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Tra partecipazione e minacce, la Catalogna vota col fiato sospeso

Gli aggiornamenti 

10.00 – I voti favorevoli all’indipendenza sono circa l’80% di quelli emessi mentre i ‘no’ si fermano al 4,5%. Il 10% degli elettori ha votato ‘si’ al primo quesito – “vuoi che la Catalogna diventi uno stato?” – e ‘no’ al secondo – “vuoi che sia uno stato indipendente?”. L’1% ha votato si al primo quesito e scheda bianca al secondo, mentre il numero di schede completamente bianche ammonta a solo lo 0,5% del totale.

09.00 – E’ ancora in corso lo spoglio dei voti. Il numero totale dei votanti alla chiusura delle urne si aggira intorno ai 2milioni 250 mila. Una manciata di seggi resteranno aperti ancora per alcuni giorni per dar modo a chi non è riuscito a votare di esprimersi, e devono ancora essere conteggiati i voti emessi all’estero che dovrebbero essere alcune migliaia.

21.00I Mossos d’Esquadra, la polizia autonoma catalana, hanno spiccato 146 denunce amministrative nei confronti di altrettanti edifici pubblici adibiti a seggio elettorale durante la giornata di oggi. In totale sono state identificate dagli agenti circa 500 tra presidenti di seggio e scrutatori accusati di violare la sentenza del Tribunale Supremo spagnolo. In alcuni comuni sono stati gli agenti della Polizia Locale ad impedire che i promotori del referendum allestissero i seggi denunciandoli per vari reati come occupazione abusiva di suolo pubblico. Alcuni seggi infatti sono stati allestiti in alcune piazze e strade di Barcellona e di altre località catalane,

20.05 – Chiusi i seggi in tutta la Catalogna, anche se in alcuni c’è ancora gente che deve votare. I primi risultati sull’esito della consultazione dovrebbero arrivare intorno alle 22 di questa sera.

19.30 Alle 18.00 di oggi la partecipazione al voto ha raggiunto 1.977.531 persone. Il numero finale potrebbe quindi avvicinarsi ai due milioni e mezzo, superando il 50% degli aventi diritto e il numero di voti sovranisti emessi alle ultime elezioni. Segno che la proibizione di Madrid è stata assai poco efficace.

19.10Nuove significative adesioni al manifesto internazionale “Lasciate votare i catalani” che è stato firmato alla vigilia del voto anche dal Premio Nobel per la Letteratura Dario Fo e dallo scrittore Andrea Camilleri. Il manifesto, presentato lo scorso sabato, insiste sul fatto che “ il modo migliore di risolvere i legittimi contrasti interni è il ricorso agli strumenti della democrazia.” I venticinque firmatari fanno notare che “impedire ai catalani di votare appare in contrasto con i principi ispiratori delle società democratiche“. 
Tra i firmatari oltre al regista britannico Ken Loach anche lo statunitense Noam Chomsky, linguista del MIT e filosofo; l’olandese Johan Cruyff, il miglior calciatore europeo di tutti i tempi secondo la FIFA; lo scrittore sudafricano Ronald Kasrils, attivista anti-apartheid ed ex Ministro; lo scrittore pakistano Tariq Alì, attivista per i diritti umani; il blogger e dissidente cinese Hu Jia; lo scrittore irlandese Colm Tóibín; il giornalista Ignacio Ramonet, ex-direttore de Le Monde Diplomatique; i Premio Nobel per la pace Desmond Tutu e Adolfo Pérez Esquivel, la sociologa Saskia Sassen e altri ancora. 

18.50 – Presenti in Catalogna centinaia di osservatori internazionali provenienti da decine di diversi paesi e nazioni europee e non solo. Alcuni di loro sono deputati nazionali o eurodeputati. Presente tra le varie delegazioni quella del movimento della sinistra indipendentista sarda A manca pro s’indipendentzia.

18.35 – I dirigenti del partito razzista Plataforma per Catalunya (Coalizione per la Catalogna, nonostante il nome un partito di destra filospagnolo) ha presentado una denuncia al tribunale di Barcellona nel quale chiede l’arresto della vicepresidente del governo catalano Joana Ortega accusata di apparire regolarmente sui media per informare sull’andamento della consultazione popolare di oggi. 

18.30 – Il giudice competente ha respinto la denuncia avanzata dai dirigenti del partito liberale spagnolo UPyD. Il partito ha denunciato il presidente della Generalitat catalana e i Consiglieri dell’Istruzione e dell’Interno e chiedeva di chiudere d’urgenza tutti gli edifici pubblici adibiti a seggio, sequestrare tutti i materiali elettorali e arrestare i responsabili della consultazione. 

18.20 – Numerose manifestazioni promosse dalla sinistra indipendentista basca si sono tenute nelle città di Euskal Herria, dove ha ondeggiato tanto l’Ikurrina basca quanto la Senyera catalana. 

18.15 – Sono solo 200 le persone che si sono riunite in Plaza de Catalunya a Madrid per manifestare contro il referendum aderendo all’appello di numerose formazioni nazionaliste spagnole e di destra. Bandiere e simboli fascisti bene in evidenza, bandiere catalane date alle fiamme.

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18.10 – L’allenatore del Bayern Monaco, Pep Guardiola, è tornato a Bacellona dalla Germania per votare. Uscendo dalla Istituzione Culturale CIC adibita a seggio non ha voluto rivelare come aveva votato dichiarando comunque l’importanza di partecipare a “una giornata storica”. 

18.05 – Rappresentanti del governo spagnolo hanno affermato che quello che si sta celebrando in Catalogna oggi è “un esercizio antidemocratico e inutile” e che oltretutto non avrà alcun effetto giuridico. 

18.00 – Alle 11.45 di questa mattina un gruppo di cinque estremisti di destra ha fatto irruzione nell’Istituto Alberghiero di Girona, dove è allestito un seggio, ed ha distrutto il materiale elettorale scontrandosi con gli scrutatori e con alcuni elettori che sono riusciti a espellere i fascisti dall’edificio, poi fermati dai Mossos d’Esquadra che però poco dopo li hanno rilasciati senza neanche denunciarli.
In contemporanea un centinaio di ultras di destra hanno manifestato davanti alla sede della prefettura di Barcellona lanciando slogan nazionalisti spagnoli e bruciando alcune bandiere catalane.

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17.55 – La polizia autonoma catalana che oggi ha schierato quasi 7000 agenti nelle strade della regione non ha ricevuto l’ordine di identificare i presidenti di seggio come invece chiesto dalla Procura generale di Madrid. Il loro compito, ha informato il governo regionale, è soltanto quello di vigilare sul regolare svolgimento della consultazione. In realtà a metà giornata i Mossos d’Esquadra hanno consegnato alla Procura regionale catalana l’elenco completo di tutte le scuole, i centri culturali e gli edifici pubblici che oggi sono stati adibiti a seggio. La lista potrebbe essere la base per una eventuale denuncia dei loro responsabili per aver disobbedito agli ordini del governo di Madrid e della Corte Suprema.

17.50 – Il coordinatore nazionale di ICV (Iniziativa per la Catalogna – Verdi, ecosocialisti), Joan Herrera, ha votato si al primo quesito e no al secondo, quello sull’indipendenza totale.

17.45 – Per tutto il giorno migliaia di volontari stanno chiedendo a tutti gli elettori che si recano alle urne di firmare un atto di denuncia presso le Nazioni Unite del governo e delle istituzioni centrali spagnole per violazione del diritto all’autodeterminazione del popolo catalano.

17.40 – Le detenute della sezione femminile del carcere di Barcellona hanno preteso di poter esercitare il loro diritto di voto, gridando slogan a favore della consultazione. 

17.35 – Si segnalano atti di sabotaggio della consultazione provenienti da varie parti. Le serrature di alcune scuole adibite a seggio elettorale in diversi comuni sigillate col silicone, il sito web dell’Assemblea Nazionale Catalana messa fuori uso da un attacco di hacker, il divieto della direzione delle Poste Spagnole nei confronti dei propri dipendenti di partecipare in alcun modo all’iniziativa di oggi. L’organizzazione di estrema destra La España en Marcha ha convocato una manifestazione che incita esplicitamente a sabotare le urne. 

