«Attaccheremo e libereremo la nostra terra. La decisione di non prolungare il cessate-il-fuoco è la nostra risposta ai terroristi, ai militanti e ai predoni» ha annunciato lunedì sera il presidente di Kiev Petro Poroshenko.
La già di per sè fragile tregua – più volte violata – in vigore dal 20 giugno e per una decina di giorni è scaduta per ordine dell’oligarca Poroshenko pressato dagli Stati Uniti e dai nazisti che avevano manifestato nei giorni precedenti affinché il pugno duro colpisse di nuovo i ‘separatisti’. E così è stato. A partire dallo scadere del cessate il fuoco le forze armate agli ordini del governo golpista e i battaglioni di miliziani delle varie organizzazioni di estrema destra hanno scatenato tutta la loro potenza di fuoco contro le città del Donbass insorte contro il nuovo regime. E dalle notizie che arrivano dal sud-est dell’Ucraina è in corso una vera e propria mattanza.
Il consigliere del ministro dell’Interno ucraino Shkiriak Zoryan ha affermato che in sole 36 ore sono già stati “eliminati più di un migliaio di filorussi”, e sono state “liberate” dai miliziani separatisti “diverse città strategicamente importanti” nell’area di Donetsk e Lugansk e “ripreso il controllo” di numerosi checkpoint al confine. Dichiarazioni sicuramente propagandistiche alle quali è necessario fare la tara, quelle dei golpisti di Kiev, ma certamente la situazione è di nuovo precipitata dal punto di vista militare e anche umanitario, con centinaia di migliaia di civili assediati senza acqua né gas né elettricità.
Ma il presidente del Parlamento ucraino Oleksandr Turchynov ha elogiato le forze di sicurezza ucraine per i risultati del nuovo attacco militare contro gli insorti . “Le forze armate e la guardia nazionale stanno continuando un attacco attivo” e “le azioni nostre forze militari sono abbastanza efficienti e produttive”, ha affermato l’esponente ultranazionalista.
Il Cremlino accusa il presidente Poroshenko per la sua decisione di aver interrotto la tregua, denunciando che le autorità ucraine non hanno nessuna intenzione di risolvere il contenzioso attraverso la via negoziale. “Finora, Peter Alekseyevich (Poroshenko) non aveva ancora alcun rapporto diretto con gli ordini per iniziare un’azione militare. Ora si è assunto questa responsabilità in pieno. Non solo militare ma anche politica, che è molto più grave” ha tuonato Vladimir Putin.
Dalle frammentarie notizie a disposizione l’offensiva ucraina si concentra contro le città di Kramatorsk e di Slaviansk e contro le postazioni degli insorti ai confini con la Russia e vicino all’aeroporto di Donetsk. Già ieri mattina dopo i primi attacchi le autorità della Repubblica Popolare di Donetsk avevano denunciato la morte di quattro civili, colpiti su un autobus a Kramatorsk andato completamente distrutto. Ma poi il numero dei morti nella località è rapidamente aumentato con l’intensificarsi dei bombardamenti.
Da parte loro i combattenti delle repubbliche popolari hanno rivendicato la conquista dell’aeroporto di Lugansk, mentre a Donetsk in un loro attacco al comando regionale della polizia sarebbero stati uccisi due agenti. Vicino a Slaviansk gli insorti hanno abbattuto e distrutto una torre di trasmissione tv alta 220 metri sul monte Karachun.
Ma in queste ore per evitare vittime sul terreno l’esercito e l’aviazione di Kiev stanno intensificando gli attacchi aerei e i bombardamenti con l’artiglieria che producono sempre più vittime tra i civili rintanati nelle loro case o dove possibile nei rifugi nel tentativo di proteggersi. Per questo alcuni commando di combattenti delle Repubbliche Popolari starebbero concentrando gli attacchi contro gli scali aerei. Secondo il sindaco di Donetsk alcuni “miliziani separatisti” avrebbero “tentato di aprire il fuoco su aerei (delle forze armate ucraine) con armi di grosso calibro”.
Di questa mattina la notizia che le autodifese popolari hanno abbattuto un caccia Su-24 ucraino.
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