Militanti ceceni aizzati contro la Russia dall’Isis e pronti a combattere e a far strage. L’allarme già palese con la doppia strage tra Cecenia e Daghestan dei giorni scorsi, diventa sempre più concreto e oggi viene rilanciato dall’agenzia Bloomberg – quindi da una fonte non certo riconducibile al governo di Mosca – che sottolinea come un comandante dello Stato islamico, conosciuto come “Omar il ceceno”, Tarkhan Batirashvili abbia chiamato il padre che risiede nella Gola di Pankisi, a poco più di 100 km a Nord-Est di Tbilisi, al confine con la Cecenia, non solo per parlargli dell’avanzata in Iraq ma anche per aggiungere: la Russia sarà la prossima.
Il Caucaso è un obiettivo dell’Isis e per il leader del Cremlino era già chiaro da tempo. La regione incuneata tra la Russia, l’Iran e la Turchia è un’intricata rete di tensioni, sfociate più volte in violenza negli ultimi tre decenni, in diversi punti caldi. Dalla Cecenia al Nagorno-Karabakh sino alla Georgia. E in particolare la Cecenia, potrebbe tornare ad essere una grossa preoccupazione, nonostante negli ultimi anni Ramzan Kadyrov e il suo pugno di ferro erano stati una garanzia di sicurezza per Putin. Il reiterare di Kadyrov “la situazione è sotto controllo” non convince più di tanto, mentre Batirashvili, che durante il conflitto armato in Ossezia del sud nel 2008 ha combattuto dal lato georgiano, promette di “tornare” in Russia. Con al suo fianco “molte migliaia di persone”.
Nei giorni scorsi, il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolai Patrushev, ha dichiarato che il numero totale dei combattenti dello “Stato islamico” sono 30-50 mila persone. La CIA a metà settembre aveva detto che l’Isis ha al suo attivo circa 30 mila persone.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa