“Secondo l’Islam è sbagliato condividere fotografie personali sui social media”. E’ quanto sostiene la Direzione affari religiosi (Diyanet) del governo turco, massima autorità in materia di questioni religiose che dipende direttamente dall’ufficio del primo ministro Davutoglu e che in una vera e propria fatwa che non ha mancato di suscitare polemiche e di evidenziare l’ingerenza religiosa nella vita civile bolla come negativa la pubblicazione di foto con la propria immagine sui social network. “E’ sconveniente, per la religione, che una persona esponga la propria privacy su piattaforme virtuali e la condivida con altre persone” ha scritto Diyanet.
Ma per ora le preoccupazioni del governo e degli apparati di sicurezza di Ankara a proposito della rete si accentrano sugli attacchi condotti con sempre maggiore efficacia dal collettivo di hacker comunisti Redhack che alcuni giorni fa ha cancellato le bollette di centinaia di famiglie dopo esser riuscita a penetrare nel sistema informatico della società elettrica della regione di Soma, la stessa dove a maggio un’esplosione in una miniera di carbone causata dalla mancanza di misure di sicurezza ha causato la morte di 301 minatori e dove recentemente un consorzio ha distrutto seimila piante di olivo per far posto ad un centrale elettrica giudicata innecessaria da un tribunale turco. Redhack, che ha causato un danno alla Soma Electricity Production company di circa 500 mila euro, ha dedicato il blitz informatico “alla gente di Yirca e Validebag e a tutti quelli che pensano che ci sono cose più importanti dello status e dei soldi”.
Il ministro dell’energia del governo liberal-islamista di Ankara è intervenuto personalmente per sminuire la portata dell’attacco, affermando che le copie originali delle bollette sono conservate nei computer della Teias, cioè la compagnia energetica nazionale. Che sia vero o no l’azione di Redhack, che ha diffuso in rete un breve video in cui mostra la facilità con la quale è riuscita a impossessarsi delle chiavi per introdursi nel sistema informatico della compagnia e manometterlo, ha suscitato una grande ondata di simpatia in quella parte dell’opinione pubblica che mal tollera il piglio autoritario di Erdogan e del premier Davutoglu, così come le prepotenze delle società che appoggiano il partito di governo Akp e che in cambio hanno ricevuto il via libera per la realizzazione di progetti speculativi e grandi opere giudicati spesso come inutili e dannose.
Redhack ha iniziato la sua attività da molti anni, precedendo l’entrata in scena a livello internazionale di Anonymous e di altre realtà di hacker attivismo politico e sociale; si definisce un collettivo comunista ed utilizza simbologie direttamente legate alla storia del movimento anticapitalista, prendendo di mira siti del governo, delle forze di sicurezza, dell’esercito, dell’intelligence, della classe politica e di alcune lobby economiche legate al potere con l’obiettivo dichiarato di svergognare la corruzione dei leader del partito liberal-islamista e le ingiustizie compiute dal potere contro la popolazione, i lavoratori e le minoranze. Molti dei suoi componenti sono stati arrestati e condannati a pene pesantissime da parte del sistema giudiziario turco che considera Redhack alla stregua di una vera e propria “organizzazione terroristica”.
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Monia De Moniax
è così che si fa l’Evoluzione.
Diventiamo Tutti Hacker e saranno $pac CIA ti Ah Ah Ah