17.30 – “Non è la consultazione definitiva, ma è molto importante”, ha detto oggi Artur Mas, dopo aver votato alla Escola Pia di Barcellona, dove è stato accolto da una selva di applausi e grida di “indipendenza”. Mas ha fatto appello al governo centrale ad “ascoltare il clamore della Catalogna”: “La regione merita un referendum definitivo, se è possibile concordato con lo Stato spagnolo. La nostra volontà è andare avanti, continuare alla guida di questo processo politico per ascoltare la voce dei catalani e rispettare il loro diritto a decidere sul loro futuro”. “Qualunque cosa accada, oggi abbiamo già vinto”, ha detto invece Carme Forcadell, presidente dell’Assemblea nazionale catalana (ANC), coalizione che raggruppa associazioni ed enti a favore dell’indipendenza, dopo aver votato poco dopo le 9 in un seggio a Valles de Sabadell, in provincia di Barcellona. Forcadell ha ringraziato le migliaia di volontari mobilitati per le operazioni di voto e la gente che si sta recando a votare “sfidando lo Stato” centrale. “Non votiamo per l’indipendenza, che verrà più avanti, votiamo per difendere le nostre libertà”, ha detto parlando ai media. 

17.20 – I 6700 seggi elettorali hanno aperto alle 9.00 di questa mattina e chiuderanno alle 20. Alta la partecipazione al voto, nonostante il valore solo simbolico del referendum: alle 13 ben 1.142.910 di persone (su circa 4,5 milioni di aventi diritto) avevano già votato. Alle ultime elezioni europee, alla stessa ora avevano votato circa 1.300.000 elettori. 

17.15 – Il presidente catalano Artur Mas ha rinnovato l’invito agli abitanti della sua regione a partecipare alla consultazione popolare sull’indipendenza della Catalogna, voto simbolico e osteggiato da Madrid. Qualsiasi azione per bloccare l’afflusso dei catalani alle urne organizzate malgrado il divieto del governo centrale costituirebbe “un attacco diretto alla democrazia”, ha ammonito Mas.

17.10I nazionalisti spagnoli, i gruppi di estrema destra e alcuni ambienti liberali si sono organizzati per boicottare la consultazione popolare di oggi riunendosi nella coalizione Todos somos Cataluña (La Catalogna siamo tutti) che ha convocato presidi in diverse città spagnole alle quali hanno aderito gruppi ultrà come la Fundación para la Defensa de la Nación Española (Denaes), Unidad y Diversidad, la Asociación de Víctimas del Terrorismo, Dignidad y Justicia, Moviment Cívic 12-O, HazteOir, Círculo Balear, Constitución y Libertad o la Asociación por la Tolerancia. Anche il Partito Popolare, i liberali catalani di Ciutadans (C’s), la scissione di destra del PP Vox e i liberali spagnoli di UPyD appoggiano la mobilitazione. Quest’ultima formazione, diretta dall’ex dirigente socialista Rosa Diez, ha denunciato il governo catalano per “disobbedienza, prevaricazione e omissione di atti d’ufficio”.  

17.05 – Il governo catalano “risponderà fino alla fine del processo” di consultazione sull’indipendenza fissato per domenica, ma “non lo attuerà”, per non incorrere nella violazione decretata dalla Corte costituzionale. Lo ha chiarito oggi Joan Rigol, il coordinatore del Patto Nazionale per il Diritto a Decidere, che riunisce circa 3mila enti, partiti e sindacati del fronte indipendentista. Il governo centrale, per bocca della vicepremier Soraya Sanz de Santamaria, ha chiesto all’esecutivo catalano di “evitare di mettere anche un solo funzionario o dipendente pubblico in una situazione di seppur minima incertezza” e inquietudine riguardo “il rispetto della legge”.

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L’articolo

Sarà pure simbolico e senza alcun valore legale o giuridico ma il doppio referendum sull’autodeterminazione della Catalogna in atto oggi nella regione del nord dello Stato Spagnolo ha acquisito un significato straordinario. Anche perché se quello di oggi è di fatto una specie “maxisondaggio” come affermano di spregiativamente i nazionalisti spagnoli ciò è vero nella misura in cui il governo e le istituzioni di Madrid hanno lavorato per impedire che fosse un referendum vero e proprio rivolgendosi ad una Corte Suprema espressione degli ambienti più conservatori e reazionari della ‘Spagna profonda’.

