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Grecia: lo spauracchio dell’uscita dall’euro

Quando mancano venti giorni al cruciale voto politico in Grecia la breve campagna elettorale ellenica si surriscalda. Il tutto nel segno dell’incertezza massima: il partito della sinistra Syriza resta infatti in testa ai sondaggi d’opinione, come ormai da mesi, ma il suo vantaggio sui conservatori di Nea Dimokratia si assottiglia lievemente e comunque il vantaggio non sembra sufficiente ad assicurare ad Alexis Tsipras la maggioranza assoluta in Parlamento. Un problema non da poco vista la quasi totale assenza di altri partiti disponibili a governare insieme a Syriza. 

E’ quanto emerge dai risultati del sondaggio d’opinione condotto dalla società Rass, per conto del quotidiano “Eleftheros Typos”. Un sondaggio che contiene anche un altro messaggio rilevante, nel bel mezzo della bufera di affermazioni e smentite da Berlino e Bruxelles sulla possibilità di un’uscita di Atene dall’Euro: il 74,2% degli intervistati afferma di essere contrario ad una uscita dall’Euro che, in verità, Syriza non propone affatto e che nei giorni scorsi è stata una fonte del governo tedesco ad agitare più per spaventare il timoroso elettorato greco che per segnalare una possibilità concreta.
Proprio oggi il portavoce della Commissione Europea ha ribadito che l’appartenza della Grecia alla zona dell’Euro è, e resta, “irrevocabile”. Parlando alla stampa, Annika Breidthardt ha esplicitato che “l’appartenenza all’euro è irrevocabile” e che tale regola è inscritta nel trattato europeo, con riferimento al paragrafo terzo dell’articolo 140 del Trattato di Lisbona. Quanto all’ipotesi che in concreto un paese possa comunque uscire dall’Euro, un’altra portavoce, Margaritis Schinas, ha puntualizzato: “non intendiamo perdere in speculazioni su scenari che rischiano di essere interpretati in un contesto che non si pone neppure”. La commissione era stata sollecitata ad intervenire dopo un articolo pubblicato sabato dal settimanale tedesco Der Spiegel, secondo il quale il governo di Berlino giudicherebbe inevitabile l’uscita della Grecia dall’Euro in caso di vittoria alle politiche della sinistra radicale di Syriza. Da segnalare che oggi il presidente francese, Francois Hollande, ha – bontà sua! – riconosciuto che “I greci sono liberi di decidere in modo sovrano i loro governanti… “.

