Sembra un paradosso: proprio mentre in Germania si sviluppa un movimento islamofobo, razzista e di estrema destra come PEGIDA e si sta consolidando un nuovo partito populista di destra – Alternative für Deutschland (AfD) – la galassia Antifa sembra essere in crisi, tanto che molte iniziative convocate contro i cortei e i comizi di PEGIDA sono dominate in gran parte dal cosiddetto “Aufstand der Anständigen” (Sollevazione delle persone perbene) sotto la guida di personaggi come l’ex cancelliere Gerhard Schröder (SPD), il partito dei Verdi o le Chiese protestanti.
Ma un riorientamento della sinistra alternativa ed antagonista tedesca, che almeno dalla metà degli anni 80 ha fatto dalla lotta antifascista difensiva e reattiva il campo centrale delle sue attività, trascurando la questione sociale e spesso prendendo le distanze dall’antiimperialismo, è atteso da lungo tempo e si tratta della premessa inevitabile per essere in grado di contrastare l’estrema destra in modo efficace, togliendole “l’acqua” in cui nuotare.
Per fornire un quadro degli sviluppi riportiamo una intervista a un neonato gruppo di Berlino che ha suscitato già l’allarme dei servizi segreti interni tedeschi (Verfassungsschutz), intervista tratta dal quotidiano della sinistra alternativa “Junge Welt” dov’è apparsa il 10 Gennaio scorso.
“Il movimento della sinistra antagonista in radicale cambiamento”
Il Verfassungsschutz lancia l’allarme: a Berlino esiste un gruppo di sinistra, che è considerato come particolarmente militante. Un colloquio con Kamila Bach (attivista della “Radikale linke Berlin” / “Sinistra radicale Berlino”)
Intervista: Florian Osuch
“Antifa in crisi” constatava l’anno scorso un congresso a Berlino. Dopo lo scioglimento di parecchi gruppi in tutto il paese siamo ora di fronte a una rifondazione: la “radikale linke berlin”. Perché?
In questo momento il movimento della sinistra antagonista è in una fase di radicale cambiamento. Vecchi nessi si sono dissolti, nuovi si sono formati. La nascita della “radikale linke berlin” è il tentativo di imparare dalle esperienze passate per essere in grado di intervenire nella società. Non vogliamo voltare le spalle alla gente e ritirarci in una nicchia. Dov’é la vita delle persone là dev’essere presente anche la sinistra.
Detto questo, quella di non chiamarci “Antifa” è stata una scelta cosciente. Non perché pensiamo che l’antifascismo sia poco importante, anzi. Al contrario l’istigazione razzista contro i profughi e la violenza crescente dell’estrema destra dimostrano la necessità della resistenza. Ma anche senza i nazi esisterebbero la povertà, la fame e la guerra, che sono parte e conseguenze del capitalismo.
Quali ambienti comprende il vostro gruppo?
Vogliamo superare le linee tradizionali di separazione, senza diventare un gruppo qualunque in quanto ai contenuti. Se ad esempio a Berlino i lavoratori protestano alla “Mall of Shame” perché non ricevono il loro salario, per appoggiare la loro lotta non importa se si è comunisti o anarchici.
Un altro esempio. Cercando, nel contesto della protesta dei profughi, di sviluppare posizioni che tengono conto del ruolo della politica imperialista, delle esportazioni di armi e dell’oppressione economica, non dobbiamo chiederci reciprocamente “Sei un maoista? Com’è il tuo giudizio su Enver Hoxha?”. Vogliamo decidere sulla base di questioni concrete come possiamo agire insieme.
Visti i problemi attuali non pensa che il movimento di sinistra abbia bisogno della unificazione delle proprie forze in strutture di dimensione nazionale invece di creare un altro gruppo locale che agisce autonomamente?
Non sappiamo se il “movimento di sinistra” ha bisogno di questo. Per noi è stato necessario e quindi lo abbiamo fatto. Abbiamo visto che ci sono a Berlino tante persone che sono state militanti per un lungo periodo ma che poi hanno smesso di essere organizzate in qualche gruppo. Se cresciamo possiamo comunque fondare una organizzazione nazionale, una fazione europea e una nostra propria Internazionale… ((ride!))
Il Verfassungsschutz (L’Ufficio federale della Protezione della Costituzione) di Berlino ha dipinto il vostro gruppo con prontezza come particolarmente militante. Cosa ne pensate?
Quelli del servizio segreto hanno paura che la sinistra antagonista superi le liti e le divisioni interne. L’ultima cosa che gli apparati repressivi vogliono è un movimento combattivo di sinistra che si basi sulle cose che ha in comune e che consideri la pluralità di posizioni, di esperienze e di forme di azione non una contraddizione ma un arricchimento. Inoltre è nell’interesse degli agenti garantire i loro posti di lavoro. Non è una novità l’esagerazione di certe accuse oppure semplicemente il ricorso a delle bugie per costruire una minaccia.
Proprio dopo gli omicidi del NSU (Nationalsozialistischer Untergrund, “Clandestinità Nazionalsocialista”, un gruppo terrorista neonazi) è importante per i servizi produrre comunicazioni che dipingano come positivo il loro lavoro, per non essere considerati del tutto superflui. Poi va bene un nuovo gruppo di sinistra. Abbiamo tematizzato questa cosa anche in una Lettera aperta su un nostro sito internet.
Quali progetti avete in agenda?
Un certo numero, ma non ne parliamo ancora. Posso parlare delle cose già rese pubbliche. Proviamo in questo momento ad appoggiare le proteste dei profughi sia sul fronte politico sia su quello logistico, per esempio con la distribuzione di pasta. Partecipiamo anche alla resistenza contro le manifestazioni della destra. Perciò abbiamo scritto un giornale murale, che stiamo affiggendo sui muri dei quartieri dove si svolgono le cosiddette “proteste cittadine” (proteste xenofobe della piccolo borghesia, ndr). Un altro campo è la lotta per il diritto alla casa, contro l’aumento degli affitti e della gentrificazione.
(Traduzione e note: Raoul Rigault)
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