E’ un vero smacco per il presidente colombiano Juan Manuel Santos la sentenza della magistratura che lo ha obbligato a reintegrare nel suo incarico Gustavo Petro, sindaco di sinistra della capitale Bogotá rimosso un mese fa. “Le leggi, i giudici, mi ordinano di re insediare il sindaco Petro e quindi ho firmato il decreto corrispondente. Non ho alternativa” ha affermato Santos ai media senza nascondere il proprio disappunto.
Martedì il Tribunale Superiore di Bogotá ha ordinato al presidente, a capo di un governo di centrodestra, di restituire a Petro il suo incarico entro 48 ore, un vero e proprio ultimatum scaturito dal parere positivo dell’organo di giustizia sul ricorso di un cittadino che aveva denunciato alla magistratura la rimozione di Petro come una violazione dei diritti politici in quanto in contraddizione con quanto stabilito dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani (Cidh).
Petro ha festeggiato la sentenza in un messaggio postato su Twitter: “Questa volta il Tribunale Superiore di Bogotà protegge i diritti politici, che sono i diritti umani della cittadinanza di Bogotà, della città e i miei”.
La controversa vicenda risale ad alcuni mesi fa. Il presidente colombiano aveva destituito il primo sindaco apertamente di sinistra della capitale lo scorso 19 marzo, in applicazione di un ordine emesso dall’Avvocatura dello Stato il 9 dicembre del 2013 secondo il quale la misura era giustificata dal fatto che Petro aveva commesso irregolarità amministrative gravi applicando un modello di gestione e raccolta della spazzatura – basato sull’utilizzo di aziende pubbliche invece che private – che aveva provocato problemi alla città. La sentenza, oltre a ordinare la destituzione del sindaco, ne ordinava l’inabilitazione da ogni incarico pubblico per ben 15 anni.
Il sindaco ha da subito chiamato la popolazione della città alla mobilitazione e così è stato: per mesi decine, a volte centinaia di migliaia di persone hanno manifestato in vari modi la propria opposizione alla destituzione denunciando il carattere politico della misura adottata da un personaggio – il giudice Alejando Ordóñez – i cui legami con la destra più reazionaria sono più che noti.
Poi, un giorno prima della destituzione, la Commissione Interamericana dei Diritti Umani ha ordinato la sospensione della misura, che però il presidente Santos ha deciso di non prendere in considerazione, nominando al posto di Petro una sostituta, María Mercedes Maldonado, esponente comunque dello stesso partito del sindaco inabilitato.
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