I volenterosi guerrafondai d’Europa vanno incalzati e il loro piano di riarmo va fermato. Non solo. L’economia di guerra che intendono imporre alla società contiene un virus che spinge verso soluzioni inquietanti alla crisi del loro sistema.
La mobilitazione contro la guerra e il riarmo deve trovare il modo di permeare e coinvolgere settori sociali decisivi per il movimento popolare, democratico e antibellicista che si è assunto il compito di raddrizzare un pericoloso piano inclinato.
E’ un po’ questo lo spirito dell’incontro nazionale che una quarantina di organizzazioni sociali, politiche, sindacali, pacifiste hanno convocato a Roma per domenica 13 aprile (qui i dettagli per luogo ed orari).
Al momento hanno confermato la partecipazione all’incontro forze politiche come Potere al Popolo, Pci, Prospettiva Unitaria, Rete dei Comunisti, movimenti sociali come quello per il diritto all’abitare, i No Tav e i No Ponte, il collettivo dei portuali di Genova e l’Usb, organizzazioni studentesche, Arci Roma e numerose altre realtà territoriali, ma la lista si va allungando giorno dopo giorno.
“Sono tutti d’accordo. Si dividono sui particolari: chi è per il riarmo su base nazionale, chi vorrebbe subito l’esercito europeo, chi insiste sulla Difesa comune. Chi i soldi vuole prenderli da debito comune, chi pensando da nuovi tagli sociali, chi addirittura dai fondi per la coesione” è scritto nella lettera di presentazione dell’incontro del 13 aprile.
La sostanza, però, non cambia: “È urgente e necessario investire di più in Difesa perché siamo vittime di una minaccia esistenziale”, ripetono i governi guerrafondai della Ue, mentre il complesso militare-industriale stappa champagne e si frega le mani per quest’ulteriore regalo.
“Dobbiamo costruire il nostro kit di sopravvivenza popolare, per la pace e per il futuro, rifiutando in toto quello di Ursula von der Leyen, della NATO e dei nostri governi. Per questo ci incontriamo domenica 13 aprile alle ore 10.30 presso la sede dell’Arci a Roma in Via Giuseppe Stefanini 15 (fermata Metro B Pietralata, ndr) per costruire insieme un momento di mobilitazione popolare per la fine di maggio”.
La data su cui si sta ragionando è quella di sabato 31 maggio per una manifestazione nazionale.
La grande partecipazione alla manifestazione del M5S dello scorso 5 aprile dimostra che nel paese c’è una spinta popolare alla mobilitazione contro il riarmo europeo e i pericoli di guerra. Il problema, come sempre, sono le prospettive e la coerenza con cui proseguire una battaglia, questa si esistenziale per le sorti dell’umanità.
In qualche modo occorre salvaguardare la genuinità di questa spinta popolare ponendola al riparo dai riti e dalle furberie della “politica”. Alcune delle asserzioni ascoltate nel comizio finale in via dei Fori Imperiali del 5 aprile scorso non hanno affatto fugato le ambiguità del passato e del presente e rischiano di ipotecare anche il futuro della mobilitazione contro il riarmo europeo. Sottovalutare questo aspetto non è una adeguata difesa immunitaria verso i disastrosi esiti già visti nella sinistra e nei movimenti negli anni precedenti. Chi li ha vissuti avrebbe il dovere di non ripeterli, chi non li ha vissuti ha il diritto di non subirli.
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