Fatto sta che oggi sono milioni i cittadini catalani che si stanno recando alle urne per rispondere al doppio quesito sul futuro della Catalogna: “vuoi che la Catalogna diventi uno stato? In caso affermativo, vuoi che sia uno stato indipendente?”. Ovunque sono segnalate lunghe file di votanti ai seggi, segno che l’iniziativa promossa da tutti i partiti indipendentisti – Ciu di centrodestra, Cup di sinistra radicale, Erc e Icv di centrosinistra – ha stimolato una straordinaria partecipazione, frutto anche delle forti minacce che tuttora gravano sulla possibilità che il popolo catalano si esprima liberamente. Stamattina in molti si sono svegliati senza sapere se avrebbero trovato o meno le urne, se la polizia spagnola avrebbe permesso il regolare svolgimento della consultazione.
Già venerdì sera parecchie decine di migliaia di persone avevano partecipato alla chiusura della campagna con Carme Forcadell, presidente dell’Assemblea Nazionale Catalana, che alla folla ha gridato “Domenica dimostreremo che presto la Catalogna sarà un Paese libero e indipendente”. E così pare che stia andando.
Nei giorni scorsi alcune migliaia di volontari hanno improvvisato dei veri e propri call center per convincere il numero più alto possibile di persone a partecipare al ‘referendum’.  Anche se il governo centrale ha imposto all’esecutivo regionale di non favorire in alcun modo l’iniziativa e di non mettere a disposizione edifici pubblici per la sistemazione dei seggi e per il conteggio dei voti, Artur Mas si appella proprio al fatto che la consultazione di oggi non è giuridicamente vincolante,  come imposto da Madrid, e che viene gestita da volontari della società civile e non da funzionari pubblici.
Una disobbedienza soft, quella del presidente catalano Artur Mas, un nazionalista liberale che ha abbracciato la causa indipendentista sulla spinta della pressione popolare e della mobilitazione trasversale del panorama politico catalano, capace di spaccare in due anche la sezione locale del Partito Socialista reduce dall’espulsione di alcuni dirigenti indipendentisti dopo che alcuni avevano già abbandonato la formazione una volta egemone.
E così oggi circa 41 mila volontari – militanti dei partiti indipendentisti, dell’ANC, dell’associazione culturale Omnium Culturale, dei sindacati e di varie realtà sociali territoriali – stanno gestendo la macchina elettorale nei circa 1317 seggi approntati in 942 comuni sui 947 che conta la regione. Ammessi al voto sono tutti i residenti con più di 16 anni, compresi i cittadini stranieri che vivono in Catalogna; in tutto circa 4,5 milioni di persone. Anche 220 mila catalani residenti in 19 diversi paesi potranno partecipare alla consultazione, Italia compresa.
Se Mas ha dovuto spingersi fino ad adottare una disobbedienza soft affatto scontata – altrimenti il referendum l’avrebbe gestita completamente la sinistra indipendentista, lasciando al palo i centristi di Ciu – anche Madrid ha adottato un comportamento intermedio. Teoricamente la Policia Nacional, la Guardia Civil e anche i Mossos d’Equadra – polizia autonoma ma comunque alle dipendenze del ministero degli Interni spagnolo – avrebbero dovuto intervenire per impedire il voto, sequestrando le urne e i seggi e denunciando coloro che sono coinvolti nell’iniziativa. Ma ciò è accaduto solo in minima parte, perché il debole esecutivo del Partito Popolare e i socialisti (all’opposizione ma fortemente centralisti) sanno che una reazione simile avrebbe scatenato un forte effetto boomerang. Nei mesi scorsi tutti i sondaggi indicano che l’80% dei catalani è a favore di una consultazione popolare sull’autodeterminazione, e che circa il 50% è a favore di un’indipendenza totale.
Comunque il prefetto della Catalogna ha inviato una lettera a tutte le autorità locali – inclusi i direttori delle scuole pubbliche – che ricorda loro “l’importanza” di rispettare e far rispettare le sentenze del Tribunale costituzionale che proibisce la consultazione di oggi. La violazione è teoricamente punibile, per i componenti del governo regionale e per i funzionari pubblici, con l’interdizione dai pubblici uffici.


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