Tensione alta in Iraq dove in queste ore è di nuovo esploso un conflitto istituzionale che potrebbe avere conseguenze molto serie in un paese alle prese con l’invasione islamista.
Durante la notte il governo ha dispiegato un numero massiccio di forze della polizia, dell’esercito e dei reparti antiterrorismo nelle zone strategiche di Baghdad.
Il dispiegamento è iniziato ieri sera a protezione della cosiddetta ‘zona verde’ di Baghdad, l’area fortificata dove hanno sede i palazzi del potere e molte ambasciate straniere, un’ora e mezza prima che il primo ministro Nouri al Maliki annunciasse in tv di voler presentare una denuncia contro il presidente Fuad Masum per violazione della costituzione.
«Numerose strade sono state chiuse, oltre a numerosi punti strategici», ha confermato un responsabile del ministero degli Interni iracheno. Il premier sciita iracheno al Maliki non vuole rinunciare al terzo mandato governativo e sostiene che Masum abbia violato la costituzione non avendogli ancora affidato l’incarico.
Com’era prevedibile gli Stati Uniti hanno subito ribadito il loro sostegno al presidente iracheno contro il premier Al Maliki. Da tempo Washington osteggia la rielezione del rappresentante sciita e insiste per la formazione di un governo di unità nazionale che includa anche i curdi e soprattutto rappresentanti sunniti, compresi alcuni legati seppur indirettamente alle correnti fondamentaliste che sostengono attivamente la penetrazione jihadista nel paese come antidoto all’affermazione delle correnti filoiraniane. «Sostegno totale al presidente iracheno Fuad Masum come garante della Costituzione e un candidato alla carica di primo ministro che possa creare un consenso nazionale», ha scritto il vice segretario di stato, Brett McGurk, sul suo profilo Twitter, mentre il rappresentante dell’Onu a Baghdad, Nicolay Mladenov, ha invitato il primo ministro a «rispettare le responsabilità costituzionali del presidente della Repubblica». Anche Mladenov ha detto che il presidente Masum lascerà che il Parlamento nomini un primo ministro che formi «un governo inclusivo accettabile da tutte le componenti della società» e ha ammonito le forze di sicurezza irachene ad astenersi da interferenze nel processo politico democratico del Paese.
Durante la notte il vicepresidente del Parlamento Haider al-Abadi ha annunciato che l’Alleanza Nazionale Irachena (che raccoglie i principali partiti della comunità sciita) sarebbe pronta a nominare un primo ministro, scaricando di fatto al-Maliki.
In base ad accordi non scritti imposti dall’epoca dell’invasione e dell’occupazione statunitense del paese, la carica di primo ministro spetta a uno sciita, quella di presidente del Parlamento a un sunnita e quella di presidente della Repubblica a un curdo.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa