Gli aggiornamenti
17.00 – Donetsk: antifascisti assaltano banca dell’oligarca Kolomoisky
16.00 – Secondo quanto riportato dal Ministro della Difesa di Kiev una bomba di fabbricazione artigianale è esplosa nella regione di Donetsk uccidendo un soldato e ferendone un altro.
12.00 – E’ tra la vita e la morte Ghennadi Kernes, sindaco di Kharkov, la principale città dell’Ucraina orientale, rimasto gravemente ferito oggi in un agguato realizzato da sconosciuti. Il primo cittadino, che si oppone alla giunta golpista di Kiev e parteggia per la federalizzazione dell’Ucraina, è stato ferito alla schiena da uno sconosciuto a colpi d’arma da fuoco e la sua vita è in pericolo. “I dottori stanno lottando per salvargli la vita” afferma la portavoce del’ospedale locale, Tatiana Gruzinskaya. Ieri almeno 14 persone erano rimaste ferite a Karkhov nell’attacco a circa 300 dimostranti filorussi da parte di un migliaio di ultrà delle squadre di calcio Dnipro e Metalist. Otto i ricoverati in ospedale. I tifosi, secondo la versione della tv di Mosca Russia Today ma anche dell’agenzia ucraina Unian, intendevano marciare a sostegno dell’unità del Paese e del nuovo regime da piazza della Costituzione, dove erano radunati i dimostranti filorussi, allo stadio del Metalist, dove in serata era prevista la partita tra le due squadre. Le violenze sono scoppiate quando gli ultrà e gli estremisti di destra e nazionalisti, molti dei quali mascherati e muniti di mazze, pietre, petardi e fiaccole, hanno raggiunto il luogo del raduno ‘federalista’. Secondo Russia Today, tra i tifosi c’erano anche diversi miliziani del gruppo neonazista “Pravi Sektor” arrivati in pullman da Dnepropetrovsk.
Poi, in nottata, ad attaccare il presidio di Kharkov dei manifestanti antifascisti ci hanno pensato poliziotti e uomini in borghese – probabilmente miliziani di Pravyi Sektor o di altre formazioni ultranazionaliste – che alle tre hanno arrestato 13 attivisti e devastato tende e gazebo.
ì11.25 – Centinaia di soldati Usa in Polonia, Estonia e Lettonia
11.10 – L’ufficio informazioni della Nato a Mosca potrebbe essere chiuso, informa il quotidiano russo Kommersant citando diverse fonti del governo della Federazione russa. Il tutto dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha definito “congelate” le relazioni con l’Alleanza Atlantica. La ragione principale di un tale passo deriverebbe dalla decisione della Nato di limitare la cooperazione con la Federazione russa e i diplomatici russi, limitando anche l’accesso al quartier generale dell’Alleanza, dicono le fonti.
10.40 – Secondo alcuni abitanti della zona, questa mattina si sono uditi alcuni colpi di arma da fuoco nella zona del piccolo aeroporto di Kramatorsk, ad alcuni chilometri da Donetsk, controllato dall’esercito ucraino che lo ha strappato con la forza alle milizie popolari alcuni giorni fa. Ieri nella tarda serata centinaia di sostenitori della federalizzazione dell’Ucraina avevano circondato il piccolo scalo occupato dai militari di Kiev.
10.25 – Un gruppo di manifestanti che si oppongono al regime fantoccio di Kiev, alcuni dei quali in mimetica e armati, ha occupato questa mattina la sede del Dipartimento di Polizia della località di Konstantinovka, nella regione di Donetsk, e il municipio. Secondo i media locali sono numerosi i dimostranti che hanno partecipato all’occupazione e che si sono dedicati in seguito a erigere barricate per proteggere l’edificio dall’eventuale assalto di forze fedeli alla giunta di Kiev.
La situazione alle 10.00
Nuova tegola sulla credibilità della giunta golpista ucraina che, con le truppe russe che si ammassano al confine, ha visto negli ultimi giorni un nuovo fallimento della propria offensiva militare contro le popolazioni delle regioni orientali del paese insorte contro Kiev. Anche se il presidente Turchinov e alcuni ministri continuino ad affermare che l’offensiva ‘antiterrorista’ lanciata di nuovo nei giorni scorsi contro le milizie di autodifesa dell’est è in pieno svolgimento, dopo l’assalto a Slaviansk di giovedì scorso sembra essersi quasi del tutto bloccata. Evidentemente Kiev non ha il controllo della situazione militare nel paese e ora sembra affidarsi più che altro a nuove sanzioni in preparazione contro Mosca da parte della Nato, dell’Ue e degli Usa.
