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1 maggio di battaglia a Istanbul

Almeno 138 persone sono state arrestate e 51 ferite in modo lieve a Istanbul nel corso di scontri tra polizia e manifestanti scesi in piazza per celebrare il primo maggio nonostante il divieto del governo. Lo rende noto l’Associazione degli avvocati progressisti.

Sindacati di sinistra e partiti di opposizione avevano invitato nei giorni scorsi a sfilare comunque a Taksim – Istanbul – e a Kizilay – nella capitale Ankara – sfidando il divieto del governo, invocando i diritti garantiti dalla costituzione.

Il leader dell’opposizione repubblicana (Chp) Kemal Kiliçdaroglu oggi ha accusato il governo liberal islamista di “avere paura dei lavoratori”, denunciando l’uso della forza contro chi voleva celebrare la giornata internazionale dei lavoratori. 

La maggior parte dei feriti sono stati intossicati dai gas lacrimogeni usati in quantità industriale dai reparti antisommossa. Fin dalla mattina presto circa 40mila agenti dispiegati nella megalopoli del Bosforo hanno attaccato con cannoni ad acqua, gas lacrimogeni e pallottole di gomma decine di migliaia di manifestanti che si avvicinavano nonostante il divieto all’emblematica piazza Taksim.

Gruppi di manifestanti di sinistra e di lavoratori hanno resistito alle cariche e gli scontri  sono proseguiti per ore. Centinaia di giovani hanno continuato a confrontarsi con la polizia, lanciando pietre e bottiglie contro gli agenti antisommossa e i blindati “Toma” delle forze di sicurezza, mentre il centro della città era avvolto in una nuvola di fumo causata dai lacrimogeni. A Istanbul interi quartieri sono stati isolati fin dalle prime luci dell’alba, impedendo ai residenti di uscire e costringedoli a passare la giornata barricati nelle loro case per sfuggire ai lacrimogeni. Molti manifestanti colpiti dai getti di acqua a pressione degli idranti hanno lamentato forti bruciori e sono stati costretti a togliersi i vestiti di dosso a causa delle sostanze urticanti contenute nell’acqua. 

Scene analoghe si sono registrate ad Ankara, dove 5mila agenti hanno blindato Piazza Kizilay, impedendo con la forza ai manifestanti di avvicinarsi.

E’ dunque avvenuto quel che il corrotto e sempre più in crisi governo Erdogan aveva promesso: chi avrebbe tentato di arrivare a piazza Taksim l’avrebbe pagata cara. Nel silenzio più completo (e complice) dell'”Europa democratica”; che, come si è visto ieri a Torino, si avvia ormai sulla strada dei “fratelli” governanti turchi.

I quali sembrano aver capito bene la lezione: quest’anno il governatore di Istanbul ha giustificato la chiusura della piazza affermando di avere ricevuto dai servizi segreti informative su possibili azioni violente di “gruppi terroristici”. Sembra la scuola di pensiero di una procura molto “attiva” anche in Italia…

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