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“C’è molta narrazione bellicista nei media”, lo dice addirittura Kiev

“Allora il Signore mise le parole in bocca a Balaam e gli disse: «Torna da Balak e parla così»” (Numeri, 23-5). I Signori di Washington vogliono che non si smetta di parlare della “invasione russa dell’Ucraina”.

È indispensabile che se ne parli e che si usino i termini più apocalittici, atti a seminare il panico nelle terre d’Europa. È necessario, nel momento in cui decine di tanker americani solcano l’Oceano per portare agli “alleati” la preziosa manna del gas yankee e “salvarli” così dalla fame di un gas russo condannato a costare troppo caro, per i paesi inginocchiati all’altare atlantico.

Nonostante alcuni Paesi europei, come Croazia o Bulgaria, abbiano messo in chiaro di non esser disponibili a seguire le avventure USA in Ucraina, e l’Ungheria non solo rifiuti di contribuire a infiammare la situazione, ma dichiari che non consentirà di aumentare la presenza NATO sul proprio territorio; nonostante anche Germania e Francia frenino il bellicismo yankee; nonostante ciò, contingenti in uomini e armamenti, velivoli d’attacco e vascelli da guerra, non solo statunitensi, canadesi o britannici, ma anche di altri “alleati” europei NATO – Spagna, Olanda, Danimarca – vengono trasferiti agli immediati confini russi, a ingrossare i “battaglioni multinazionali” presenti da anni in Polonia, Romania, Paesi baltici.

Nonostante la stessa junta nazi-golpista ucraina dichiari da settimane di non vedere movimenti che indichino preparativi d’attacco russo, Washington insiste su una sua fantomatica imminenza: USA e NATO vogliono lo scontro; o, più probabilmente, vogliono che si continui a parlare dello scontro ed esigono che Kiev e “alleati” «parlino così», come Balaam. In ogni caso, a fare le spese di un conflitto in terra ucraina sarebbero i soldati di Kiev: “materiale sacrificabile”, senza costi umani yankee, come è stato per le migliaia di militari ucraini e georgiani esposti di proposito ad agenti patogeni sperimentati nei 14 laboratori biologici militari USA, disseminati tra Ucraina e Georgia.

Allo stesso modo, per gli Stati Uniti, sono “sacrificabili” le popolazioni di quegli Stati europei della NATO (Italia compresa), ufficialmente “non nucleari”, occupati però da basi USA, in cui sono stipate decine di bombe nucleari d’aviazione B61, mentre la NATO prepara tali paesi al loro impiego contro obiettivi russi. A detta degli specialisti russi, la variante B61-12 di tali ordigni, per ridotta potenza ma maggiore precisione, è specificamente destinata al teatro di guerra europeo. Anche l’Italia è così esposta a eventuali colpi di risposta russi, con buona pace dei liberal-guerrafondai del PD, impettiti a «riaffermare chiaramente l’atlantismo e il ruolo dell’Italia nello scacchiere euro-mediterraneo».

Ma il verbo obbligatorio è “l’attacco russo”: «In principio era il Verbo e il Verbo» (Giovanni, 1-1) arriva dal Pentagono.

Ora, però, lo dicono apertamente anche alla Rada: dietro le dichiarazioni sulla minaccia russa, l’Occidente sta imponendo all’Ucraina di comprare armi – tra l’altro, addirittura secondo fonti militari ucraine, ritirate dal servizio nei paesi fornitori – a prezzi lunari. Certo, l’affermazione viene dall’opposizione; la junta nazi-golpista si guarda bene dal lamentarsi. E, però, sono ormai settimane che Kiev, anche per bocca dello stesso Presidente Vladimir Zelenskij, ripete che «non vediamo una escalation maggiore rispetto a prima» attorno ai confini russo-ucraini, ribadisce che le affermazioni di Washington, Londra e dei loro tirapiedi (Italia in prima fila) su un “attacco russo” ormai imminente, non corrispondono alla reale situazione e che, anzi, il panico indotto dai media potrebbe «rovinare l’economia» ucraina.