Ieri in realtà a passare all’offensiva sono state le milizie di autodifesa della ‘Repubblica Popolare del Donbass’ che hanno assaltato e occupato gli studi della radiotelevisione di Donetsk. Inoltre i responsabili dei Servizi di Sicurezza ucraini hanno dovuto ammettere la cattura di tre dei suoi ufficiali da parte delle autodifese prorusse.
L’occupazione degli studi televisivi è scattata dopo una partecipata manifestazione organizzata nella città industriale di Donetsk a favore del referendum sull’autonomia della regione convocato per il prossimo 11 maggio e avversato dal governo centrale che lo ha dichiarato illegittimo e illegale. Al termine della manifestazione i dimostranti hanno buttato giù uno dei portoni del palazzo e piazzato la bandiere della Repubblica Popolare sugli studi televisivi al grido di “Crimea, Donbass, Russia!”, mentre i poliziotti che difendevano l’edificio lo hanno abbandonato senza opporre resistenza.
Nelle ultime ore il Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (Sbu) ha dovuto ammettere, dopo la diffusione di varie immagini da parte dei responsabili delle milizie prorusse, l’arresto di tre suoi ufficiali ora rinchiusi all’interno degli uffici del corpo di sicurezza a Slaviansk, da tempo sotto il controllo delle milizie indipendentiste. I tre sono stati ripresi in un video con gli occhi bendati, le mani legate, in mutande e maglietta, e sono stati identificati come il tenente colonnello Rostislav Kiyashko, il maggiore Sergej Potemski e il capitano Yevgueni Varisnki. Secondo i responsabili della Repubblica Popolare, il compito dei tre arrestati – membri dell’unità speciale ucraina anti-terrorismo Alpha – era quello di sequestrare alcuni dei leader separatisti della regione del Donbass, probabilmente Igor Bezler che guida un gruppo di paramilitari che controllano la polizia locale a Gorlovka, dove sono stati però arrestati. Nel corso di una conferenza stampa sono stati mostrati ai giornalisti le armi e i materiali sequestrati ai tre membri delle forze speciali che si sarebbero infiltrati nel territorio insorto facendosi passare per inviati dell’Osce, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.
Inoltre sono ancora nelle mani delle milizie popolari, sempre a Slaviansk, i setti ‘ispettori militari’ europei arrestati venerdì nella città assediata dalle forze dell’esercito di Kiev. Oggi al colonnello tedesco Axel Schneider è stato permesso di parlare con alcuni giornalisti. Durante il colloquio Schneider ha dichiarato che lui e i suoi colleghi non si considerano prigionieri ma ospiti del sindaco di Slaviansk designato dalla comunità russofona. “Non siamo prigionieri, siamo ospiti del sindaco Viacheslav Ponomariov” avrebbe detto il militare di Berlino, che però avrebbe aggiunto che non è ancora possibile sapere quando il gruppo potrà abbandonare il paese. “Disconosciamo quali sono le condizioni poste per la nostra liberazione” avrebbe affermato Schneider.
In realtà gli ispettori militari europei, che non facevano parte di una missione dell’Osce ma comunque sotto la protezione dell’organismo europeo, sono stati arrestati in quanto accusati dalle autorità della Repubblica Popolare di spionaggio a favore della Nato. Ponomaryov, poco dopo il fermo degli otto – uno svedese è stato liberato ieri perché affetto da diabete e consegnato a due negoziatori dell’Osce – ha detto che il gruppo possedeva «schede con segni di tutti i posti di blocco che sono proprio la prova della loro attività di intelligence con il pretesto della missione dell’Osce». Insieme ai militari e diplomatici europei sarebbero stati fermati anche quattro soldati ucraini che li accompagnavano, anche se non si hanno notizie chiare sulla loro sorte. Secondo notizie ancora da confermare è probabile che il gruppo possa essere utilizzato per uno scambio di prigionieri con le autorità golpiste di Kiev.
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