Israele è rimasta paralizzata ieri da uno sciopero generale dopo il fallimento delle trattative tra il ministro delle finanze, Yuval Steinitz, e la confederazione sindacale Histadrut, sull’aumento dei salari e l’assunzione dei lavoratori precari e che dipendono dalle agenzie del lavoro. Steinitz ha reagito definendo «inutile» lo sciopero che, a suo avviso, costerà caro all’economia del paese. Il presidente dell’Histadrut, Ofer Eini, però non cede e ha comunicato che la durata dello sciopero dipende ora dal premier Netanayhu e dai ministri dell’Industria, del Commercio e del Lavoro. L’Alta Corte di Giustizia inoltre ha rigettato una petizione da parte della Federazione delle Camere di Commercio contro lo sciopero.
Il ministro Steinitz è in difficoltà. L’Histadrut infatti ha raggiunto in linea di principio un accordo con il Coordinamento delle Imprese – che rappresenta i datori di lavoro privati – secondo il quale i lavoratori precari che lavorano a tempo pieno da due anni, verranno assunti direttamente dalle imprese e non continueranno più ad essere legati ad un’agenzia di lavoro, come accade ora. Non solo, i lavoratori che dipendono da un’agenzia di collocamento godranno di aumenti in linea con i salari dei lavoratori dipendenti.
L’accordo raggiunto con le imprese private ha fatto aumentare il potere di contrattazione dell’Histadrut nei confronti del governo che rifiuta l’assunzione dei lavoratori interinali nei suoi ministeri. Steinitz si è detto disposto soltanto ad aumentare i salari di queste persone e di aumentare il monitoraggio delle agenzie di collocamento per garantire i diritti dei lavoratori. «E’ inconcepibile per noi essere l’unico Stato ad assumere lavoratori interinali…se prendiamo direttamente addetti alle pulizie oggi, domani saremo chiamati ad assumere ristoratori e poi commercialisti e avvocati che forniscono servizi alle imprese e allo governo», ha tuonato il ministro. Parole che non hanno convinto Eini che stamani all’alba ha dato il via allo sciopero generale. (servizio della Nena News)
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