In base al rilevamento Syriza ottiene il 30,4% delle preferenze contro il 27,3% di Nea Dimokratia, perno dell’attuale governo. Al terzo posto si trova il Partito Comunista di Grecia (Kke) con il 4,8%. Seguono To Potami (Il Fiume, formazione liberale) con il 4,7%, il partito nazista Chrysi Avghi (Alba Dorata) con il 3,8% e il Pasok (socialista) con solo il 3,5%. Alla domanda su chi sarebbe il miglior primo ministro al momento per la Grecia, il 41% degli intervistati ha indicato l’attuale capo del governo Antonis Samaras, contro il 33,4% che ha espresso una preferenza per Alexis Tsipras, leader di Syriza che sfida ancora una volta il premier Antonis Samaras a tenere un dibattito in tv. “Abbiamo un obbligo verso la Storia. Serve un dibattito televisivo pubblico, chiaro e aperto, di fronte al nostro giudice ultimo: il popolo greco – ha affermato Tsipras – Le elezioni del 25 gennaio sono forse le più decisive della nostra storia moderna. Il popolo greco, dopo quattro anni di sacrifici senza fine, deve scegliere tra due strategie diametralmente opposte. E nonostante il breve processo elettorale, gli elettori vogliono conoscere tutte le nostre proposte, argomenti, impegni”.
Samaras, impegnato in un tour elettorale nel nordest si è detto da parte suo “ottimista” sul risultato del voto ed è tornato ad accusare Syriza di avere un “programma occulto”, basato sul rifiuto del pagamento del debito e sulla fuoriuscita della Grecia dall’Eurozona. Nel qual caso, ha minacciato l’attuale premier in visita nella regione agricola della Tessaglia, gli agricoltori greci perderebbero l’accesso ai sussidi ora concessi dall’Unione Europea.
Da parte sua Tsipras ha accusato Samaras di raccontare bugie agli elettori quando parla di un allentamento dell’austerity e del ritorno del paese alla crescita; se vincerà il centrodestra, ha avvertito il leader della sinistra, il governo non solo non rinuncerà al piano di tagli già deciso, ma adotterà anche quelli per i quali la troika spinge in cambio di ulteriori aiuti: tagli di pensioni e salari, aumento dell’età pensionabile e privatizzazioni in particolare.
Paradossalmente la sfida a due sembra premiare il centrodestra. Se i sondaggi dei prossimi giorni dovessero mantenere Syriza al primo posto, molti elettori ‘moderati’ o spaventati dal ‘salto nel buio’ che un governo di sinistra rappresentebbe per i detrattori del cambiamento, potrebbero scegliere di far convergere il proprio voto su Nea Dimokratia rinunciando a votare per altri partiti di centro o centrodestra. E’ proprio a questo che mirano Samaras e i suoi, a trasformare il voto in un referendum che schiacci le opzioni intermedie facendo di Nea Dimokratia una sorta di ‘diga’ moderata contro una sinistra rappresentata come demagogica, estremista e avventurista.
A guidare la crociata anti-Tsipras è stato nelle ultime ore anche il vicepremier socialista e ministro degli Esteri Evangelos Venizelos, che parlando a Kathimerini ha ribadito che un voto a Syriza potrebbe voler dire la fine della permanenza nell’Eurozona. Venizelos, nell’intervista, racconta tra l’altro come nel 2011 in Polonia fu discussa con il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble la possibilità di un’uscita ‘amichevole’ di Atene dalla moneta unica, possibilità poi archiviata – a suo dire – su pressione dello stesso Venizelos. Ma a spaventare Venizelos è la nuova formazione appen fondata dall’ex premier Giorgos Papandreou e ribattezzata “Movimento dei socialisti democratici”, che punta almeno a superare il 3% dei consensi e ad entrare così in parlamento per giocare un ruolo forse decisivo nella formazione del futuro governo.
Interrotti i negoziati con Syriza, i socialdemocratici di Dimar – scissione di destra della coalizione della sinistra ed ex socio di governo di Nea Dimokratia e Pasok – hanno deciso di affidare ad un congresso straordinario da tenersi nei prossimi giorni la posizione da mantenere rispetto ad eventuali alleanze. I sondaggi danno il partito al di sotto della soglia di sbarramento, e in molti al suo interno propongono un’alleanza elettorale con il Partito ecologista, altra formazione di centrosinistra di piccole dimensioni. Ma se i sondaggi forniranno segnali in questo senso, Dimar e i verdi potrebbero a loro volta formare un polo di centrosinistra con il movimento di Papandreou, e a quel punto per Syriza sarebbero guai.
Dopo il no della direzione di Dimar – la potenziale collaborazione aveva già spaccato in due Syriza – il segretario Alexis Tsipras ha di nuovo rivolto un appello a tutte le forze di sinistra, in particolare ai socialisti di sinistra, ad alcuni gruppi della sinistra extra-parlamentare, al Partito Comunista di Grecia (KKE) e alla sinistra comunista radicale di Antarsya a “rendersi conto che la battaglia che dobbiamo dare è al di sopra delle differenze esistenti all’interno della sinistra”. “Stiamo chiedendo loro di mettere da parte tutto ciò che ci divide e lavorare ciascuno dalla sua postazione per porre fine al disastro sociale, rovesciare il governo del memorandum e sostituirlo con un governo che pone al centro gli interessi della maggioranza” ha detto il leader del partito di opposizione, ricevendo per ora una certa disponibilità da alcuni settori di Antarsya.

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