Il leader dei liberali Philippe Couillard è il nuovo primo ministro del Québec, mentre il grande sconfitto del voto del 7 aprile nella provincia francofona del Canada è il Partito Québécois (PQ), guidato dalla premier uscente Pauline Marois. Un vero e proprio boomerang per la prima donna premier della ‘nuova Francia’ che aveva deciso per andare al voto anticipato con l’intenzione di rafforzare il suo controllo sull’Assemblea Nazionale.
Sono stati infatti i liberali (liberisti e di centrodestra) ad ottenere una forte affermazione, con il 41,5% dei voti (il 9% in più rispetto al 2012) e ben 70 dei 125 seggi dell’Assemblea Nazionale. Una vittoria schiacciante per il leader dei liberali Philippe Couillard che riporta il suo partito al potere dopo neanche due anni di governo di minoranza dei socialdemocratici indipendentisti, che puntavano a trasformare il voto di lunedì in un referendum a favore del distacco da Ottawa e che invece sono stati severamente puniti dagli elettori, crollando fino al 25,4% dei voti e perdendo ben il 17% dei voti. Il peggior risultato di sempre dal 1970 in poi, frutto sicuramente anche del voltafaccia nei confronti delle aspettative di riforma sociale da parte del mondo del lavoro e degli studenti, prima mobilitatisi contro l’autoritarismo dei liberali del permier Charest ma poi traditi dal ricorso del PQ a politiche di austerità in nome del dogma della riduzione del debito.
Una disillusione dimostrata dall’aumento dell’astensionismo che ha sicuramente punito i socialdemocratici e soprattutto dall’aumento della sinistra socialdemocratica, socialista ed ecologista rappresentata da Québec Solidaire, formazione sovranista (che ospita anche vari gruppi comunisti) passata dal 6% del 2012 al 7,6% di lunedì, che gli vale 3 seggi nel parlamento locale.
La premier uscente Pauline Marois, punita anche dai settori più conservatori dello schieramento québecois per la sua intransigenza laicista, ha poi subito l’umiliazione personale di perdere nel suo distretto a vantaggio dello sfidante liberale ed ha annunciato le immediate dimissioni dalla carica di segretaria del partito dopo 7 anni di leadership.
Terza forza si conferma la Coalizione per l’Avvenire del Quebec che arriva al 23% e ottiene quasi 8 punti in più rispetto a 2 anni fa.
Tirano un sospiro di sollievo il premier federale Stephen Harper, la borghesia canadese e i settori unionisti di quella del Quebec che ora vorrebbero rafforzare i legami della provincia con Ottawa, allentati negli ultimi anni dall’ascesa del movimento indipendentista. La sconfitta dei Québécois rende impossibile la convocazione di un nuovo referendum sul distacco che una vittoria del PQ avrebbe imposto per il 2015, dopo quelli persi di misura dai fautori dell’autodeterminazione prima nel 1980 e poi nel 1995.
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