Ormai la scena si ripete spesso, cambia solo la location e il leader europeo di turno blindato da apparati di polizia degni di una guerra.
Stavolta a provare il manganello sulle loro teste sono stati alcune centinaia di manifestanti – convocati in piazza da varie organizzazioni di sinistra e indipendentiste galiziane – che stamattina si erano radunati in Praza da Quintana, a Santiago de Compostela, per far sapere ad Angela Merkel che non ne possono più di tagli, di austerità, di licenziamenti, di privatizzazioni, di precarietà. Di Unione Europea, insomma. La cancelliera tedesca era arrivata ieri sera nella città simbolo del pellegrinaggio in onore di San Giacomo che ogni anno attira centinaia di migliaia di visitatori per incontrare il presidente del governo di Madrid, Mariano Rajoy. Visita ufficiale con annessa conferenza stampa prevista proprio questa mattina.
I contestatori, circa 500, non hanno avuto molto tempo per esporre, oltretutto pacificamente, le loro ragioni alla governante europea e a quello locale. Appena i manifestanti gridando “Fuori la Troika dalla Galizia” hanno tentato di accedere a Praza do Obradoiro, dichiarato ‘zona rossa’ da parte delle autorità, sono partite le cariche degli agenti presenti con ben tre cordoni che, senza fare tanti complimenti, hanno manganellato a destra e a manca a più riprese. Anche gente che a causa della prima carica era caduta per terra e non rappresentava certo un pericolo per i robocop bardati di tutto punto. Significativi gli slogan gridati dai manifestanti contro i due capi di stato, in galiziano – “Á nosa praza queremos pasar” [La piazza è nostra vogliamo passare], “Queremos traballar e non emigrar” [Vogliamo lavorare non emigrare] e il classico “Merkel, Rajoy, fóra da Galiza” [Merkel, Rajoy, fuori dalla Galizia] – prima di essere costretti a disperdersi a suon di bastonate.
Poco dopo, una volta curati i contusi e portati in ospedale i feriti con le ambulanze, centinaia di persone si sono comunque concentrate nella vicina plaza de Fonseca fronteggiando anche qui i poliziotti al grido di ‘Libertà di espressione’, ‘Galiza Ceive, poder popular’ (Galizia libera, potere popolare) e “Il capitalismo è terrorismo”.
Tra i manifestanti c’erano, fanno notare i media locali, oltre che dirigenti e militanti indipendentisti del Bng (Blocco Nazionalista Galiziano) e di altri partiti di sinistra, attivisti del sindacato Cig, anche molti galiziani costretti ad emigrare (per la maggior parte in Germania) per trovare un lavoro e ai quali il Ministero delle Finanze vorrebbe chiedere di pagarsi le pensioni in patria. In piazza c’erano anche alcune anziane vittime della repressione della dittatura franchista, accompagnati da parenti e amici, che chiedono che il governo tedesco chieda scusa ai popoli dello Stato Spagnolo per l’aiuto economico, politico e militare offerto dalla Germania nazista ai fascisti di Franco. Volevano semplicemente consegnare ad Angela Merkel una lettera con le loro rivendicazioni, ma naturalmente la cancelliera tedesca non li ha degnati di alcuna attenzione.
Per la maggior parte dei contestatori Angela Merkel – che oggi ha avuto il coraggio di dire che la durissima politica antipopolare applicata negli ultimi anni dal governo di destra spagnolo sta portando a risultati positivi – è la principale ispiratrice di alcune gravi controriforme imposte a Madrid recentemente, a partire dall’inserimento nella Costituzione del cosiddetto pareggio di bilancio attraverso un cambiamento dell’articolo 135 che regola il bilancio dello stato, una modifica approvata dai socialisti e dai popolari “un 23 di agosto”.
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