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Nucleare iraniano. Gli Usa agitano lo spettro dell’ultimatum

I segnali che arrivano dai negoziati sul nucleare iraniano in corso a Losanna sono quantomeno contrastanti. Un portavoce della Casa Bianca ha rilasciato una dichiarazione secondo cui l’Iran “non ha finora offerto i necessari impegni tangibili” e, in mancanza di accordo, gli Usa sono “pronti ad andarsene”. Sulla Casa Bianca pesano le minacce israeliane di andare all’attacco militare contro l’Iran e il pressing dei repubblicani alleati con Tel Aviv, ma è evidente come l’ultimatum possa rivelarsi anche una tattica negoziale per stringere i tempi su un accordo con Teheran. Il premier israeliano Netanyahu è infatti tornato a riaffermare che quella che si profila è “una cattiva intesa che danneggia Israele, il Medio Oriente e il mondo intero”. In una lettera firmata da 47 senatori repubblicani statunitensi ai primi di marzo, hanno avvertito Teheran che qualsiasi accordo sul nucleare preso con l’amministrazione Obama senza l’approvazione del Congresso, potrebbe essere disdetto dalle nuove amministrazioni presidenziali.

Ieri sono scaduti i tempi previsti per raggiungere un accordo quadro. Alcune anticipazioni facevano trapelare che entro oggi si sarebbe arrivati ad una dichiarazione congiunta, ma l’agenzia russa Tass ha scritto che i negoziati potrebbero essere prolungati fino a domani, mentre altre fonti non escludono che si possa procedere ancora. “Finché i negoziati produrranno risultati gli Usa non porranno fine alle trattative in maniera brusca e arbitraria”, ha premesso il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest. In caso contrario, ha avvertito, l’Iran “potrebbe ritrovarsi a subire nuove e più pesanti sanzioni” e “il presidente Obama potrebbe considerare diverse opzioni”. Di altro segno le dichiarazioni del ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, il quale ieri aveva affermato che ormai “un accordo su tutti i punti chiave è stato raggiunto”, ma nel corso della notte sia Lavrov che le delegazioni cinese e francese sono ripartiti da Losanna con destinazione le rispettive capitali.

Anche il vice ministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi aveva parlato della possibilità di una dichiarazione congiunta entro oggi, ma ha anche lasciato capire che il documento non conterrebbe elementi specifici. Una dichiarazione che non è piaciuta agli Stati Uniti secondo cui i membri del gruppo negoziale “5+1” (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania) non accetteranno un documento che non contenga dettagli. Araqchi, in un’intervista alla tv iraniana Channel One, aveva indicato le questioni dirimenti e non ancora risolte dal punto di vista di Teheran: la rimozione immediata delle sanzioni e la libertà di ricerca e sviluppo sul nucleare. Ma da un vero negoziato sul nucleare iraniano continua a mancare il convitato di pietra ossia il nucleare israeliano, quello che già esiste e che consiste in decine di testate atomiche. Una asimmetria che il Medio Oriente potrebbe e dovrebbe cominciare a porre seriamente sul tavolo negoziale.

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