«Chi si avvantaggia dal forzare la situazione?» ha detto alla Rada Anatolij Burmič, deputato di “Piattaforma d’opposizione”; se ne avvantaggiano i paesi che la forzano. Per di più, «nessuno regala nulla. Hanno fretta di venderci le armi a prezzi esorbitanti. Nessuno ha detto quanto paghiamo per tutta questa faccenda. Impongono contratti che ci obbligano a chiedere prestiti».

Ecco dunque sistemi anticarro dalla Gran Bretagna; tra il 22 e il 25 gennaio, 250 tonnellate di armi dagli USA; i Paesi baltici hanno ottenuto il permesso di fornire a Kiev armi yankee: i media ucraini parlano di 700 razzi anticarro “Javelin”, missili “Stinger”, equipaggiamento militare, 2.200 lanciagranate anticarro “LAW” (Light Anti-Tank Weapon).

Il quotidiano statunitense Politico scrive che Zelenskij teme addirittura che la Casa Bianca esageri di proposito la presunta minaccia di invasione russa, per facilitare futuri accordi USA-Russia. Era stato Balaam-Zelenskij stesso, lo scorso novembre, a «lanciare l’allarme» di «attacco russo all’Ucraina»; ora, però, cerca di convincere Biden che «lo scontro con il Cremlino non sia così terribile».

Venerdì scorso, durante una conferenza stampa, Zelenskij ha esortato i media occidentali a non seminare il panico. Il segretario del Consiglio nazionale di sicurezza, Aleksej Danilov, sinora tra i più accaniti a soffiare sulla “minaccia russa”, ha improvvisamente cambiato registro: il 26 gennaio ha dichiarato: «C’è molta narrazione bellicista nei media. Vorrei fare un appello a voi, amici, colleghi: abbassate un po’ i toni. La situazione per noi è chiara, non c’è motivo di farsi prendere dal panico. Chiedo a tutti di calmarsi».

Rivolto agli ucraini, Zelenskij ha assicurato che «la situazione nell’est del Paese è sotto controllo» e Kiev sta «lavorando per una completa riduzione dell’escalation attraverso un accordo pacifico. Sappiamo tutto, siamo pronti a tutto, crediamo nel meglio e facciamo tutto ciò che è necessario». Ma non ha specificato «necessario» per chi! In ogni caso, c’è chi approfitta della situazione: i nazisti di “Corpo nazionale”, all’insegna di “Non farti prendere dal panico! Preparati!” si sono messi ad “addestrare” uomini e donne, in vista del “sicuro attacco russo”.

Così, “Rispose Balaam e disse a Balak: «Non ti ho già detto, che quanto il Signore dirà io dovrò eseguirlo?» (Numeri, 23-26). Una lettura curiosa, questa bibbia; tra vittime sacrificali scannate a decine, ordini e divieti che arrivano dal cielo, condanne alla fame e a esodi decennali, sembra proprio il catechismo (ci si perdoni la mancanza di aplomb) di molta stampa ancora in giro tra i tavolini dei bar e che, con elmetto e mimetica, chiama all’adunata patriottarda.

«Si ha l’impressione che chi si oppone alle forniture di armi all’Ucraina sia un traditore della patria. Saluti dal 1914», scrive un internauta tedesco. Ecco: in periodi simili, c’è sempre da scomunicare un nemico; c’è sempre da fare terrorismo, maledicendo l’avversario che taglia le mani ai bambini, ieri belgi, oggi ucraini.

Poi, fatto il lavoro per cui si è pagati, ci si può ben dimenticare di scrivere che un attacco in grande stile è sì molto probabile, ma è quello dei nazisti ucraini contro il Donbass: ieri il portavoce delle milizie della DNR, Eduard Basurin, ha dichiarato che Kiev ha terminato la messa a punto dei piani d’attacco alle Repubbliche popolari.

Difficilmente i media nostrani seguiranno l’infelice Teodorico, che «inorridì a questa notizia e ne aveva ben motivo».

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