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Grecia: cresce l’opposizione all’interno di Syriza

Si sono conclusi dopo due giorni di aspro dibattito, ieri pomeriggio, i lavori del Comitato Centrale di Syriza. Al cui interno è cresciuta rispetto al passato la fronda nei confronti di una linea seguita dalla maggioranza valutata negativamente da una consistente componente del partito alla luce del raggiungimento di un accordo con l’eurogruppo che, a detta dei critici, non cancella la tutela e il ricatto della Troika sulla politica ellenica, prolunga gli effetti del Memorandum e dell’austerity e impedisce la realizzazione di molte delle misure economiche di emergenza promesse dallo stesso Tsipras all’indomani della vittoria elettorale del 25 gennaio.
Apprezzamento è stato espresso anche dalle componenti critiche nei confronti di alcuni provvedimenti annunciati dall’esecutivo – sostegno economico a centinaia di migliaia di famiglie in difficoltà sul fronte del cibo e dell’energia elettrica – anche se molti degli interventi hanno sottolineato la difficoltà di reperire le risorse economiche necessarie a implementare i piani di contrasto all’emergenza sociale visto il ferreo controllo che la Troika e i ‘creditori internazionali’ esercitano ancora sul bilancio del paese.

Alla fine della due giorni la linea della maggioranza raccolta intorno a Tsipras e ad alcuni dei suoi ministri – Flabouraris, Pappas, Dragasakis – è passata, ma di misura.
L’emendamento presentato dalla Piattaforma di Sinistra che respinge l’accordo raggiunto una decina di giorni fa tra il governo ellenico e l’Eurogruppo e la “lista di riforme” presentata dal governo Tsipras alla Troika ha ottenuto il voto favorevole del 41% dei membri del Comitato Centrale di Syriza, contro il 55% di voti contrari; da segnalare un 4% di astensioni. In totale i voti alla linea fin qui seguita dalla direzione di Syriza sono stati 92 favorevoli, 68 contrari, 6 astenuti. Oltre alla Piattaforma di Sinistra, ad esprimersi in maniera fortemente critica nei confronti della linea perseguita dal premier Alexis Tsipras e dal ministro delle Finanze Yannis Varoufakis anche i rappresentanti di una delle componenti della maggioranza congressuale – l’Organizzazione Comunista di Grecia (KOE) – e quelli del gruppo di dirigenti che fanno riferimento a Yannis Milios, (ex?) capo del dipartimento economico del partito e finora molto vicino all’ex segretario.
Nei giorni precedenti addirittura un deputato di Syriza proveniente dal Partito Socialista ed esponente di spicco di Syriza, il pro­fes­sore del Diritto di lavoro Ale­xis Mitro­pou­los, aveva fortemente criticato “l’inconsistenza” della vittoria vantata dalla direzione del partito al termine della trattativa con la Troika.
Anche il nuovo segretario di Syriza, in sostituzione di Alexis Tsipras che è diventato presidente della formazione politica, è stato eletto con una maggioranza molto risicata. A favore di Tassos Koronakis hanno votato solo 102 membri del Comitato Centrale su un totale di 199. A favore di Alekos Kalyvis, candidato della Piattaforma di Sinistra, hanno votato 64 componenti dell’organo di direzione mentre altri 32 si sono astenuti. 
Nella votazione per eleggere gli 11 membri della segreteria politica la componente che fa capo a Tsipras ha ottenuto 110 voti (6 rappresentanti), la Piattaforma di Sinistra 63 (4 rappresentanti), l’area che fa riferimento al Koe 21 voti (1 rappresentante).
La nuova segreteria politica di Syriza è così composta: Nasos Iliopoulos, Alekos Kalyvis, Panos Lamprou, Stathis Leoutsakos, Yannis Bournous, Antonis Davanelos, Sofie Papadogianni, Christoforos Papadopoulos, Panagiotis Rigas, Rudi Rinaldi e Rania Svigou.

Ecco il testo integrale dell’emendamento presentato alla mozione della maggioranza del partito da parte della Piattaforma di sinistra:

“Esprimiamo il nostro disaccordo nei confronti dell’accordo e della lista delle riforme concordate con l’Eurogruppo. Entrambi i testi rappresentano un compromesso inaccettabile per il nostro Paese e si muovono in una direzione e sono basati su orientamenti che, nei loro punti essenziali, si allontanano o sono in contrasto con gli impegni programmatici di SYRIZA. Nel futuro immediato, SYRIZA, nonostante gli accordi con l’Eurogruppo, dovrebbe prendere l’iniziativa di attuare costantemente e in via prioritaria i suoi impegni e il contenuto della dichiarazione programmatica di governo. Per proseguire su questa strada, dobbiamo affidarci alle lotte popolari e dei lavoratori, contribuire alla loro rivitalizzazione, perseguendo la continua espansione del sostegno popolare per resistere a qualsiasi forma di ricatto e per promuovere la prospettiva di un piano alternativo, per ottenere la piena realizzazione dei nostri obiettivi radicali. La principale conclusione degli ultimi sviluppi è la necessità, che è di importanza decisiva per il corso che seguiremo, che ogni decisione venga adottata in seguito a una discussione nelle istanze dirigenti del partito che devono, insieme a tutte le istanze di base, sviluppare a pieno le proprie funzioni e giocare un ruolo chiave nel nuovo corso progressista del nostro paese”.

