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“Cambiare si può”: reazioni a sinistra

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Per la maggior parte dei mezzi di informazione che hanno seguito la partecipa assemblea di domenica convocata dall’appello ‘Cambiare si può’, tutto si è ridotto alla presentazione di una nuova lista da parte del sindaco di Napoli. Si sa, i media hanno bisogno di semplificare, e le ovazioni per Giggino De Magistris e poi per Antonio Ingroia hanno servito a qualche giornalista pigro l’etichetta da utilizzare su un piatto d’argento.

Dopo l’introduzione di Livio Pepino e fino alla chiusura di Marco Revelli sono stati quasi 50 gli interventi di sindacalisti della Fiom (ma anche della Uil e del Silp), sindaci e amministratori, immigrati, attivisti del movimento No Tav o del Comitato No Debito, militanti di centri sociali o di associazioni territoriali. Tutti animati da una forte critica al governo Monti e a chi, da ‘sinistra’, lo sostiene: PD e Sel. Quasi tutti determinati a presentare alle prossime, imminenti elezioni politiche una lista nazionale non interna all’alleanza di centrosinistra. Con il quale però alcuni – lo ha chiarito la star della giornata De Magistris – pensano che bisognerà comunque allearsi dopo le elezioni se si vorrà “fare la rivoluzione governando”. Non è un nodo da poco e per scioglierlo il costituendo movimento dovrà discutere parecchio.

A fine giornata i presenti hanno votato all’unanimità (tranne un solitario astenuto) un breve testo che “riconosce la necessità di una proposta elettorale autonoma e nuova, anche nel metodo, capace di parlare a un’ampia parte del Paese. Invita tutte le realtà locali interessate a questo progetto a promuovere assemblee nei territori, con la più ampia partecipazione dei cittadini, nei giorni 14 dicembre-15 dicembre-16 dicembre. Dà mandato ai promotori dell’Appello “cambiare si può” di indire entro il mese di dicembre una seconda assise nazionale al fine di valutare l’esito della consultazione nei territori”.
Un’agenda fitta per il prossimo mese. Durante il quale occorrerà capire se dall’appello dei professori nascerà un nuovo partito, una aggregazione di scopo a fini elettorali, una federazione tra spezzoni di movimento e alcuni partiti politici del fronte anti-Monti o altro ancora.

“Raccogliamo volentieri l’appello lanciato da Alba e dal cartello ‘Cambiare si puo’ al teatro Vittoria di Roma. – commenta Antonio Di Pietro dell’Idv – Guardiamo con gradissimo interesse all’assemblea del Movimento Arancione, che si terrà il 12 dicembre. Sappiamo che ci sono importanti forze sociali che sperano nella nascita di un progetto politico anti-montiano deciso a governare e cambiare le cose, non solo a urlare e protestare. Nella nostra assemblea del 15 dicembre, noi dell’Italia dei Valori ci mettiamo a disposizione per la nascita di questo progetto politico”. Domenica al teatro Vittoria con c’era nessun rappresentante di quella che fino a poche settimane fa sembrava una forza politica montante e che nel giro di pochi giorni è precipitata nei sondaggi e ha perso dirigenti e parlamentari emigrati verso l’approdo diretto col PD. Ma ora Di Pietro cerca una sponda, e bisognerà vedere se la troverà nel magma di Alba e del cosiddetto ‘Quarto Polo’. Che domenica ha chiesto alle forze politiche organizzate di fare un passo indietro. Ma che continua ad interloquire anche con altri soggetti, come ad esempio Rifondazione Comunista e Sinistra Critica.
La disponibilità dell’IdV a “collaborare alla costruzione di una lista unitaria della sinistra contro Monti e le politiche neoliberiste (…) è un’ottima notizia” scrive Paolo Ferrero. E anzi il segretario di Rifondazione Comunista invita anche i Verdi di Bonelli a mettersi a disposizione dell’aggregazione. 

Tra le forze sociali non è passata inosservata, nel teatro di Testaccio, la totale assenza dei sindacati di base e anche della sinistra Cgil. Mancano dichiarazioni e commenti ufficiali a proposito ma sembra che la cultura interclassista e i richiami ad una generica società civile della costituenda nuova aggregazione politica rappresenti uno scoglio non indifferente.
“Abbiamo chiesto di essere interlocutori e siamo disposti a discutere, ma non abbiamo ancora avuto risposta” ci dice Giorgio Cremaschi. “Mi pare che i propositi sono buoni e anche su molti dei contenuti espressi oggi ci siamo” aggiunge il portavoce del Comitato No Debito. Che però poi avverte che “in Italia ne abbiamo visti tanti di tentativi andati a finire nel nulla. Se si vuole fare qualcosa di serio bisogna essere alternativi al centrosinistra, non indifferenti o semplicemente autonomi. Bisogna stare da un’altra parte. Se ‘Cambiare si può’ farà sul serio sicuramente ci incontreremo”. Anche se la scelta da parte degli organizzatori dell’assemblea di chiedere a Cremaschi di non intervenire – è accaduto anche con il segretario del Prc Ferrero – non aiuta di certo.

Una stroncatura netta arriva da Marco Ferrando, del Partito Comunista dei Lavoratori: “La fisionomia d’insieme di questa impostazione è inequivoca: si tratta di un tradizionale appello democratico progressista, ricalcato su un’infinità di appelli analoghi circolati negli ultimi 20 anni. Certo un appello di opposizione a Monti e (oggi) al PD che lo sostiene. Ma estraneo sia alla centralità della lotta di classe ( rimpiazzata dall’impegno di un’indistinta “cittadinanza attiva”) sia ad una prospettiva anticapitalista. Il capitalismo non è neppure citato nell’appello. L’anticapitalismo neppure evocato”.

Il percorso del nuovo polo politico-sociale è soltanto all’inizio, e tempo per dirimere questioni irrisolte ma fondamentali ce n’è. Anche se la necessità di stringere sull’imminente appuntamento elettorale può rappresentare un muro contro il quale anche le migliori intenzioni possono andare a sbattere…

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3 Commenti



  • edoardo

    Penso che la questione centrale sia la assoluta chiarezza su un punto: essere alternativi al Centrosinistra (cioè al PD), su una base anticapitalista .
    No ad accordi con il centro liberale di Bersani.
    Ricordiamoci che Bersani è il più grande liberalizzatore in circolazione, il PD ormai si è trasformato in un partito liberale e ha sostenuto con i voti tutte le misure (pensioni etc.) ,che ha varato il governo Monti.
    Basta con queste derive infinite . O ci troveremo definitivamente con il trionfo del “pensiero unico”.


  • Roberto

    Non so chi votare ma certo non voterò il PD e tutti partiti di merda che ci girano attorno, prima o dopo le elezioni. Anzi una alleanza dopo sarebbe ancor più odiosa. Le alleanze con il PD sono fallite miseramente, sono servite unicamente a regalare consenso sociale agli ultraliberisti che ci hanno governato fino ad ora.

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