Di pirati in Corno d’Africa se ne trovano sempre meno tuttavia il Consiglio dell’Unione europea ha deciso di estendere l’operazione militare anti-pirateria “Atalanta” fino al 12 dicembre 2016. La proroga per altri due anni delle attività di perlustrazione aeronavale a largo delle coste della Somalia comporterà per l’Ue una spesa di 14,7 milioni di euro. “Il sistema economico della pirateria ha subito colpi pesanti ma non è finito”, ha dichiarato il Comando delle forze navali dell’Unione europea (EU Navfor). “Nonostante i significativi progressi conseguiti dall’operazione Atalanta, sono tutti concordi nel ritenere che la minaccia della pirateria resta viva”, spiega la rappresentante Ue per gli Affari esteri e le politiche di sicurezza, Federica Mogherini. “Dobbiamo continuare a mantenere la pressione sui pirati per dare sicurezza al Corno d’Africa. Questo è nel nostro comune interesse”.
In verità, le unità militari di “Atalanta” hanno registrato nel 2014 solo cinque “incidenti” ascrivibili ad atti di pirateria in acque somale, quatto dei quali classificati come “eventi sospetti” e solo uno, a febbraio, identificato come un vero e proprio “attacco”. “L’anno peggiore è stato il 2011 quando furono registrati 166 eventi sospetti, ridottisi a 73 nel 2012 e ad appena 20 lo scorso anno”, riporta EU Navfor. La drastica riduzione degli atti di pirateria in Corno d’Africa e nel mondo è confermata dall’International Maritime Bureau (IMB). L’agenzia internazionale ha registrato nei primi nove mesi di quest’anno 178 episodi (rispetto ai 352 dello stesso periodo del 2011), con 17 imbarcazioni assaltate, 124 abbordate e 10 incendiate. Una decina gli incidenti che hanno interessato le acque della Somalia, 13 la Nigeria (29 nel 2013) e 4 il Ghana (nessuno nel 2013). “Nel corso del 2014 si è registrato tuttavia un preoccupante aumento degli attacchi contro le piccole navi cisterna di cabotaggio nel sud-est asiatico”, allerta l’IMB.
Dallo scorso 6 agosto, il comando dell’operazione “Atalanta” è stato assunto dal contrammiraglio Guido Rando. La Marina miliare italiana guida per la terza volta le attività Ue anti-pirateria in Corno d’Africa da quando, nel dicembre 2008, ha preso il via “Atalanta”. Obiettivo principale “ufficiale” della missione militare a cui partecipano 21 Stati membri dell’Ue e due paesi non Ue è la scorta alle navi mercantili del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP), incaricate di consegnare aiuti alimentari in Somalia, oltre che la deterrenza, repressione e interruzione della pirateria marittima e la sorveglianza dell’attività della pesca al largo delle coste della Somalia. Recentemente il Consiglio Ue ha aggiunto alcuni “obiettivi secondari” al mandato di “Atalanta”: in particolare, “le unità aeronavali possono contribuire con i mezzi e le capacità esistenti, a un maggiore approccio complessivo dell’Ue alla Somalia, anche a supporto del Rappresentante speciale Ue per il Corno d’Africa”. Possono essere forniti altresì, supporto logistico, esperti e addestramento in mare per altri attori Ue, “in particolare le missioni di rafforzamento delle capacità marittime regionali (come EUCAP Nestor, la missione civile dell’Unione europea impegnata nelle attività di capacity building nell’area)”. L’operazione “Atalanta” può intervenire pure a sostegno dell’EU Training Mission (EUTM) Somalia (la missione europea di formazione delle forze di polizia e dell’esercito somalo), “al fine di contribuire alla creazione delle capacità necessarie agli stati rivieraschi dell’area per svolgere efficacemente il controllo delle acque d’interesse”. Il personale Ue può essere impiegato direttamente pure nelle attività di assistenza e addestramento delle forze navali, di polizia e delle guardie costiere della regione del Corno d’Africa.
La task force 465 di “Atalanta” è composta attualmente da una fregata belga, una olandese e una spagnola, da un’unità rifornitrice di squadra tedesca, da due velivoli ad ala fissa (uno tedesco e uno spagnolo) e da uno staff internazionale formato da 34 ufficiali e sottufficiali di Belgio, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Olanda, Portogallo, Romania, Serbia e Spagna. Alle operazioni anti-pirateria la Marina militare italiana ha assegnato sino alla fine del gennaio 2015 la fregata lanciamissili “Andrea Doria”, con un equipaggio di 208 comprensivo dei team specialistici della Brigata Marina “San Marco”, del Gruppo Operativo Subacquei e della Sezione Elicotteri con un velivolo EH 101. Dallo scorso mese di settembre, il 32° Stormo dell’Aeronautica militare di stanza ad Amendola (Foggia) ha messo a disposizione dell’Ue due velivoli a pilotaggio remoto Predator “A Plus” per la “sorveglianza e il riconoscimento di attività sospette riconducibili al fenomeno della pirateria”. I droni operano dall’aeroporto di Chabelley (Gibuti) e sono utilizzati pure in funzioni d’intelligence a favore delle forze governative somale in lotta contro le milizie islamico-radicali di Al Shabab.