I due componenti del Comitato Centrale di Syriza espressione della Tendenza Comunista hanno invece presentato questo breve testo: 
“Come militanti di Syriza riaffermiamo il nostro appoggio agli impegni elettorali presi dal partito e ai principi programmatici e politici della sua fondazione. Chiediamo che il governo cancelli immediatamente l’accordo di estensione del Memorandum e che i deputati del nostro partito votino contro, quando venisse chiesta l’approvazione del parlamento. Il programma di Syriza che ha avuto l’appoggio di massa del popolo greco nelle elezioni deve essere realizzato immediatamente, senza cercare l’approvazione dei creditori”. 

Di seguito invece alcune delle principali critiche espresse dalla sinistra interna di Syriza rispetto all’accordo raggiunto con l’Eurogruppo e il programma di ‘riforme’ proposto da Tsipras-Varoufakis:

1.     Per quello che riguarda le privatizzazioni che costituiscono il nocciolo della strategia neoliberale.

Il governo si impegna a non «sopprimere le privatizzazioni portate a termine» e a «rispettare il processo nel rispetto della legge» per le gare di vendita già lanciate, mentre la cosa peggiore riguarda i «nuovi casi» riguardanti gli affitti a lungo termine e i partenariati tra pubblico e privato». Tutto ciò rimanda dunque ad una accettazione generalizzata delle privatizzazioni che si colloca all’opposto della politica fissata da lunga data da Syriza.

2.     Per ciò che riguarda il «mercato del lavoro».
Le «riforme» proposte implicano l’annullamento dell’impegno elettorale chiaro di ristabilire il salario minimo (751 euro), indipendentemente dalle trattative con i creditori. Viene adottato un «cambiamento» (?) che sprofonda nella nebbia politica. Per il salario minimo, i cambiamenti vertono «sull’ampiezza e sul calendario» (!) che saranno sottoposti alla «consultazione con i partner sociali (!!) e le istituzioni europee e internazionali (!!!), (…) alla luce degli sviluppi della produzione e della competitività (!!!)».
Tutto ciò comporta il rinvio sine die del ristabilimento del salario minimo al livello del 2009. E, peggio ancora, si adottano un processo inaccettabile di negoziato sindacale e criteri che ricordano la più liberista delle socialdemocrazie.
Il problema cruciale di ristabilire il potere dei contratti collettivi: la proposta è minata dato che vuole associarsi ad alcune delle «migliori pratiche della UE» (?) e cerca di «mettere a frutto la consulenza dell’OCSE».
Ricordiamo che l’«esperienza» di queste organizzazioni internazionali – che sono rimaste immobili nel corso degli ultimi 20 anni di aggressione neoliberale capitalista – si è rivelata estremamente attiva nell’erosione progressiva dei diritti del lavoro con una serie di nuove idee definite intelligenti. Nel programma sarà compreso l’impegno «verso un nuovo approccio progressivo nei contratti che contempli l’equilibrio (!) tra la flessibilità (!!) e la giustizia». Nel corso degli ultimi 20 anni, molti hanno cercato l’equilibrio tra la flessibilità e la sicurezza (la flexsecurity), ma nessuno ha trovato altro che la marcia forzata verso la flessibilità o l’elasticità…

3.     Per ciò che riguarda la politica fiscale, gli impegni di Salonicco abrogavano l’ENFIA, la tassa sulla casa e sugli immobili, la xaratsi [un termine che rimanda ad una tassa ingiusta esistente durante l’occupazione ottomana] sul combustibile domestico e per il ristabilimento della soglia di esenzione fiscale sui redditi annuali inferiori a 12.000 euro [ora la soglia è fissata a 5.000 euro]. Ora tutto è svanito. Se il progetto assolutamente corretto della lotta contro l’evasione fiscale e contributiva – che deve essere chiaramente diretta contro il capitale – non è però in relazione stretta con misure di alleggerimento fiscale per i lavoratori, i pensionati e gli strati popolari, si tratta semplicemente del proseguimento delle politiche di austerità.

4.     Sulla questione delle banche, la conferenza di Syriza si era pronunciata perché venissero collocate sotto il controllo pubblico, anche se con modalità non precisate. Ora, si adotta una sorveglianza dei prestiti «secondo modalità che tengano pienamente conto della capitalizzazione (!) delle banche» e anche le confische delle “prime” case sono poste sotto la spada di Damocle della «cooperazione con la direzione delle banche e delle istituzioni bancarie (!)».
Questo programma di «riforme» costituisce la prova di una svolta brusca nella quale il rimborso del debito viene fatto proprio dal governo. Segna il passaggio ad una posizione in cui cerchiamo di resistere all’austerità ma obbligatoriamente nel quadro dell’accettazione delle regole della UE e dell’euro. (da http://anticapitalista.org/2015/02/26/grecia-una-svolta-brusca)

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