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Gaza. Nuova tregua. Ma il nodo rimane una soluzione duratura

Da mezzanotte è entrata in vigore una nuova tregua di 72 ore nella Striscia di Gaza. La tregua è stata concordata fra israeliani e palestinesi su proposta dell’Egitto. Uno dei negoziatori di Hamas al Cairo ha detto che i negoziati riprenderanno oggi alle 10:00.”I mediatori egiziani ci hanno informato che gli israeliani itendono prendere sul serio il processo,” ha detto il delegato palestinese. Hamas aveva rifiutato di prolungare l’ultima tregua, affermando che Israele era riuscito a non rispondere a nessuna delle richieste dei negoziatori palestinesi avanzate nei colloqui indiretti al Cairo. Le richieste palestinesi affinchè sia siglata una tregua duratura sono la fine del blocco alla Striscia di Gaza da parte di Israele, (in corso dal 2006); il rilascio di decine di prigionieri ri-arrestati dopo l’accordo Shalit del 2011; la riapertura del porto e dell’aeroporto di Gaza; la creazione di un passaggio di sicurezza tra Cisgiordania e Gaza. E’ evidente che tra una tregua che lascia le cose come stanno – e sono ormai condizioni insopportabile per un milione e ottocentomila palestinesi chiusi nella Striscia di Gaza – e una ripresa dei combattimenti anche in condizioni di palese inferiorità, i palestinesi questa volta puntano a soluzioni durature piuttoste che  a misure che perpetuano una condizione insostenibile.

Allo scadere della precedente tregua era ripreso da Gaza il lancio di razzi e dei colpi di mortaio su Israele. Due israeliani sono stati feriti. Nella giornata di domenica, altri quattro palestinesi sono stati uccisi in diversi attacchi contro la Striscia di Gaza. Tre delle vittime erano di Khan Younis, un quarto di Bir al-Na’aja, nel nord-ovest di Gaza. Il numero di morti, nella giornata di domenica, ha raggiunto i 18, inclusi i 10 cadaveri estratti dalle macerie a seguito dei bombardamenti precedenti. A Gaza la situazione rimane pesante. Circa 500.000 palestinesi sono stati costretti ad abbandonare le loro case, più di 200.000 vivono nelle scuole delle Nazioni Unite.  Le strade, l’approvvigionamento idrico, i sistemi igienico-sanitari ele reti di produzione e distribuzione dell’energia sono state tutti gravemente danneggiate. Almeno 60.000 persone sono senza tetto. Dieci dei 26 ospedali, che rappresentano il 40% dei posti letto a Gaza, sono stati chiusi.

 

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