“Dall’assunzione del mio incarico di force commander della forza navale europea per l’Operazione Atalanta, non si sono verificati attacchi o incidenti riconducibili al fenomeno della pirateria”, ha dichiarato il contrammiraglio Guido Rando in un’intervista al Velino, il 10 novembre 2014. “La significativa riduzione del fenomeno della pirateria a partire dalla fine del 2011 è dovuta ai successi conseguiti negli ultimi anni e ai concomitanti effetti di diversi fattori, tra i quali lo sforzo esercitato dalla Forza Navale Europea in coordinamento con gli altri dispositivi aeronavali di coalizione (Nato e Combined Maritime Force, la forza marittima congiunta guidata dagli Stati Uniti d’America) o dei cosiddetti Indipendent Deployers (Cina, India, Russia, Giappone, Corea del Sud) e la conseguente adozione delle Best Management Practices, le misure di autoprotezione delle navi, l’assunzione di rotte e velocità più sicure, nonché da un più efficace controllo del territorio e contrasto alle organizzazioni criminali da parte delle autorità somale”.
Secondo il contrammiraglio Rando, “Atalanta” ha consentito la consegna di oltre un milione di tonnellate di aiuti del WFP alla popolazione somala, mentre “sono stati arrestati dalle unità EU Navfor e successivamente riconosciuti colpevoli del reato pirateria dall’autorità giudiziaria 128 soggetti”. “Oltre all’azione di deterrenza esercitata con la presenza di navi e aerei militari nell’area – ha aggiunto Rando – un’altra importante attività di EU Navfor è stata finalizzata alla raccolta di informazioni utili alla comprensione del pattern of life, ossia le normali attività sociali ed economiche svolte dalle popolazioni costiere”.
Il 3 giugno 2014, anche i ministri della Difesa della Nato hanno deliberato l’estensione dell’operazione militare anti-pirateria “Ocean Shield” sino alla fine del 2016. La task force 508 di “Ocean Shild” ha preso il via nell’agosto 2008 e vede oggi le unità aeronavali della Nato pattugliare una vasta superficie marittima compresa tra il Golfo Arabico a nord, le Seychelles a sud, il Golfo di Aden ad ovest e le Maldive ad est. “Ocean Shield contribuisce a proteggere una delle rotte navali più importanti al mondo e dove i pirati continuano ad attaccare le unità navali”, afferma il Comando generale dell’Alleanza Atlantica. “Nel 2013, la Banca Mondiale ha stimato che annualmente la pirateria causa danni all’economia internazionale per 18 miliardi di dollari. Gli sforzi anti-pirateria della Nato aiutano a ridurre questo costo”. Ampissimo il mandato assegnato alle unità aeree e navali impiegate con “Ocean Shield”. “La flotta Nato può perseguire attivamente le navi pirata sospette per prevenire gli attacchi”, riporta il Comando della task force 508. “I Nato boarding teams possono abbordare una nave sospetta per verificare se i pirati sono a bordo di essa. Le unità possono usare la forza per fermare i pirati. Tutti i pirati arrestati sono trasferiti il più presto possibile alle agenzie nazionali responsabili dell’applicazione delle leggi. In aggiunta a queste attività e come parte dell’Operazione Ocean Shield, la Nato sta operando con altri corpi internazionali per aiutare a sviluppare la capacità dei paesi della regione a contrastare da sé la pirateria”. Alle operazioni marittime dell’Alleanza contribuiscono periodicamente le forze navali di paesi latinoamericani e asiatici. A settembre e a novembre, si sono tenute nel Golfo di Aden una serie di esercitazioni congiunte tra le unità del Giappone e della Nato. Esse sono state condotte nel quadro dell’Individual Partnership and Co-operation Programme (IPCP), sottoscritto in primavera dal Segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen e dal Primo ministro giapponese Shinzō Abe per “rafforzare il dialogo politico e la cooperazione militare, soprattutto nel campo della lotta alla pirateria e dell’assistenza in caso di disastri”.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa