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Istanbul: nuovi arresti, colpito il Grup Yorum. Media accusati di ‘propaganda terrorista’

Mentre in diversi quartieri popolari di Istanbul e di altre città continuano ormai ininterrotti gli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza, il regime di Erdogan ha scatenato una nuova ondata repressiva contro la dissidenza politica dopo che ieri due militanti della sinistra rivoluzionaria hanno tentato l’assalto al quartier generale della polizia della città sul Bosforo. I due, armati di kalashnikov e di alcune granate, hanno tentato di fare irruzione all’interno dell’edificio ma sono stati intercettati dalle guardie all’entrata. Nella sparatoria è morta una ragazza, che secondo i media e anche a detta del Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo sarebbe Elif Sultan Kalsen, una militante 28enne del Dhkpc. L’uomo che era con lei è stato ferito ed ha cercato di scappare ma è stato arrestato poco dopo.

Il Dhkpc ha affermato in un comunicato di rivendicazione dell’attacco di ieri e di alcuni dei mesi scorsi contro obiettivi governativi di voler vendicare Berkin Elvan, il ragazzino morto dopo 269 giorni di coma nel marzo del 2014 a causa delle ferite alla testa di un candelotto lacrimogeno sparato dalla polizia ad altezza d’uomo contro una delle manifestazioni antigovernative del giugno del 2013. Lo stesso motivo per cui martedì altri due militanti dell’organizzazione comunista hanno preso in ostaggio il procuratore Mehmet Selim Kiraz, accusato di aver insabbiato le indagini sulla morte di Elvan, prima di essere uccisi insieme al giudice dalle teste di cuoio turche.

Il Dhkpc ha rivendicato anche i colpi di mitra sparati contro una pattuglia della polizia di guardia davanti ad un ufficio del partito di governo Akp a Sütlüce, nel centralissimo quartiere di Beyoglu ad Istanbul.
Come era già accaduto ieri, anche stamattina varie retate hanno passato al setaccio gli ambienti della sinistra. Almeno dieci persone sono state arrestate nel quartiere di Okmeydani, ad Istanbul, occupato all’alba da decine di blindati e centinaia di agenti in assetto antisommossa.
In manette nel combattivo quartiere sono finiti anche alcuni componenti della band musicale Grup Yorum, presa di mira più volte negli ultimi anni dalle repressione. Due centri culturali sono stati perquisiti dalla polizia che ieri aveva fatto irruzione nella facoltà di giurisprudenza dell’università di Istanbul, arrestando 26 tra studenti e studentesse, accusandoli di aver esposto su un muro la fotografia di uno dei due militanti del Dhkpc autori del sequestro del giudice. Ieri altre 32 persone erano state arrestate in diverse città del paese con l’accusa di far parte o di sostenere il movimento comunista clandestino.

Oggi un gruppo di estremisti di destra ha assalito la famiglia di Safak Yayla durante i funerali del militante comunista ucciso martedì nel palazzo di giustizia di Istanbul, organizzati a Giresun, nel nord della Turchia. Ieri le forze di sicurezza hanno impedito che nel quartiere di Gazi si tenesse un omaggio alle spoglie di Safak Yayla e di Bahtiyar Doğruyol.

Nel mirino del governo non ci sono solo le organizzazioni dell’estrema sinistra. La procura di Istanbul ha messo sotto inchiesta quattro importanti quotidiani turchi che hanno pubblicato la foto del pm Mehmet Selim Kiraz, crivellato di colpi dalle squadre speciali della polizia durante l’irruzione al sesto piano del palazzo di giustizia di Caglayan. La foto che ritrae il magistrato mentre un sequestratore gli punta una pistola alla tempia – immagine che ha fatto il giro del mondo – non è piaciuta al governo tanto che l’ufficio del procuratore capo di Istanbul e il Dipartimento di polizia contro il terrorismo e il crimine organizzato hanno ufficialmente messo sotto inchiesta i quotidiani Hürriyet, Cumhuriyet, Posta e Bugün per “propaganda di organizzazione terroristica”.

 

Ieri i giornalisti di 13 media, tra cui Hürriyet, Radikal, Zaman, Taraf, Bugun, Sozcu e le tv CNN Türk e Kanal D (tutte testate critiche nei confronti del governo) si sono visti negare l’accesso alla conferenza stampa e ai funerali di Kiraz presso la moschea di Eyüp Sultan. E’ stato lo stesso premier Ahmet Davutoglu ad annunciare di aver dato istruzioni per negare gli accrediti. “Mentre un gran numero di media hanno condiviso con discrezione il dolore della famiglia Kiraz, alcuni di loro hanno dimostrato scortesia, pubblicando la foto dell’ostaggio. Ho dato io istruzioni sugli accrediti. Sono pronto ad affrontare ogni critica. Ho chiesto loro molte volte di stare attenti, ma non vedo alcuna sensibilità umanitaria quando leggo i giornali” ha affermato Davutoglu, aggiungendo che è pronto a rifarlo. La stampa turca ha ovviamente criticato la scelta sottolineando che viola il principio di uguaglianza tra i giornalisti e il diritto di essere informati, sottolineando il fatto che anche alcuni media filogovernativi hanno pubblicato la foto ‘incriminata’ senza però che contro di loro sia stato preso alcun provvedimento. 

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