La guerra del Vietnam prese la via dell’escalation “grazie” a quello che è passato alla storia come “l’incidente del Golfo del Tonchino”. Una provocazione Usa, che inviarono una loro nave da battaglia per far reagire in qualche modo l’esercito nord-vietnamita.
L’abbattimento dell’aereo civile malese con 295 persone a bordo, avvenuto oggi pomeriggio sui cieli dell’Ucraina, in una zona controllata – a terra – dai separatisti filorussi, somiglia molto a quell’episodio.
L’aereo, un Boeing 777, è caduto nei pressi della città di Chakhtarsk, nella regione di Donetsk.
Nonostante il Pentagono per il momento neghi di avere una qualsiasi ipotesi sulle cause del disastro («Non abbiamo indicazioni su cosa possa aver fatto» precipitare l’aereo della Malaysia Airlines), i golpisti di Kiev hanno immediatamente puntato il dito sui ribelli russofoni. Secondo una fonte del ministero della difesa ucraina, infatti, i separatisti avrebbero colpito per l’errore l’aereo della Malaysia Airlines nel tentativo di centrare un aereo da trasporto ucraino che gli era stato segnalato dalle forze di difesa anti aerea russe. Non lontano era in volo un Iliushin 76, con viveri per soldati di Kiev. A sostenere questa tesi è stata una fonte del comando operativo sud del ministero della difesa ucraina, secondo cui le forze di difesa anti aerea russe avrebbero indicato come bersaglio ai separatisti l’aereo ucraino che doveva portare viveri ai soldati di Kiev.
Il problema di tenuta per questa tesi, però, è rappresentato dal fatto che l’aereo malese è stato abbattuto mentre volava alla quota di 10.000 metri di altezza. Una fonte russa autorevole citata da Interfax spiega che un aereo può essere colpito a quell’altezza solo da missili S-300 o Buk. Secondo la stessa fonte, i secessionisti filorussi non dispongono di tali armamenti, mentre «secondo dati di controllo obiettivo, ieri nella zona di Donetsk è stata trasportata una divisione di sistemi anti aerei Buk delle forze militari ucraine e a Kharkov stanno per inviare una divisione della stessa arma».
Naturalmente da Kiev si sostiene che armi di questi tipo sarebbero arrivate nella disponibilità dei ribelli “negli ultimi giorni”, senza peraltro poterne dimostrare l’esistenza sul terreno. Nelle ultime settimane i miliziani hanno abbattuto diversi velivoli ucraini, tra cui Antonov, Ilushin, caccia Sukhoi ed elicotteri Mi; ma tutte queste azioni hanno avuto successo a quote assai inferiori a quella cui volava l’aereo malese.
Quanto basta, insomma, per far passare un salto di qualità nel conflitto, magari chiedendo il supporto delle forze militari della Nato a ridosso della frontiera russa (con ovvio rischio di “sconfinamenti” dall’esito imprevedibile).
I separatisti filorussi hanno riferito di aver già rinvenuto nel luogo dove è caduto il Boeing malese, in una zona verde dell’Ucraina dell’est, decine di corpi, tra cui molti di bambini. Andrei Purghin, primo vicepremier dell’autoproclamata repubblica di Donetsk, ha promesso che le scatole nere, appena verranno ritrovate, saranno consegnate alle autorità russe «per una indagine obiettiva».
Per capire quanto questo episodio segni un pericolo di escalation basta guardare all’andamento delle borse mondiali, che hanno preso immediatamente a cadere dopo la diffusione della notizia.
A metà seduta Wall Street resta negativa; l’attenzione degli investitori è stata immediatamente dirottata dai dati macro e dai risultati societari americani sui nuovi imprevisti sviluppi della crisi internazionale in Europa orientale. In questo momento, il Dow Jones perde lo 0,22% a 17.099,96 punti, il Nasdaq cede lo 0,66% a 4.396,87 punti e lo S&P 500 arretra dello 0,42% a 1.973,30 punti. Il petrolio si attesta in rialzo: i future ad agosto guadagnano l’1,38% a 102,60 dollari il barile. Ah, già, c’è di mezzo anche il petrolio, oltre che il gas…
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