Sappiamo bene quanto debbano essere misurate col bilancino della diplomazia le parole pronunciate in sede Onu da chiunque ricopra un incarico rilevante.
Proprio per questo ci sembra che questa volta Israele abbia superato il confine di quello che anche una comunità impermeabile alla commozione può tollerare. Al punto che Israele potrebbe essere accusata di aver commesso crimini di guerra a Gaza.
Lo ha sostenuto l’alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, secondo cui le demolizioni punitive di case e l’uccisione di civili, compresi bambini, sollevano “serie preoccupazioni su un uso eccessivo della forza”, con una “forte possibilità” che sia stata violata la legge internazionale. Quel che chiunque di noi qualificherebbe in modo certo più drastico è però qui detto per la prima volta anche nel linguaggio “tecnico” e misurato dell’Onu: crimini di guerra.
Aprendo un dibattito d’emergenza al Consiglio sui diritti umani dell’Onu a Ginevra, Pillay ha naturalmente anche condannato l’uso indiscriminato di missili e mortai da parte di Hamas verso Israele, altrettanto “non selettivi”, per quanto assolutamente inefficaci.
Intanto il bagno di sangue continua, con le forze israeliane che hanno colpito oggi numerosi siti nella Striscia di Gaza, compresa l’unica centrale elettrica della zona, incontrando una dura resistenza da parte di Hamas.
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