Nei giorni scorsi il presidente neoeletto dell’Ucraina, l’oligarca stramiliardario Petro Poroshenko, aveva promesso la fine delle operazioni militari contro le repubbliche popolari nel giro di una settimana, e l’apertura di corridoi umanitari per spezzare l’assedio a Donetsk, Slaviansk, Kramatorsk, Mariupol e Lugansk e permettere l’evacuazione di feriti e civili, ma a quanto pare si trattava di una mossa propagandistica.
E quindi dopo alcuni giorni di relativa calma – anche se comunque gli scontri nelle città dell’est dell’Ucraina sono continuati seppur in tono minore – nelle ultime ore sembra che la situazione nei territori insorti contro il golpe nazionalista di febbraio stia di nuovo peggiorando.
Ieri sera un attentato ha colpito nel centro di Donetsk alcuni uomini che erano vicini al palazzo dell’amministrazione regionale controllata dagli insorti. Fonti locali affermano che tre persone sono finora morte in conseguenza delle ferite riportate nell’esplosione, mentre altri due collaboratori del presidente della Repubblica Popolare di Donetsk Denis Pushilin – che non si sarebbe trovato sul luogo dell’attentato in quel momento – sarebbero in gravi condizioni. Evidentemente destinata al capo dei ribelli Pushilin che però non è rimasto coinvolto dall’esplosione, l’autobomba ha anche provocato il ferimento di alcuni passanti, informa un comunicato del dipartimento della salute della Repubblica Popolare. Il leder degli insorti ha apertamente accusato Kiev dell’attentato: “I nostri avversari sono ben noti. Molto probabilmente, l’attentato che è stato organizzato da parte ucraina”, ha detto.
All’alba di oggi intanto le forze militari fedeli alla giunta – l’esercito regolare e i nazisti inquadrati nella cosiddetta Guardia Nazionale – hanno lanciato un’ennesima offensiva in grande stile contro i ribelli a Mariupol, popolosa città costiera della regione di Donetsk a circa 120 chilometri dalla capitale della Repubblica popolare. Il ministro dell’Interno ucraino, Arsen Avakov, in un post su Facebook ha affermato che le sue forze hanno preso il controllo dei principali centri strategici finora in mano agli insorti e che nell’assalto almeno 5 membri delle milizie popolari di autodifesa sarebbero morti. Probabilmente, vista la durata e l’intensità dei conflitti a fuoco fin nel centro cittadino, il numero delle vittime è più alto di quello finora dichiarato.
Ai combattimenti ha partecipato anche il battaglione Azov, che riunisce centinaia di miliziani di estrema destra, mobilitato poche settimane fa dal governo golpista in sostituzione dell’esercito regolare rivelatosi poco incline allo scontro o comunque poco efficiente.
Poco prima dell’attacco, secondo l’emittente Ntv, è stato rapito il sindaco popolare Alexander Fomenko, che sarebbe stato spinto su un’auto e portato via da un gruppo di uomini col volto mascherato. Fomenko era stato eletto durante una manifestazione a sostegno della Repubblica Popolare di Donetsk durante i quali gli abitanti di Mariupol hanno votato le dimissioni del sindaco in carica Yury Hotlubei, imposto dai golpisti.
Il presidente Poroshenko ha chiesto al governatore della regione di Donetsk Sergiy Taruta di installare provvisoriamente a Mariupol la sede dell’amministrazione regionale visto che la sede naturale è sotto il controllo degli insorti.
Da parte loro i miliziani delle repubbliche popolari avrebbero respinto un attacco delle truppe ucraine a Donetsk sempre alle prime ore del mattino di oggi. Secondo i combattenti delle autodifese gli scontri – con l’uso di mortai e lanciagranate – sarebbero avvenuti all’altezza di un posto di blocco a Tekstilshchik alle 4 del mattino.
Inoltre un reparto di paracadutisti di Kiev della 79a brigata aeromobile di stanza a Mikolaiv sarebbe caduto in un’imboscata dei guerriglieri antigolpisti e ci sarebbero almeno due morti e 21 feriti tra i militari ucraini. Lo sostiene l’edizione online del Mykolaivskiye Vesti ma la notizia non è ancora molto chiara. Secondo alcune fonti la battaglia si sarebber svolta nei dintorni di Sloviansk, secondo altre in una zona vicina alla frontiera con la Russia.
Ieri invece il comandante della polizia della città di Sverdlovsk, nell’Ucraina orientale sarebbe stato rapito da una decina di uomini armati e col volto coperto. Secondo quanto afferma il dipartimento del ministero dell’Interno della regione di Lugansk i rapitori si sarebbero presentati davanti alla caserma e avrebbero l’ufficiale quando questi è uscito per parlare con loro.
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