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Ucraina: bombardamenti e propaganda

A ormai tre giorni dalla notizia diffusa dalle autorità di Kiev e rilanciata a livello internazionale grazie alla complicità dei media mainstream si sgonfiano le accuse del regime golpista nei confronti della Russia, accusata venerdì di aver sconfinato in territorio ucraino con un convoglio di mezzi militari che sarebbe stato, a sentire l’oligarca Poroshenko, addirittura attaccato e distrutto.

Alcuni giornalisti occidentali avranno pure visto alcuni mezzi blindati ‘sconfinare’ dalla parte ucraina della frontiera – anche se in alcuni casi invece di riferire testimonianze dirette, si è poi scoperto, hanno semplicemente rilanciato voci diffuse dalla Giunta – ma la mancanza assoluta di immagini, testimoni oculari o qualsiasi altra prova sulla “battaglia” permette ormai di bollare le dichiarazioni di Poroshenko e soci come un’operazione di becera propaganda, diretta a far salire la tensione con Mosca e a distogliere l’attenzione internazionale dal lento ma inesorabile massacro che le proprie forze armate stanno compiendo nelle regioni orientali del paese assediate e sottoposte a intensi quanto indiscriminati bombardamenti.
Un tentativo, per quel che se ne sa, ripetuto oggi, quando la macchina propagandistica di Kiev ha cominciato a martellare le agenzie internazionali con la notizia che alcuni missili sparati dai ‘ribelli filorussi’ avrebbero raggiunto un convoglio di civili sfollati dalla città di Lugansk vicino alle località di Novosvitlivka e Khryashchuvatye, uccidendo uomini, donne e bambini. .«I miliziani filorussi hanno ucciso molti civili che tentavano di scappare da Lugansk. I civili sono stati colpiti con armi fornite dalla Russia. Molte persone sono rimaste uccise, inclusi donne e bambini» ha affermato in un comunicato il portavoce della sicurezza ucraina Andriy Lysenko, anche in questo caso senza fornire alcuna pezza d’appoggio. Il ministro degli esteri di Mosca ha sbeffeggiato il governo ucraino affermando beffardamente in una dichiarazione che non si hanno notizie di mezzi blindati russi distrutti in territorio ucraino e di perdite, e che forse il convoglio che Poroshenko afferma di aver fatto bombardare era composto da mezzi militari di Kiev…

Mentre i comandi militari delle Repubbliche Popolari smentiscono categoricamente, negli oblast di Donetsk e Lugansk la situazione per la popolazione civile si fa sempre più grave, nonostante le milizie insorte stiano riuscendo ad infliggere all’esercito di Kiev alcune dure sconfitte. La situazione si è fatta ancora più grave a Donetsk dove continuano a piovere bombe sull’abitato e dove la maggior parte della popolazione che non è riuscita ad evaquare è rimasta da ieri senza acqua potabile a causa del cannoneggiamento della linea elettrica che ha causato il blocco degli impianti di depurazione idrica.

Anche Lugansk sarebbe ormai completamente accerchiata e senza acqua, luce e possibilità di comunicare con l’esterno da giorni. Le milizie filogovernative sarebbero riuscite a penetrare in alcuni quartieri della città dove sarebbero in atto furiosi combattimenti e la giunta golpista rivendica già l’occupazione della località, smentita dalla resistenza. Nel pomeriggio alcuni proiettili di obice hanno centrato una clinica danneggiando gravemente il nosocomio.

Neanche le miniere sono state risparmiate dai bombardamenti: ieri un colpo di artiglieria ha centrato la Komsomolets, una delle più grandi miniere del Donbass, di proprietà dell’oligarca Rinat Akhmetov, l’uomo più ricco del Paese e sostenitore del regime ultranazionalista, con 4800 operai e una produzione di 4 milioni di tonnellate di carbone (8% della produzione nazionale). Il proiettile ha causato un incendio, poi domato senza che si registrassero feriti anche se secondo alcune fonti alcuni minatori sarebbero rimasti intrappolati in un pozzo e si starebbe cercando in queste ore di trarli in salvo.

L’esercito di Kiev rivendica la conquista dei villaggi di Malaya Ivanivka e Andrianivka, mentre Alchevsk sarebbe stata isolata e l’importante centro di Gorlovka, una città di 230mila abitanti bersagliato dall’artiglieria e dai caccia, sarebbe ormai completamente circondato. Ma i comandi militari delle regioni insorte smentiscono alcune delle notizie fornite dagli avversari affermando che in alcune delle località citate i combattimenti sono ancora in corso oppure gli attacchi sarebbero stati respinti dai guerriglieri della Novorossiya che da parte loro rivendicano l’abbattimento di ben 3 caccia ucraini – un MiG-29 e due Su-25 – anche se fino ad ora le autorità di Kiev hanno ammesso solo la perdita del primo, caduto nella provincia di Lugansk, affermando che comunque il pilota sarebbe riuscito a mettersi in salvo.

Nel vicino oblast di Kharkov un commando di insorti avrebbe intercettato una jeep che trasportava 6 mercenari polacchi impegnati nelle operazioni militari contro la guerriglia del Donbass. Nell’attacco tutti gli occupanti del mezzo – che appartenevano alla compagnia militare privata ASBS Othago (Analizy Systemowe Bartlomiej Sienkiewicz) creata alcuni anni fa dall’attuale Ministro degli Affari Interni della Polonia, Sienkiewicz – sarebbero stati uccisi mentre un altro mezzo carico di mercenari sarebbe riuscito ad allontanarsi. La Polonia è stato da subito uno dei paesi che ha sostenuto la rivolta filoccidentale e ultranazionalista di ‘EuroMaidan’ accordandosi con la Nato per ospitare mezzi militari e soldati schierati ai confini della Russia.

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