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Iraq: Washington rimane a guardare, Iran e Siria difendono Baghdad

“Droni Usa hanno bombardato obiettivi dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) nei pressi del valico iracheno di Al Qaim, al confine con la Siria”. La notizia – secondo la quale il Pentagono aveva finalmente deciso di intervenire contro gli estremisti sunniti che marciano verso Baghdad, era stata diffusa da alcune fonti vicine al primo ministro iracheno, Nouri Al Maliki. 

Ma poco dopo è arrivata la secca smentita del Dipartimento della difesa Usa. «Le voci oggi sui media che droni Usa hanno colpito obiettivi dell’Isil in Iraq non sono vere», ha affermato in un tweet il portavoce del Pentagono, ammiraglio John Kirby.
Si è scoperto poi che sono stati alcuni caccia siriani a martellare dall’alto le postazioni dei miliziani vicini ad Al Qaeda che nei giorni scorsi si sono impadroniti di numerosi valichi di frontiera tra la Siria e l’Iraq.
Le truppe irachene non hanno fatto particolari progressi nelle ultime ore, anche se i portavoce delle forze armate di Baghdad hanno rivendicato di aver ripreso il controllo dell’importante raffineria di Baijii, occupata ieri per alcune ore dai miliziani sunniti. “Possiamo affermare che la raffineria è ora sotto il controllo completo delle forze di sicurezza – ha affermato il generale Qassem Atta al-Moussawi in un misto di informazione obiettiva e propaganda – ci sono stati tentativi da parte dei nemici di attaccare le nostre truppe tra ieri e oggi, ma il nostro esercito è riuscito ad affrontarli”.
Mentre il segretario di Stato di Washington John Kerry ha ribadito di nuovo ieri che l’Iraq ha bisogno di un governo più inclusivo – con il coinvolgimento dei sunniti e dei curdi – da parte sua l’Iran ha consegnato al  governo Al Maliki 88 caccia russi Sukhoi per combattere i jihadisti. Una fonte della sicurezza irachena citata dal sito d’informazione Iraqi News ha precisato che gli aerei da guerra sono già arrivati nella base militare Imam Ali a Nassiriya, nella provincia di Dhi Qar. Secondo alcuni funzionari statunitensi – citati dal New York Times – l’Iran sta conducendo in territorio iracheno anche voli di ricognizione e sorveglianza con l’utilizzo di droni e sta fornendo tonnellate di equipaggiamenti all’Iraq, tra le quali un’unità speciale per intercettare le telecomunicazioni e fornire informazioni di intelligence al governo.
In mancanza di forze di terra compatte e motivate, è soprattutto dall’aria che il debole esecutivo di Baghdad sta cercando di colpire i miliziani dell’Isil, con bombardamenti concentrati soprattutto a Tikrit e nei dintorni delle raffinerie di Baijii.
L’Alto Commissariato dell’Onu per i diritti umani ha nel frattempo denunciato che oltre mille persone sono state uccise in Iraq tra il 5 e il 22 giugno, per la maggior parte civili, dopo che già a maggio oltre 900 persone avevano trovato la morte. “Almeno 757 civili sono stati uccisi e 599 feriti nelle province di Ninive, Diyala e Salaheddine tra il 5 e il 22 giugno, mentre almeno altre 318 hanno trovato la morte e 590 sono state ferite, sempre nello stesso periodo a Baghdad e nelle regioni del sud”, ha precisato Rupert Colville, portavoce dell’Alto Commissariato. “Continuano anche i rapimenti nelle province del nord del Paese e a Baghdad”, ha aggiunto Colville. 

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