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Turchia: nuova stretta della censura su internet

L’ex premier Recep Tayyip Erdogan ha conseguito il suo storico obiettivo: nonostante i moti popolari dello scorso anno, le inchieste per corruzione della magistratura e gli scandali sul supporto turco ai ribelli jihadisti siriani, l’ex sindaco di Istanbul e poi premier è riuscito a vincere prima le elezioni amministrative e poi quelle presidenziali, diventando così capo di una ‘repubblica presidenziale’ di fatto in cui i suoi poteri sono quasi illimitati.

E ormai la strada verso la completa normalizzazione del paese sembra spianata. 
E così i liberal-islamisti dell’Akp hanno intrapreso una nuova iniziativa legislativa per rafforzare i controlli del governo su internet, con un emendamento presentato dal partito di maggioranza che affida all’autorità per le comunicazioni maggiori poteri di monitoraggio degli utenti e di blocco dei siti web ‘indesiderati’.
Già a febbraio l’AKP aveva imposto una legge che rafforza il controllo dell’esecutivo su internet, sollevando un’ondata di proteste sia in patria che all’estero. A marzo il governo ha bloccato Twitter e YouTube per settimane dopo la diffusione sui social media di alcune intercettazioni che implicavano Erdogan e la sua famiglia in uno scandalo di corruzione poi insabbiato dal governo.
In base alla modifica della legge in vigore, proposta in parlamento dal Partito per la giustizia e lo sviluppo, l’agenzia di nomina governativa, la TIB, potrà bloccare qualsiasi sito internet “per proteggere la sicurezza nazionale, l’ordine pubblico e per prevenire reati” senza necessità di una pronuncia di un giudice.
In base al nuovo provvedimento i provider avranno soltanto quattro ore di tempo per bloccare i siti o rimuovere i contenuti sotto accusa. Inoltre gli emendamenti consentiranno alla Tib di monitorare quali utenti visitano quali siti e di conservare le informazio0ni fino a due anni. Finora solo i provider dovevano conservare le informazioni e l’autorità poteva ottenerle soltanto su mandato di un magistrato o nell’ambito di un’inchiesta penale.
La proposta censoria ha causato naturalmente molte polemiche, all’indomani del forum su internet sponsorizzato dall’Onu che si è tenuto a Istanbul e che è stato boicottato da varie organizzazioni per la difesa dei diritti politici.
“Il presidente della TIB, che non è sottoposto ad alcuna responsabilità legale, può far chiudere tutti i siti che vuole affermando che minacciano l’ordine pubblico” ha denunciato Kerem Altiparmak, docente dell’Università di Ankara.
Sabato la Tib ha già bloccato la piattaforma editoriale online ISSUU dopo che una rivista svedese aveva pubblicato la foto del consigliere del presidente Recep Tayyip Erdogan, Yusuf Yerkel, che prendeva a calci un manifestante lo scorso maggio a Soma, dopo la strage nella locale miniera di lignite addebitata alla mancanza di sicurezza e di controlli.

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