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Africa: Cuba invia medici e infermieri per combattere l’Ebola

Centosessantacinque operatori sanitari cubani sono in procinto di partire per la Sierra Leone e a prolungare la loro permanenza fino a sei mesi per offrire il proprio contributo nella lotta contro l’epidemia di Ebola: lo ha annunciato venerdì a Ginevra il ministro della Salute pubblica dell’Avana, Roberto Morales Ojeda, accogliendo così tra i primi l’appello rivolto dalle Nazioni Unite e dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms/Who) alla comunità internazionale affinché collabori per affrontare l’emergenza.

Un’iniziativa, che partirà ufficialmente nella prima settimana di ottobre, salutata con enfasi dalla direttrice generale dell’Oms, Margaret Chan, nella conferenza stampa comune dalla città svizzera: “Coopereremo con una squadra di 165 collaboratori” fra medici, infermieri, epidemiologi e altri specialisti – alcuni dei quali hanno già raggiunto il paese africano – ha detto Chan definendo l’iniziativa cubana l’invio “più importante” di specialisti nella regione colpita da Ebola.

Si tratta di personale con almeno 15 anni di esperienza professionale che ha “partecipato precedentemente a situazione d’emergenza” e ha offerto “volontariamente la propria disponibilità” ha detto ancora Morales.
Parlando a margine della conferenza stampa con Prensa Latina, Chan ha ringraziato il presidente Raúl Castro e Fidel Castro: “Per una nazione così piccola, la quantità di medici e infermieri che state inviando, così come la rapidità con cui avete risposto, sono davvero meravigliose” ha detto all’agenzia cubana. Chan ha quindi ringraziato Cuba “per essere il primo paese che raccoglie l’appello di Onu e Oms di fronte alla situazione in Africa Occidentale” ha evidenziato Prensa Latina ricordando che nel continente africano operatori sanitari e medici cubani sono presenti in ben 4000, distribuiti in 32 paesi.

Sempre durante la conferenza stampa di Ginevra, Chan ha diffuso il nuovo bilancio ufficiale dell’Oms – complessivamente, 4784 pazienti e oltre 2400 morti – precisando che “nei tre paesi più colpiti – Guinea, Sierra Leone, Liberia – il numero dei casi “aumenta più velocemente della capacità di assisterli”.

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