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Su armi e Siria, tra Francia e Turchia è luna di miele

Il governo Davutoglu sostiene lo Stato Islamico, l’esercito turco bombarda i curdi e la polizia spara sui manifestanti che denunciano le complicità del regime di Ankara con i jihadisti in Siria e Iraq. Il governo francese risponde immediatamente all’appello di Obama a formare una coalizione internazionale contro l’Isis e invia i suoi caccia a bombardare i miliziani sunniti in Medio Oriente.

Due politiche opposte, apparentemente. Ma che non impediscono a Parigi ed Ankara di consolidare un’alleaza di ferro nel settore degli armamenti e di cercare un’intesa sui futuri assetti del Medio Oriente. Negli ultimi mesi Parigi ha fortemente rilanciato il suo interventismo nell’area, offrendosi come partner del governo iracheno alle prese con gli integralisti islamici quando gli Stati Uniti sembravano non essere molto interessati ad aiutare Baghdad (considerata eccessivamente vicina all’Iran) e impegnandosi a rifornire di armi il governo libanese per indebolire Hezbollah in accordo con l’Arabia Saudita.

Del resto la nuova alleanza tra Turchia e Francia sta permettendo a Parigi di accaparrarsi appalti miliardari in Turchia nel settore della difesa, un po’ come accadeva per l’Italia quando l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi vantava una “amicizia personale” con Recep Tayyip Erdogan, divenuto nel frattempo presidente di una repubblica de facto presidenziale. Proprio su questo ha titolato un suo articolo il quotidiano turco Hurriyet: “Nella difesa, Hollande diventa il ‘nuovo Berlusconi’ di Erdogan”.

L’analisi ricorda come nel decennio passato l’Italia fosse il più strenuo sostenitore dell’adesione della Turchia all’Ue, in un momento in cui la Francia di Nicolas Sarkozy invece vi si opponeva. In quel periodo “il commercio di armi tra i due alleati della Nato ha conosciuto un boom e le aziende italiane si aggiudicarono contratti da miliardi di dollari in Turchia”, scrive Hurriyet. “Ora sostituite Berlusconi con Francois Hollande e la ‘adesione all’Ue’ con una ‘politica comune sulla Siria’ e i vincitori sono i costruttori francesi di armamenti”.

Hurriyet ricorda ancora che l’italiana Finmeccanica ha aperto una sede in Turchia e “da lì l’Italia è diventato il secondo fornitore di Ankara dopo gli Usa” nel settore della difesa. Tra i contratti sottoscritti dagli italiani, quelli multimiliardari per la costruzione di elicotteri militari, di velivoli da pattugliamento, di imbarcazioni militari e del primo satellite militare turco. Una posizione di vantaggio, quindi, che l’Italia è decisa a mantenere. Non a caso, a giorni il premier Matteo Renzi dovrebbe essere impegnato in una visita ufficiale proprio in Turchia.

Nello stesso periodo dell’ascesa italiana, le aziende francesi venivano inserite da Ankara in una lista nera, in segno di rappresaglia per una risoluzione del parlamento di Parigi che riconosceva il genocidio degli armeni, formulazione intollerabile per i nazionalisti turchi (laici o islamisti poco cambia). Questo ‘boicottaggio di Stato’ fece precipitare le commesse francesi in Turchia. Ma la ritrovata intesa politica con il ‘socialista’ Francois Holland, soprattutto in merito alla crisi siriana, sta cambiando velocemente la situazione.

Anche se Parigi aderisce alla coalizione militare contro l’Isis di Obama e Ankara no (finché gli Usa non gli daranno il via all’invasione della Siria) la Francia vuole la destituzione di Bashar al-Assad, proprio come la Turchia. “La posizione sulla Siria fa della Francia il paese a noi più vicino tra gli alleati occidentali – ha detto a Hurriyet un diplomatico turco – E’ questo è molto apprezzato dai nostri leader”. Così, a gennaio Hollande ha visitato la Turchia, la prima volta per un presidente francese da 22 anni a questa parte, e ha avuto colloqui di alto livello proprio nel settore della difesa.

Con lui c’era una delegazione di 90 imprenditori in rappresentanza di 60 aziende del settore della difesa e di cinque consorzi specializzati in settori come quello aerospaziale e della difesa via mare. Il 10 ottobre i ministri degli Esteri dei due paesi hanno sottoscritto un accordo biennale per l’incremento degli scambi e il 31 ottobre Hollande ed Erdogan si sono incontrati a Parigi per discutere della “crisi siriana”.

Naturalmente anche in quell’occasione si è discusso anche di cooperazione nel settore della Difesa e in particolare del mega-contratto per la costruzione di un sistema turco di difesa antiaerea e antimissile. Nel 2013 la Turchia ha scelto la Cina per la realizzazione del sistema, ma di recente Erdogan ha annunciato la riapertura dei colloqui con la Francia, che nel quadro del consorzio europeo Eurosam (di cui fanno parte anche aziende italiane), aveva presentato una proposta per il progetto.

Turchia e Francia hanno inoltre organizzato ad Ankara una Giornata dell’industria turco-francese, dedicata proprio al settore della difesa, e hanno sottoscritto numerosi memorandum di cooperazione bilaterale. “E’ altamente probabile – ha detto a Hurriyet un collaboratore del premier turco Ahmet Davutoglu – che la nuova intesa politica tra Turchia e Francia avrà un’eco negli scambi commerciali, soprattutto nelle forniture per la difesa”.

“Ciò di cui le aziende italiane hanno beneficiato negli anni recenti – ha aggiunto un analista del settore della difesa – potrebbe ripetersi per le aziende francesi. Potremmo vedere una mano invisibile che dà una spinta in avanti ai candidati francesi”.

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