Ciò che è accaduto lo scorso 6 Settembre ad Istanbul dimostra quali sono le condizioni in cui lavorano migliaia di operai impiegati nei tanti cantieri che stanno trasformando – in peggio – la metropoli sul Bosforo sull’onda di una campagna senza precedenti del governo liberal-islamista che attraverso le grandi opere foraggia imprese amiche e clientelismo.
Sabato scorso, poco prima delle 8 di sera – si lavora a ciclo continuo, 7 giorni su 7, spesso 24 ore su 24 ore – uno degli ascensori del grattacielo in costruzione nella zona di Mecidiyekoy, è caduto improvvisamene dal 32esimo piano, uccidendo sul colpo i 10 operai che erano al suo interno. In una dichiarazione a caldo il Prefetto di Istanbul ha sottolineato il fatto che “l’incidente è avvenuto fuori dall’orario di lavoro”, come a dire che l’impresa e le autorità di controllo non hanno alcuna responsabilità nell’accaduto. Notoriamente, gli operai sono entusiasti di lavorare alle 8 di sera di sabato, e anche se il padrone non glie lo chiede si sacrificano volentieri per arricchire l’azienda che li ha contrattati e che li paga assai meno di quanto dovrebbe. Poche centinaia di euro al mese per costruire appartamenti di 100, 200 metri quadrati che l’azienda costruttrice vende a 4500 o anche 5500 dollari al metro quadrato.
Il Presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’impresa costruttrice (Group Torunlar), Aziz Torun, ha rilasciato una dichiarazione nella quale ha sottolineato che gli operai non hanno curato abbastanza la propria sicurezza. Ma secondo quotidiano Hurriyet uno degli operai addetti al funzionamento dell’ascensore, Emrah Acar, ha raccontato che sono circa due mesi che l’ascensore aveva un guasto e che gli operai l’avevano denunciato all’azienda che però non aveva mosso un dito. In uno scaricabarile che ricorda tanto l’Italia, la ditta addetta alla manutenzione dell’ascensore ha fatto presente che gli operai lo hanno utilizzato al di fuori dell’orario di lavoro, e che quindi i suoi due tecnici addetti al controllo non hanno nessuna colpa visto che non erano presenti.
Come in molti altri casi di grandi opere, palazzoni e infrastrutture in costruzione, l’azienda ha legami stretti con il governo. Secondo il quotidiano di sinistra turco Sol, Aziz Torun, uno dei soci del Group Torunlar, è un ex compagno delle superiori del Presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdogan. Da quando i liberal-islamisti dell’Akp sono al governo, il Group Torunlar ha comprato alcune delle aziende privatizzate dall’esecutivo, come Netsel Marina e Baha Esat Tekand. Recentemente il Group Torunlar ha ‘vinto’ l’appalto per la riqualificazione dell’ex stadio Ali Sami Yen di Istanbul, quello dove gioca il Galatasaray, e per l’acquisto dell’area dell’ex azienda statale di produzione di tabacchi ed alcolici TEKEL, accanto allo stadio, in pieno centro. Secondo un altro quotidiano online di sinistra, Radikal, negli ultimi 20 anni il Group Torunlar ha accresciuto enormemente il proprio fatturato entrando in diversi settori come l’edilizia, l’energia e gli alimentari. Secondo le stesse dichiarazioni dell’azienda gli utili del Group Torunlar sono cresciuti, nei primi sei mesi del 2014, addirittura del 965% rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente. Questo grazie al fatto che la maggior parte degli operai lavorano in condizioni di estrema precarietà e per conto di aziende esterne.
Per denunciare che la strage di operai del cantiere di Mecidiyekoy non è una ‘tragica fatalità’, come hanno affermato politici, imprenditori e giornalisti, ieri numerosi attivisti del Disk (Sindacato dei Lavoratori Rivoluzionari), del Kesk (Confederazione dei Sindacati dei Lavoratori dell’Impiego Pubblico), dell’Unione delle Camere degli Architetti e degli Ingegneri di Turchia (TMMOB) e dell’Unione dei Medici di Turchia (TTB). Il presidio si è trasformato in un corteo di protesta alla quale hanno partecipato migliaia di persone. La segretaria nazionale del KESK, Arzu Çerkezoğlu, ha letto un comunicato in cui denunciava che i veri responsabili di questo ennesimo eccidio di lavoratori sono il governo e il capitale che hanno trasformato la Turchia nel paese d’Europa dove maggiore è il numero di morti sul lavoro. Anche il governo ha voluto partecipare alla protesta, insieme ai lavoratori di alcune aziende in sciopero e ai collettivi studenteschi e universitari: i reparti antisommossa hanno caricato la manifestazione e i partecipanti sono stati manganellati e investiti dai getti d’acqua degli idranti nonostante alcuni parlamentari dell’opposizione cercassero di frenare la furia degli agenti. Alla fine 8 manifestanti sono stati fermati e condotti in commissariato mentre gli hacker-attivisti di RedHack (una versione locale di estrema sinistra di Anonymous) hanno attaccato il sito web del centro commerciale di Bursa, costruito dal Group Torunlar.
I lavori nel cantiere dove è avvenuta la strage sono stati sospesi per soli 5 giorni, poi tutto ricomincerà come prima. The business must go on…
Alcune della informazioni utilizzate per questo articolo sono tratte dal sito: http://turchia.over-blog.com
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