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“Ebola: perché non collabora con Cuba?”. New York Times rimbrotta Obama

I leader di 12 paesi dell’America Latina e dei Caraibi riuniti a Cuba hanno concordato all’Avana una risposta comune contro Ebola, che secondo il presidente cubano Raul Castro minaccia di diventare uno dei “più gravi pandemie della storia”.

“Abbiamo deciso di coordinare i nostri sforzi per prevenire e affrontare l’epidemia” e rispondere “alle priorità dei paesi fratelli dei Caraibi”, ha detto il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, leggendo le conclusioni del vertice straordinario dell’Alba-Tcp, l’Alleanza bolivariana per i popoli della Nostra America-Trattato del commercio dei popoli.

I capi di stato e di governo del blocco hanno adottato una dichiarazione in 23 punti in cui si impegnano alla “elaborazione di un piano di azione” contro Ebola, entro e non oltre il 5 novembre. Per prepararlo, si terrà il 29 e 30 ottobre a L’Avana un “incontro tecnico” ha detto Maduro.

I leader sudamericani hanno inoltre convenuto di proporre alla Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (Celac), presieduta dalla Costa Rica, di “promuovere gli sforzi regionali contro Ebola” decidendo inoltre di intensificare le misure di sorveglianza alle frontiere, in particolare in porti e aeroporti.

In occasione del vertice, Cuba ha anche annunciato l’invio di altre ‘brigate sanitarie’ in Liberia e Guinea, in aggiunta ai 165 medici e infermieri che sono già in Sierra Leone dal 1° ottobre.

“Se lasciata incontrollata, questa minaccia in Africa occidentale può essere una delle peggiori pandemie della storia umana” ha detto Castro, osservando che “nelle vene della nostra America scorre sangue africano”.

Ed incredibilmente, oggi il New York Times ha esplicitamente rimbrottato l’amministrazione Obama che si rifiuta di collaborare con Cuba per contrastare la diffusione dell’Ebola in Africa.

In un editoriale uno dei maggiori e più influenti quotidiani degli Stati Uniti condanna duramente la politica sanitaria adottata da Washington. «L’Avana si è infatti impegnata a inviare centinaia di professionisti medici in Africa occidentale. Pur essendo un Paese impoverito sta giocando il ruolo più importante tra le nazioni che cercano di contenere il virus» scrive oggi il Nyt che, pur affermando che il grande sforzo cubano in campo sanitario internazionale è in realtà legato al desiderio di migliorare il suo profilo internazionale, scrive che ciò «dovrebbe essere lodata ed emulata». Anche perché Stati Uniti e altri Paesi ricchi sono stati felici di offrire finanziamenti ma «solo Cuba e poche organizzazioni non governative stanno offrendo ciò che è più necessario: medici sul campo. Per questo è una vergogna che Washington – il donatore numero uno nella lotta contro l’Ebola – sia diplomaticamente distaccato dall’Avana, che contribuisce nel modo più coraggioso». 

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