Dopo la cruenta battaglia per il controllo dell’aeroporto di Donetsk e la strage causata dai bombardamenti aerei delle forze golpiste contro le postazioni degli insorti e, in maniera indiscriminata, anche contro i civili, oggi a infliggere un duro colpo all’avversario sono stati proprio le milizie di autodifesa delle Repubblica di Donetsk e Lugansk.
Nelle ultime ore l’offensiva lanciata nei giorni scorsi contro la regione russofona dalle truppe governativa è ripartita in grande stile, non nuovi bombardamenti da parte dei caccia e degli elicotteri da combattimento inviati da Kiev per attaccare le postazioni delle autodifese a Slaviansk e Kramatorsk, città da tempo assediate e che hanno già pagato un alto tributo di sangue.
Ma le milizie locali, evidentemente preparate al nuovo assalto, hanno utilizzato la propria contraerea e i missili a spalla del tipo Stinger (ma di fabbricazione russa) in maniera più efficace che nei giorni scorsi e sono riusciti ad abbattere un elicottero, provocando la morte di 13 soldati e di un generale di Kiev. L’abbattimento dell’Mi8 è stato confermato anche dal presidente ad interim Alexandr Turchínov che ha detto: “Oggi ho ricevuto la notizia da Slaviansk che i terroristi hanno abbattuto un nostro elicottero che trasportava le truppe. Quattordici militari sono morti, compreso il generale Volodymyr Kulchitski”. Si tratta di un colpo grave al morale dell’esercito di Kiev, già scosso da centinaia di diserzioni per fermare le quali, in almeno due occasioni, le milizie di estrema destra inquadrate nella Guardia Nazionale con la funzione di controllare soprattutto i riservisti, hanno fucilato alcuni soldati che si rifiutavano di combattere. Lo scorso 22 maggio altri 17 militari ucraini erano morti nel corso di un attacco dei ribelli a Volnovakha e a Lugansk.
Gli insorti rivendicano tra l’altro l’abbattimento di due elicotteri nelle vicinanze di Slaviansk, rispondendo ai pesanti attacchi provenienti dall’aviazione ucraina e alle forze fedeli alla Giunta che utilizzano anche i missili Grad. “In questo momento sono in corso azioni militari nel villaggio di Mandríchino (alla periferia di Slaviansk) e varie case sono state distrutte e incendiate”, hanno denunciato alle agenzie di stampa i miliziani della Repubblica Popolare di Donetsk, secondo i quali alcuni civili sono stati feriti dagli attacchi di Kiev contro le stazioni ferroviarie di Slaviansk e del vicino villaggio di Semionovka. Già ieri le milizie avevano rivendicato l’abbattimento di un drone senza pilota utilizzato dagli aggressori per bombardare la periferia di Donetsk.
Ieri nella capitale economica della zona insorta contro il regime nazionalista di Kiev migliaia di minatori e di operai hanno manifestato contro il fascismo e per il ritiro delle truppe ucraine, dopo aver abbandonato i pozzi delle miniere di carbone e le fabbriche metallurgiche.
I media locali raccontano di una città in preda alla paura, con le strade presidiate da centinaia di barricate e donne e bambini rifugiati nelle cantine e ovunque possano essere al riparo dai continui bombardamenti aerei. Secondo numerose testimonianze, centinaia di cadaveri delle vittime degli attacchi dei giorni scorsi sono ammassati negli ospedali della città, alcuni dei quali sono stati danneggiati dai blitz delle forze fedeli alla Giunta.
I guerriglieri di Donetsk accusano le truppe ucraine di non permettere loro di portare via i cadaveri, un centinaio, che giacciono da giorni attorno all’aeroporto della città. “Secondo le nostre stime, ci sono circa 80-100 cadaveri dentro l’aeroporto e nella piazza di fronte all’ingresso, nessuno ci consente di rimuoverli” ha detto il vicepremier della repubblica popolare di Donetsk Andrei Purgin. Ieri i miliziani avevano raggiunto un accordo con le truppe di Kiev per la rimozione dei corpi, ma la tregua è stata violata dai soldati ucraini. “Non appena il nostro gruppo si è avvicinato all’aeroporto, è stata colpito dal fuoco dei cecchini. Il combattimento è durato per tutto il giorno” ha detto. Secondo il rappresentante degli insorti, tra i cadaveri ci sarebbero quelli di cinque o sei partecipanti a una processione religiosa che si svolgeva attorno all’edificio dell’amministrazione regionale e che hanno deciso di recarsi all’aeroporto e convincere i combattenti a smettere il fuoco. “Anche loro sono stati uccisi qualche giorno fa. I loro corpi giacciono sulla piazza, ma i militari non ci lasciano spostarli” ha detto Purgin.
Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha auspicato oggi l’adozione di “misure urgenti” per fermare il “bagno di sangue” nelle regioni orientali dell’Ucraina, ma nelle ultime ore il governo russo ha abbassato notevolmente i toni nei confronti del regime di Kiev.
Mentre uno dei leader degli insorti, Denis Pushilin, ha ammesso che alcuni dei volontari che combattono con le milizie popolari contro i golpisti sono russi, dall’altra parte Mosca ha denunciato che nei battaglioni della Guardia Nazionale formati dagli estremisti di Pravyi Sektor ci sono anche 300 mercenari ucraini che negli anni scorsi hanno combattuto con i ribelli siriani contro le forze governative di Damasco.
Intanto, dopo la liberazione ieri di 11 presunti osservatori dell’Osce (che nel paese dichiara di averne sparpagliati 280 in totale) che erano stati presi in consegna dalle milizie del Donbass, il sindaco popolare di Slaviansk, Viaceslav Ponomariov, ha affermato che i quattro diplomatici dell’Osce ancora nelle mani delle autodifese verranno liberati presto, forse anche domani. «Chiariremo chi sono, dove stavano andando e perché, e li liberemo» ha detto Ponomariov all’agenzia Ria Novosti.
Nel frattempo, mentre spinge l’acceleratore sul piano militare, il neo-presidente ucraino Petro Poroshenko vuole firmare la parte economica dell’Accordo di Associazione tra Kiev e Bruxelles, il cui accantonamento da parte del presidente Viktor Yanukovich ha scatenato il golpe di febbraio.
Il presidente francese Francois Hollande, in un ennesimo ed evidente smacco nei confronti del presidente russo Vladimir Putin, ha invitato il neo presidente ucraino Petro Poroshenko alla commemorazione del 70esimo anniversario dello sbarco in Normandia, il 6 giugno prossimo. Un invito assai dubbio, visto che il governo golpista ucraino si identifica più con gli occupanti nazisti che con le forze che liberarono l’Europa dal nazifascismo.
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