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Austerità: in Grecia impennata dei suicidi

 Il numero dei suicidi in Grecia è aumentato del 35,7% in seguito all’applicazione da parte dei vari governi di centrodestra, centrosinistra e unità nazionale che si sono susseguiti negli ultimi anni delle misure di austerità imposte dall’Unione Europea e dal FMI a partire dal giugno 2011 per far fronte alla crisi economica.
La cifra, come riferisce il quotidiano ateniese To Vima, emerge da uno studio condotto dal British medical journal (BMJ).
Secondo la rivista, ad avere l’impatto maggiore sull’aumento del numero dei suicidi è stato l’annuncio governativo del giugno 2011 riguardante il secondo pacchetto di misure di austerità che hanno interessato riduzioni salariali nel settore pubblico e pesanti tagli del welfare. Nei mesi che seguirono l’annuncio e l’applicazione delle prime misure si è notata una impennata dei suicidi e dei tentativi di suicidio.
I ricercatori hanno anche osservato che – dopo che l’economia greca è entrata in recessione nell’ottobre 2008 – il numero dei suicidi tra gli uomini è aumentato del 13,1% raggiungendo il 29,7% nel mese di aprile 2012, mense in cui un pensionato si tolse la vita sparandosi nella centralissima Piazza Syntagma ad Atene. Il numero di suicidi raggiunse il picco nel maggio e nel luglio del 2012 – rispettivamente con 62 e 64 casi -, in assoluto la cifra più alta documentata in oltre 30 anni.
Al contrario, il numero più basso di suicidi si è registrato nel febbraio 1983 e nel novembre 1999 (14 casi ciascuno) che – a livello economico – sono considerati i periodi più prosperi rispetto a quello attuale. Charles Branas, docente di Epidemiologia dell’University of Pennsylvania, stima che il tasso di suicidi non è influenzato solo dalle politiche finanziarie attuate dai governi ma anche dai “messaggi pubblici” che le accompagnano. Per questo motivo, egli sottolinea, i media devono essere consapevoli del modo in cui le notizie da essi riferite possono avere un impatto negativo sulla salute mentale del pubblico.
Ma il problema, è evidente, non è solo il modo in cui i media riferiscono le decisioni dei governi, ma le decisioni dei governi che invece di rispondere agli interessi popolari diventano esecutori degli ordini provenienti dal sistema finanziario e industriale, e in ultima istanza delle istituzioni dell’Unione Europea o del Fondo Monetario Internazionale.

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