Nelle ultime ore nuova recrudescenza dei combattimenti nelle regioni orientali dell’Ucraina. Un attacco dei combattenti delle Repubbliche Popolari contro le truppe di Kiev anche con l’utilizzo di missili Grad nella regione di Lugansk, nell’est dell’Ucraina, ha causato 30 morti tra i soldati ucraini. Le notizie diffuse dai rivoltosi sono state confermate oggi anche da Zoryan Shkyryak, uno dei consiglieri del ministro dell’interno della giunta golpista Arseni Avakov. L’attacco è avvenuto nel villaggio di Selenopole. Poco prima Vladyslav Seleznov, portavoce di quella che Kiev definisce “operazione anti-terrorismo” nell’Est del paese, aveva riferito di 23 militari uccisi nelle ultime 24 ore.
Negli ultimi giorni le truppe di Kiev e le milizie di estrema destra inquadrate nella Guardia Nazionale e nel Battaglione Azov hanno comunque guadagnato terreno sugli insorti, conquistando da Nord alcuni centri strategici nella regione di Donetsk, da Slaviansk a Kramatorsk. Da parte loro i miliziani delle Repubbliche Popolari si sono ritirati verso Sud e nell’oblast di Lugansk, al confine con la Russia, continuando comunque a rispondere in modo sistematico agli attacchi, come accaduto oggi nell’attacco con i lanciarazzi a Selenopole, nei pressi di Artemivsk, che ha fatto strage di governativi.
Gli insorti rivendicano anche l’abbattimento di un aereo militare ucraino vicino a Perevalsk, sempre nella regione di Lugansk, ha detto la portavoce della omonima repubblica popolare, Oxana Cigrina.
Secondo il governo ci vorranno ancora poche settimane per sconfiggere le milizie che si oppongono in armi ai golpisti che hanno preso il potere a Kiev. Ma c’è chi dice che è invece una questione di mesi, come Semion Semenchenko, comandante del Donbass, uno dei vari battaglioni di volontari di estrema destra che affiancano le truppe regolari nella punizione collettiva delle popolazioni russofone dell’area mineraria e industriale del paese. Anche Dmitri Yarosh, leader del gruppo paramilitare neonazista Pravi Sektor (Settore di destra) prevede una lungo periodo di combattimenti e i due hanno chiesto ieri maggiore decisione, e più armi, al governo. Criticato per avere, a loro parere, tentennato di fronte ai separatisti usando i guanti di velluto anziché il pugno di ferro.
Dopo l’ennesima strage di soldati governativi l’oligarca eletto alla presidenza del paese nelle elezioni farsa del 25 maggio, Petro Poroshenko, ha dismesso la sua immagine di ‘moderato’ alla ricerca di una soluzione negoziale affermando che per ogni militare ucraino ucciso i ‘filorussi’ pagheranno con decine o centinaia dei loro.
Ma anche tra i combattenti delle milizie di autodifesa e tra i civili delle città assediate si contano nuove vittime, nonostante la promessa solenne da parte del governo di Kiev di evitare bombardamenti che potrebbero non fare differenze tra uomini in divisa e non. Un colpo di obice è esploso oggi in una clinica oncologica di Lugansk uccidendo quattro persone tra cui due donne. Nella stessa regione quattro minatori sono invece morti e altri 16 sono rimasti feriti – due dei quali gravemente – mentre viaggiavano su un bus colpito da un proiettile di artiglieria sparato dall’esercito ucraino.
Questo dopo che la cancelliera tedesca Angela Merkel ha chiesto al presidente ucraino – con la consueta dose di ipocrisia che contraddistingue da sempre le prese di posizione dell’UE sui massacri israeliani in Palestina – che l’offensiva contro “i separatisti filo-russi” nell’est sia sempre “proporzionata”.
Da parte sua l’Unione Europea, che si propone come mediatrice tra le diverse parti in causa avendo in realtà sostenuto i golpisti fin dal primo momento, ha deciso di ampliare la lista delle persone oggetto di sanzioni. Si tratta esclusivamente di esponenti ucraini delle forze antigolpiste o di funzionari e uomini politici russi.
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