è un ventesimo di quella cifra e metà della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Un suo collega di partito, Tony Yengeni, ribattezzato «Socialisti Gucci» per il suo amore per il lusso italiano, si è appena preso quattro anni di carcere. Il tutto mentre Jacob Zuma risulta assai poco credibile nel tentativo di giustiziare i 20 milioni di Rand provenienti dalle esangui casse pubbliche spesi per «ristrutturare» la sua villa. 

L’unica consolazione può derivare forse dal fatto che Nelson Mandela ha abbandonato la vita politica giusto in tempo prima che la sua immagine venisse indebitamente travolta dai voraci appetiti dei suoi ‘eredi’.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *