Come si fa a organizzare delle esercitazioni militari in un paese dove da pochi mesi c’è stato un colpo di stato e dove il nuovo regime ha scatenato una guerra di aggressione contro una parte della sua popolazione? Eppure l’Alleanza Atlantica ha deciso di confermare anche quest’anno le esercitazioni denominate ‘Rapid Trident’ realizzate da 1200 soldati provenienti da 14 paesi diversi all’interno – almeno questa è la versione ufficiale – del centro di Yavoriv, località vicina al confine con la Polonia, nelle estreme regioni occidentali dell’Ucraina. Vicino a Leopoli, culla dei movimenti neonazisti Pravyi Sektor e Svoboda.
Dei 1300 militari impiegati negli ‘esercizi di guerra’ ben 200 appartengono alla 173/ma divisione della fanteria degli Stati Uniti di stanza nelle basi di Washington in Italia. Gli altri invece arrivano da paesi della Nato o in procinto di entrarci: Canada, Georgia, Polonia, Lettonia, Lituania, Lettonia, Moldavia, Romania, Bulgaria, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Azerbaigian. Tutti paesi che in un modo o nell’altro hanno attivamente sostenuto le forze golpiste prima nella fase della protesta di ‘EuroMajdan’ e poi dopo il colpo di stato e l’affermazione del nuovo regime nazionalista. Non mancano naturalmente i soldati ucraini, moltissimi dei quali sono appena rientrati dal fronte del Donbass per esercitarsi con i colleghi della Nato. “Quest’anno le esercitazioni seguiranno un modello di guerra ibrida, come quella che si sta combattendo oggi nell’est del paese” spiega ai giornalisti Oleksandr Syvak, Colonnello dell’esercito ucraino e supervisore di Rapid Trident. “I militari ucraini condivideranno con gli altri l’esperienza vissuta sul campo nel Donbass” spiega Syvak.
Le provocatorie esercitazioni sono iniziate ieri e dovrebbero concludersi il prossimo 26 settembre. Alcuni giorni fa, nel Mar Nero, nell’ambito del programma “Partnership in nome della pace” e malgrado le proteste della Russia, si erano già svolte le manovre congiunte della durata di tre giorni delle forze navali dell’Ucraina e della NATO denominate “See Breeze-2014”. Alle manovre hanno partecipato navi da guerra di Stati Uniti, Ucraina, Spagna, Canada, Romania e Turchia e osservatori di Norvegia, Svezia, Francia e Georgia, con un impiego totale di circa 2000 uomini.
Un tale dispiegamento di forze, anche se nell’ambito di manovre militari programmate da tempo e ‘tradizionali’, non può che rappresentare un elemento di escalation in una zona che è già stata resa una polveriera dall’irresponsabile intervento occidentale in Ucraina. E che preludono ad un rapido inglobamento di Kiev all’interno dell’Alleanza Atlantica.
Di fronte alle continue provocazioni della Nato il governo russo ha deciso di rafforzare la presenza militare in Crimea, ha annunciato il ministro della Difesa di Mosca Sergej Shoigu. “La situazione militare-politica nel teatro operativo sud-occidentale è drasticamente cambiata dall’inizio dell’anno”, ha detto Shoigu, aggiungendo: “Una delle priorità chiave per il distretto militare meridionale è diventata il dispiegamento di un vero e proprio contingente militare, che sia di massima efficienza in modo autonomo”.
E mentre sono arrivati da Washington 52 milioni di dollari in attrezzature militari, definite ‘non letali’ sul fronte sud-orientale ormai la guerra è ripresa in grande stile, nonostante un cessate il fuoco che nessuna delle parti si assume per ora la responsabilità di dichiarare morto e sepolto.
In particolare l’artiglieria ucraina ha continuato a bersagliare alcuni quartieri residenziali di Donetsk, dove già tra sabato e domenica erano rimasti uccisi alcune decine di civili.
Ieri secondo il municipio le vittime civili dei bombardamenti sarebbero state 6. Nel pomeriggio di oggi i colpi di artiglieria hanno centrato un autobus nel quartiere Petrovsky di Donetsk, uccidendo sul colpo una donna e ferendo altri 5 passeggeri.
Da parte loro i comandi militari delle Difese Popolari informano della morte di 11 miliziani e del ferimento di altri 4. Aspri combattimenti continuano anche per il possesso dell’aeroporto di Donetsk.
Intanto a Kiev gli estremisti di destra di “Pravy Sektor” questo pomeriggio hanno attaccato la Verkhovna Rada (Parlamento), denunciando come un ‘tradimento’ la decisione del presidente Poroshenko di concedere alle regioni dell’est uno status di autonomia (che gli insorti hanno già rigettato chiarendo che ormai quei territori non fanno più parte dell’Ucraina) e si sono scagliati contro il deputato Vitaly Zhuravsky. Il parlamentare è stato agguantato dai neonazisti vicino all’ingresso del parlamento ed è poi stato sbattuto dentro un cassonetto della spazzatura al grido di “Gloria all’Ucraina!”.
Anche Yulia Timoshenko, altra capataz delle frange più estreme del fronte nazionalista ucraino, ha accusato Poroshenko e i suoi di aver fatto un regalo enorme ai separatisti, legalizzando di fatto “l’occupazione russa di Donetsk e Lugansk”.
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