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Proteste e scontri ad Haiti, si dimette il Primo Ministro

Dopo mesi di proteste popolari, manifestazioni e scontri, ieri il primo ministro haitiano, Laurent Lamothe ha annunciato le proprie dimissioni. La decisione ha fatto seguito dopo che il presidente della Repubblica, Michel Martelly, si era detto favorevole alla destituzione del capo del governo come passo per superare la crisi politica che sconvolge il paese e per salvare sè stesso. Lascio lincarico di primo ministro con la consapevolezza di aver svolto un buon lavoro ha affermato Lamothe nel suo ultimo discorso alla nazione.

Oltre alla destituzione del premier in carica del maggio del 2012, la Comissione Consultiva, organismo di cui fanno parte 11 notabili nominati dal capo dello Stato, ha chiesto anche la sostituzione del presidente del Consiglio Superiore del Potere Giudiziario (CSPJ) Anel Alexis José, e dei giudici del Consiglio Elettorale Provvisorio (CEP). La Commissione Consultiva ha sollecitato anche la liberazione dei prigionieri politici e che i senatori accettino alcuni emendamenti alla legge elettorale per facilitare il dialogo tra governo e opposizione e permettere che si vada finalmente alle urne, visto che le elezioni dovevano svolgersi teoricamente tre anni fa.
Sono settimane che le strade di Haiti sono sconvolte da proteste, manifestazioni e scontri. Lopposizione reclama anche le dimissioni di  Michel Martelly, accusato insieme al premier di guidare un governo e istituzioni corrotte, e chiede anche la liberazione dei leader dellopposizione imprigionati durante le proteste nel mese di ottobre e mai portati davanti ad un giudice per convalidare le accuse e la detenzione.
La polizia haitiana, supportata dalle forze militari della Missione dellOnu per la stabilizzazione di Haiti (Minustah, considerata una vera e propria forza di occupazione straniera da buona parte della società haitiana e da alcune forze politiche locali) ha disperso venerdì nella capitale Port-au-Prince migliaia di persone che tentavano di raggiungere in corteo la sede del Palazzo Nazionale per chiedere per lennesima volta la rinuncia del Presidente e del Primo Ministro. Gli agenti hanno attaccato i dimostranti – che avevano deviato dal percorso prestabilito dirigendosi alla sede del Governo – con gas lacrimogeni ma anche con colpi di arma da fuoro sparati in aria; i manifestanti hanno risposto con lanci di pietre e oggetti vari, oltre che erigendo barricate in vari quartieri della capitale haitiana. Gli scontri sono continuati anche ieri nonostante la rimozione di Lamothe e un manifestante è stato ucciso dai colpi di arma da fuoco esplosi dalla polizia e dalle truppe dell’Onu contro alcuni dimostranti che tentavano di entrare all’interno del Palazzo Presidenziale.
Non è la prima volta che i “peacekeeper” dell’Onu attaccano i manifestanti ad Haiti. Già nel 2010, un uomo è morto per un proiettile sparato da un soldato della Minustah durante una protesta proprio contro la missione delle Nazioni Unite. 
Protagonisti della rivolta contro il governo ma anche contro la Commissione Consultiva, accusata di voler salvare il presidente sacrificando il premier e qualche altra carica dello Stato, soprattutto i dirigenti e i militanti del partito Famiglia Lavalas (di centrosinistra), diretto dall’ex presidente Jean Bertrand Aristide, nel frattempo sottoposto a un processo per corruzione.
La tensione è cresciuta a dismisura verso la fine di ottobre con l’arresto del procuratore generale, André Michel, che ha svelato alcuni casi di corruzione riguardanti uomini dell’attuale governo e dopo il rinvio delle elezioni previste il 26 ottobre e mai celebrate.

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