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Kerry arriva a Kiev, e porta la guerra

Oggi arriva a Kiev il segretario di Stato Usa, John Kerry, per incontrare il presidente Poroshenko, il premier e il ministro degli esteri Klimkin. Nel pomeriggio è prevista una conferenza stampa che si preannuncia inquietante. Nei colloqui infatti si parlerà anche dell’ipotesi di forniture belliche letali statunitensi al regime di Kiev. Su questo il presidente ucraino Poroshenko afferma di non avere “il minimo dubbio”: “la decisione di fornire armi all’Ucraina sarà presa dagli Usa, come da altri partner”, perché Kiev deve “essere in grado di difendersi” ha dichiarato all’Associatede Press, una affermazione che rischia di far alzare la tensione con Mosca alla vigilia di una visita ufficiale del segretario di Stato Usa John Kerry nella capitale ucraina. Era stato il New York Times ad anticipare la notizia che gli Usa stanno valutando la possibilita’ di fornire armamenti a Kiev per un valore di tre miliardi di dollari.  

Ashton Carter, indicato dal presidente Barack Obama come prossimo capo del Pentagono, in un’audizione al Congresso si è già detto “incline a fornire armi letali” a Kiev. Una decisione che trova però contraria la Germania. Il portavoce di Angela Merkel ha sottolineato proprio oggi da Berlino che “la cancelliera rappresenterà le sue convinzioni negli Usa”, dove é attesa a giorni alla Casa Bianca da Obama per un incontro che potrebbe rivelarsi decisivo sulle crescenti divaricazioni tra opzione diplomatica o guerra in Ucraina. Due giorni fa era il stato il ministro degli esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, a ribadire la contrarietà di Berlino al possibile invio di armi ai militari del governo ucraino di Kiev impegnati nel conflitto con i separatisti filo-russi nell’est del Paese. «Non ci sarà – lo dico anche agli amici statunitensi che stanno pensando di inviare armi – una soluzione militare di questo conflitto. Ci saranno semmai più morti», ha avvertito Steinmeier

L’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, ha chiesto alle fazioni in lotta una tregua immediata “per un minimo di tre giorni” nella “zona di Debaltseve”, nuovo fronte caldo del conflitto, dove i separatisti stanno tentando di accerchiare le truppe governative. L’obiettivo del cessate il fuoco sarebbe quello di “evacuare i civili” ed evitare che la scia di sangue continui ad allungarsi. Anche il presidente di turno dell’Osce, il ministro degli Esteri serbo Ivica Dacic, ha rivolto un nuovo pressante invito a una tregua immediata. Una tregua che oggi salverebbe le ossa soprattutto alle demotivate truppe di Kiev che hanno subito un rovescio militare dietro l’altro (ai quali hanno risposto con bombardamenti indiscriminati su strutture e obiettivi civili nelle repubbliche secessioniste). I rifornimenti di armamenti pesanti da parte degli Stati Uniti vorrebbe rovesciare una situazione sul campo che vede l’esercito ucraino in serissima difficoltà.

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