Poco fa il Tribunale Costituzionale di Madrid ha sospeso all’unanimità la consultazione popolare indipendentista convocata per il prossimo 9 novembre dalla Generalitat di Barcellona in territorio catalano, ammettendo così il ricorso presentato dal governo spagnolo. La sospensione del voto è di carattere provvisorio, spiega la stampa iberica, non comporta alcun pronunciamento dei giudici nel merito e nei prossimi giorni il tribunale supremo di Madrid dovrà decidere se mantenere o meno la sospensione. Ma la decisione potrebbe arrivare anche tra alcuni mesi, impedendo quindi che la popolazione catalana possa esprimersi sulla richiesta di indipendenza come chiesto da cinque diversi partiti della regione.
La sospensione della consultazione simbolica, indetta dal governo catalano dopo la bocciatura il 29 settembre, da parte della Spagna, del referendum vero e proprio inizialmente in programma il divieto alle istituzioni regionali di collaborare con la macchina elettorale e di mettere a disposizione locali pubblici rappresenta un’ennesima vittoria per il governo di Mariano Rajoy e per il suo Partito Popolare, che secondo i sondaggi se si votasse oggi crollerebbe al 20% dei consensi, dietro i socialisti e con il movimento Podemos al primo posto con quasi il 28% dei voti (virtuali).
Nel ricorso presentato al Costituzionale il governo di destra spagnolo ha incluso prove della partecipazione delle istituzioni regionali al referendum autogestito, considerata incostituzionale: tra queste l’indicazione data dal premier regionale Artur Mas ai mezzi di informazione e comunicazione di accettare pubblicità gratuita per incentivare la partecipazione al voto.
Proprio qualche ora prima un appello al governo spagnolo affinché consenta ai catalani di esprimere un voto sul loro futuro politico il prossimo 9 novembre era stato lanciato attraverso il manifesto “Let Catalans vote” da 10 personalità e intellettuali di caratura internazionale. L’appello, reso pubblico sulla pagina web letcatalansvote.org, sottolinea che “il modo migliore di risolvere i legittimi contrasti interni è il ricorso agli strumenti della democrazia”.
I 10 firmatari hanno chiesto “al governo spagnolo e alle altre istituzioni statali, così come alle omologhe istituzioni catalane”, di “lavorare congiuntamente per far sì che i cittadini catalani possano votare sul proprio futuro politico e affinché successivamente, sulla base del risultato, si aprano negoziati secondo il principio di buona fede”.
La lista delle personalità che appoggiano il manifesto è guidata da due Premi Nobel per la Pace, l’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu e l’argentino Adolfo Pérez Esquivel. Insieme a loro il regista Ken Loach; la sociologa olandese Saskia Sassen, docente alla Columbia University; il sociologo nordamericano Richard Sennett, professore della New York University; lo scrittore portoghese António Lobo Antunes; il critico letterario nordamericano Harold Bloom, professore della Yale University; il produttore e attivista irlandese Bill Shipsey, fondatore di Art for Amnesty Internacional; lo storico e ispanista britannico Paul Preston, docente alla London School of Economics; il diplomatico nordamericano Ambler Moss, ex ambasciatore degli Stati Uniti.
L’iniziativa è stata promossa nell’ambito della campagna “Ara és l’hora” (“È giunto il momento”), guidata dalle coalizioni indipendentiste Assemblea Nazionale Catalana (Anc) e dalla associazione Òmnium Cultural.
L’appello sottolinea che “una grande maggioranza di catalani ha manifestato, ripetutamente e in diverse forme, il desiderio di esercitare il diritto democratico a votare sul proprio futuro politico”. Di fronte a questo stato di cose, “impedire ai catalani di votare appare in contrasto con i principi ispiratori delle società democratiche”.
Ma i nazionalisti spagnoli non vogliono proprio saperne di lasciar scegliere ai catalani se rimanere o meno all’interno dello Stato Spagnolo.
Proprio ieri alcune decine di estremisti di destra spagnoli hanno tentato di interrompere e far saltare una conferenza organizzata nell’Ateneo di Madrid sulla questione del referendum e dell’indipendenza catalana. Centinaia di persone stavano ascoltando gli interventi dei rappresentanti di cinque diverse forze politiche catalane di sinistra e centrosinistra – Erc, Cup, Psc, Icv e Podemos – quando una trentina di fascisti che si erano seduti tra il pubblico hanno cominciato a gridare slogan nazionalisti spagnoli come “Viva la Spagna” e “Non ci ingannate, la Catalogna è Spagna”.
I sabotatori hanno anche sventolato alcune bandiere della Falange – l’organizzazione fascista alla guida della dittatura di Francisco Franco – prima di essere bloccati dai presenti e da alcuni poliziotti in borghese. Tra gli estremisti di destra protagonisti del blitz anche Manuel Andrino, leader della Falange Spagnola denunciato per la violenta irruzione di una squadraccia fascista all’interno della libreria Blanquerna di Madrid l’11 settembre del 2013, mentre si celebrava la festa nazionale catalana.
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