La visita di Vladimir Putin in Cina è di quelle destinate a lasciare il segno nelle nuove relazioni internazionali. Osservando tra le righe gli accordi sottoscritti tra i due paesi e una serie di conseguenze pratiche, emerge che questo incontro tra Russia e Cina sta producendo qualcosa di più che una semplice – per quanto ponderosa – intesa commerciale. Anzi, questa sembra ancora una volta ad essere rinviata, almeno per quanto riguarda le forniture di gas russo all’economia cinese. La Cina ritiene che i prezzi proposti dalla Russia siano troppo alti (anche se inferiori a quelli chiesti all’Ucraina golpista o all’Unione Europea) e che la durata del contratto – trenta anni – sia troppo lunga e vincolante. Ma, secondo fonti russe “La firma può avvenire in qualunque momento”. Secondo l’agenzia Bloomberg sono però caduti una serie di limiti che la Russia aveva imposto agli investimenti cinesi negli anni scorsi nei settori strategici russi. Restano solo quelli nel settore dei metalli pesanti, delle alte tecnologie e dei diamanti. In compenso nasceranno investimenti comune nelle infrastrutture, nei giacimenti di gas e sulle carte di credito. La Russia sembra intenzionata ad aderire al sistema cinese Union dopo che è stata sottoposta alle sanzioni sui sistemi Visa e Mastercard. Infine, le due potenze hanno avviato trattative per effettuare i loro scambi escludendo il dollaro e ricorrendo al rublo e allo yuan. Insomma non proprio cosette da nulla.
Ma il dato politicamente più rilevante della visita di Putin in Cina non è quello degli scambi economici – che pure, tenendo conto delle dimensioni dei due paesi, ha un suo peso nell’economia mondiale. Infatti occorre sottolineare il passaggio di qualità delle relazioni tra Russia e Cina dal terreno commerciale a quello politico-strategico. Vediamo di cosa si tratta.
La Russia ha chiesto ed ottenuto una dichiarazione congiunta russo-cinese affinchè le potenze della comunità internazionale “cessino di usare il linguaggio delle sanzioni unilaterali e di incoraggiare attività tese a cambiare il sistema costituzionale di un paese straniero”. Il riferimento alle ingerenze e alle conseguenze del conflitto in Ucraina sono evidenti, così come lo sono quando la dichiarazione sottolinea “le gravi preoccupazioni sulla crisi in Ucraina, sollecitando le parti ad avviare un raffreddamento del conflitto e ad impegnarsi in negoziati sul futuro assetto costituzionale del paese cui sono invitati a prendere parte tutte le fazioni locali”. Dopo l’astensione della Cina in sede di Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla vicenda della Crimea, è piuttosto evidente la convergenza delle due potenze sulle soluzioni per il conflitto esploso in Ucraina.
Ma a rendere più pesante sul piano strategico le convergenze tra Cina e Russia c’è non solo la decisione di eseguire a breve manovre militari navali congiunte nel nord del Mar della Cina, ma il segnale che la cooperazione militare tra i due paesi intende mandare. Le manovre inizieranno martedi della prossima settimana. In totale da parte russa alle manovre parteciperanno sei navi di superficie e le navi ausiliarie, due elicotteri ed un’unità delle forze speciali dei marines, mentre la parte cinese sarà rappresentata da sei navi.
“Si tratta di manovre necessarie per dimostrare la capacità dei due paesi di rispondere alle minacce e alle sfide così come di proteggere la sicurezza e la stabilità nella regione” ha detto il presidente cinese Xi Jinping. A questa dichiarazione si aggiunge quella di Putin, secondo cui “La componente militare è una parte importante della partnership strategica tra Russia e Cina. In questo nuovo periodo storico è necessario rafforzare la cooperazione contro le sfide e le minacce per proteggere la pace, la stabilità nella regione e nel mondo”.Un linguaggio esplicito e diretto alle altre potenze mondiali e regionali (dagli Usa all’Unione Europea al Giappone) che hanno visto crescere i motivi di contenzioso e competizione sia con la Russia che con la Cina.
Se le relazioni tra due potenze della caratura di Cina e Russia passano dalle intese commerciali a quelle di carattere strategico e militare, è il segno che il mondo del dopoguerra e del dopoguerra fredda sta nuovamente cambiando e, come direbbe il futurologo Alvin Toffler che scrisse non molti anni fa un saggio sui rischi della terza guerra mondiale, gli elementi di scontro tendono a prevalere su quelli di incontro. Stati Uniti ed Unione Europea sono avvisati, ci sembra di capire.
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