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Decine di piazze per il No Meloni Day. Gli studenti pretendono un mondo nuovo

Ieri sono state oltre 30 le piazze che studentesse e studenti si sono presi, in occasione di una giornata di sciopero studentesco a cui è stato dato un nome molto chiaro e netto: No Meloni Day. Il 17 novembre è la Giornata internazionale degli studenti, da anni momento centrale dell’autunno di chi si mobilita nel mondo della formazione.

Ma quest’anno la protesta, animata soprattutto da Cambiare Rotta e Osa, arriva sull’onda lunga delle decine di cortei e presidi che hanno bloccato tutto nel paese, in solidarietà con la resistenza palestinese e contro il genocidio perpetrato da Israele. Da settimane università e scuole sono occupate dagli studenti, che continuano la lotta anche per cambiare alle radici il nostro sistema, complice, repressivo e ormai improntato completamente alla guerra.

Ieri, infatti, nelle piazze in tutta Italia si potevano vedere cartelli e striscioni di tutti i tipi, ma con un’idea chiara: che serve far crescere l’opposizione al governo Meloni, e ribaltare questo sistema per costruire una formazione nuova in un mondo nuovo. Questa lotta parte dalla prossima finanziaria, una finanziaria di guerra che ignora completamente le esigenze di scuole e atenei.

Cambiare Rotta e Osa scrivono nel proprio comunicato congiunto che migliaia di studenti oggi erano “in piazza per chiedere soldi alla formazione e non alla guerra, stop al genocidio in Palestina, no al ddl Gasparri e alle riforme di scuola e università Valditara e Bernini“. L’istruzione è infatti sotto attacco su più fronti.

La ministra Bernini sta lavorando per rendere ancora più pervasiva la presenza del governo dentro le università, a partire dai CdA, mentre già da tempo le ragioni della guerra, tramite servizi segreti e accordi con le industrie del settore militare, la fanno da padrone. Il nuovo quadro UE per la ricerca, l’Horizon 2028-2034, è ancora più nettamente pensate per le esigenze belliche.

Mentre gli studenti continuano a essere usati come schiavi con i PCTO e l’alternanza scuola-lavoro, Valditara ha deciso di nascondere dietro il voto in condotta e la pretesa di avere i ‘contraddittori’ un forte restringimento del diritto al dibattito e al dissesno nelle scuole. E nel frattempo, col ddl 1627, in queste ultime così come nelle università diventerà impossibile criticare il sionismo.

Contro tutto questo gli studenti hanno protestato, sapendo però che la classe dirigente ha già messo in chiaro quale sia la sua risposta. Lo ha reso evidente a Bologna, dove il corteo è stato caricato mentre cercava di dirigersi all’assemblea dell’Anci, per esprimere il proprio dissenso direttamente ai ministri lì presenti: Tajani, Piantedosi, Giorgetti, Giuli e Lollobrigida. Ma soprattutto, lo ha fatto con repressione e arresti indiscriminati, anche di minorenni, mentre si sono susseguiti vari atti di squadrismo fascista contro gli studenti nelle occupazioni, che sono stati sistematicamente ignorati dalle forze dell’ordine.

Per questo, ieri in tante piazze i giovani hanno bruciato le immagini degli attacchi fascisti, e il messaggio annesso era chiaro: “Bruciamo il fascismo cacciamo il governo“, come si può leggere sullo striscione nella foto qui sopra. In un comunicato diramato da Osa si legge: “da Parma all’Einstein di Torino al Righi di Roma, lo squadrismo sta tornando fomentato e legittimato dal governo Meloni, per attaccare gli studenti che protestano ed alzano la testa contro il governo!

Ma gli studenti non ci stanno, e individuano chiaro e tondo il responsabile politico – il governo – di un modello che è irriformabile, e va solo abbattuto. Oggi e domani, a Bologna, Roma e Bari, si svolgerà in contemporanea una grande assemblea nazionale, chiamata da Cambiare Rotta e Osa e dal titolo “Blocchiamo tutto per un mondo nuovo“.

Come, rispondendo alla chiamata dei portuali di Genova, gli studenti insieme a milioni di lavoratori hanno bloccato il paese per chiedere la rottura di ogni accordo e complicità con lo stato genocida di Israele, ora colgono anche la necessità di discutere e organizzarsi per mantenere vivo questo movimento e rilanciare la lotta.

A partire dalla volontà di fare nuovamente la propria parte allo sciopero generale del 28 novembre chiamato dall’Unione Sindacale di Base contro l’ennesima finanziaria da guerrafondai, rinsaldando ancora una volta l’alleanza coi lavoratori e sviluppando un nuovo blocco sociale indipendente e alternativo. E poi anche alla manifestazione nazionale del 29 novembre, per cacciare davvero e definitivamente il governo Meloni.

 

    

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