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Francia: sciopero dei ferrovieri al nono giorno, cortei e scontri

Treni soppressi e uno sciopero dei lavoratori delle ferrovie che continua anche oggi per il nono giorno consecutivo. Il governo del socialista (di destra) Valls accusa i sindacati del settore di sostenere una protesta ‘illegittima e irresponsabile’ e sminuisce la mobilitazione parlando di un’adesione di poco superiore al 10%, contro il 20% dei primi giorni. Ma basta andare in una stazione per comprendere che la partecipazione degli ‘cheminots’ alla fermata è assai superiore ai dati forniti quotidianamente dal Ministero dei Trasporti del governo di centrosinistra e che rimbalzano di media in media nel tentativo di aizzare gli utenti, la popolazione, contro gli scioperanti. Che continuano a bloccare la partenza di alcuni convogli e a ritardarne molti altri.

E anche oggi migliaia di lavoratori delle ferrovie francesi hanno marciato a Parigi per l’ennesima volta contro una cosiddetta “riforma” del trasporto su ferro che mira a eliminare le garanzie occupazionali e ad aprire la porta alla privatizzazione delle ferrovie. Il corteo era indetto dalla Confederazione Generale del Lavoro (CGT), il sindacato vicino al Partito Comunista Francese, e da Sud, mentre la Cfdt ed altre sigle minori hanno firmato un accordo con il governo che approva la “riforma”.
La marcia, partita dalla torre di Montparnasse, si è diretta verso Les Invalides. Qui il segretario nazionale della CGT-Ferrovieri, Gilbert Garrel, ha denunciato che in Francia, così come in tutta l’Unione Europea, i grandi gruppi finanziari e imprenditoriali spingono sui governi per distruggere le imprese statali e impossessarsi di nuove fette di mercato. Da parte sua il segretario nazionale del Partito Comunista francese, Pierre Laurent, ha spiegato che la lotta degli ‘cheminots’ e di chi li sostiene non è rivolta solo contro le decisioni del governo Valls ma anche contro i diktat della Commissione europea di Bruxelles, che punta a ottenere la liberalizzazione del trasporto ferroviario in tutto il continente entro il 2019.
Lo scorso 17 giugno diverse centinaia di lavoratori erano partiti in corteo selvaggio da diverse stazioni della capitale per poi riunirsi in piazza des Invalides, intenzionati a protestare sotto la sede l’Assemblea Nazionale – il Parlamento – ma quando i circa 2000 manifestanti sono arrivati sotto il Ministero degli Esteri gli agenti in tenuta antisommossa hanno caricato il corteo, usando i manganelli contro i lavoratori e sparando lacrimogeni e granate stordenti nel tentativo di disperderli. Ma il corteo si è parzialmente ricompattato e i manifestanti hanno bloccato i binari alla stazione di Montparnasse
Lo sciopero, che ha messo in scacco la Sncf – Società nazionale delle ferrovie francesi – e che coincide con l’inizio dell’esame parlamentare della legge di privatizzazione voluta dal governo, è il più lungo a livello nazionale che gli ‘cheminots’ francesi abbiano intrapreso negli ultimi anni. Oltre che alla privatizzazione, i lavoratori si oppongono alla creazione di una terza società nel settore dopo che già il governo del socialista Jospin – sostenuto all’epoca anche dai comunisti – divise in due imprese la Sncf, lasciando a questa, di natura pubblica, la gestione dei treni e affidando a una seconda, la Rff aperta agli investimenti privati, la rete dei binari. Ora che la Rff ha accumulato enormi debiti e si dimostra incapace di garantire la manutenzione delle reti ferroviarie, invece di ripubblicizzare questa impresa e incorporarla di nuovo nella Sncf, il governo di centrosinistra ha deciso di creare una terza società, anche questa aperta ai gestori privati (!) che dovrebbe avere il compito di risanare e coordinare le altre due. I sindacati denunciano l’enorme sperpero di denaro pubblico, l’irrazionalità dell’operazione e la divisione dei lavoratori dello stesso settore in tre diverse aziende con tre diversi tipi di contratti. Nelle due aziende privatizzate, oltretutto, l’intenzione delle direzioni e del governo è di aumentare gli orari e i ritmi di lavoro e di tagliare gli investimenti per la sicurezza. In nome della ‘competitività’ perderanno il loro lavoro almeno 6000 dipendenti della Sncf, tanto per cominciare…

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