Il nuovo stato appena nato nel sud est dell’Ucraina potrebbe non avere il pieno appoggio della Russia e potrebbe essere scaricato dal Cremlino, che negli ultimi giorni ha accentuato le prese di distanza dagli insorti della Novarossija, in vista di un ricercato accordo con l’Unione Europea e il regime ucraino che salvaguardi almeno una parte degli interessi di Mosca nell’area e allontani la minaccia diretta ai suoi confini da parte della Nato. Ieri Vladimir Putin ha ripetuto, per la terza volta in una settimana, che rispetterà «la scelta degli ucraini», che è interessato alla stabilizzazione del Paese e che lavorerà «con le autorità formate sulla base di queste elezioni». Di fatto un riconoscimento della validità delle elezioni farsa che si tengono oggi in una parte del paese nonostante lo stesso Cremlino abbia ricordato nei giorni scorsi che il voto si svolge con mezzo paese in guerra e assediato e con la ‘minaccia dei cannoni’.
Le forze oltranziste al potere a Kiev potrebbero però costituire un forte ostacolo al raggiungimento di un accordo con la Russia e dare quindi del filo da torcere alla stessa Unione Europea che pure continua a sostenere a spada tratta gli ultranazionalisti di Yatseniuk e soci. D’altronde la Russia accerchiata e assediata e colpita da sanzioni economiche tenta di correre ai ripari, persegue ormai esplicitamente una integrazione economica e politica dello “spazio postsovietico” e dichiara – lo ha fatto lo stesso Putin – che la firma ad Astana, il prossimo 29 maggio, del trattato per l’Unione euroasiatica sarà «un evento chiave dell’anno». Nessun timore di nuove sanzioni, afferma spavaldo Putin, «che sarebbero negative per tutti», e neppure di un isolamento della Russia semplicemente perchè «è impossibile». Piuttosto un monito alla Commissione europea a non mettere i bastoni tra le ruote dei gasdotti Nord Stream (operativo solo al 50%) e South Stream, quest’ultimo a suo avviso ancora più indispensabile per il rischio di interruzione in Ucraina del transito del metano russo per l’Europa. Sul prezzo del gas e sul relativo debito di Kiev il capo del Cremlino non transige: «perchè dobbiamo abbassare il prezzo del gas all’Ucraina? Il contratto non lo prevede. Nonostante siano già arrivati gli aiuti internazionali, finora non hanno pagato nulla, neppure le bollette scontate». In Crimea invece, spiega, Mosca è intervenuta perchè l’Occidente aveva varcato la «linea rossa» degli interessi nazionali russi, con il rischio di un’adesione di Kiev alla Nato e l’installazione di elementi dello scudo anti missile Usa nel suo territorio.
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