Con l’aperta ammissione, da parte del governo ucraino, dell’entrata in scena di alcuni dei colossi energetici occidentali, stanno assumendo contorni un po’ più chiari e non certo del tutto inaspettati gli episodi che poco più di un mese fa, a Kiev, avevano visto arrivare a uno scontro quasi armato due dei maggiori magnati finanziari del paese, il Presidente Petro Poroshenko e l’allora (poi dimesso per ordine presidenziale) governatore della regione di Dnepropetrovsk Igor Kolomojskij, tra i cui titoli di merito spicca anche l’essere sponsor di Pravij Sektor.
La vicenda, ricamata con accuse reciproche di contrabbando e di intesa con gruppi malavitosi, riguardava il cambio manageriale alla direzione di “Ukrtransnaft”, la compagnia apparentemente statale che gestisce il transito del petrolio in Ucraina. L’estromissione del direttore di “Ukrtransnaft” Aleksandr Lazorko e la sua sostituzione con Jurij Miroshnik, non era rimasta gradita a Kolomojskij, che accusava Miroshnik di essere agli ordini di Poroshenko. Il ricambio alla direzione di “Ukrtransnaft” metteva tra l’altro in serio pericolo le entrate di Kolomojskij (il cui gruppo “Privat”, grazie all’allora premier Julja Timoshenko, controllava Ukrtransnafta già nel 2009) dato che, fino a quel momento, Lazorko gli aveva consentito di realizzare affari d’oro con centinaia di migliaia di tonnellate di petrolio che, invece di venir dirette verso il Donbass (sottoposto a blocco economico), finivano nei depositi dell’oligarca-governatore. Il contrasto aveva visto irruzioni armate degli uomini di Kolomojskij nelle sedi di “Ukrtransnaft” e “Ukrnafta”, e contromisure di polizia ordinate da Poroshenko, con interventi anche di reparti del neonazista “Dnepr-1”. In ogni caso, già allora era chiaro come i due contendenti si fossero mossi avendo ricevuto il via libera dai rispettivi sponsor: Obama per il Presidente e il duo Clinton-McCaine per Kolomojskij, con il finanziamento della Goldman Sachs.
Ora dunque il Ministro per l’energetica di Kiev, Vladimir Demčishin rende pubblico il fatto che alcune delle maggiori compagnie statunitensi ed europee – tra queste, secondo la Rossijskaja gazeta, Chevron, Shell, ExxonMobil, ЕNI, RWE – hanno “manifestato interesse” per il settore energetico e il sistema di transito del gas ucraini. Demčishin ha dichiarato che gli investitori occidentali <si esprimono positivamente quanto alla possibilità di partecipare alla privatizzazione delle imprese energetiche ucraine>: nello specifico, l’interesse riguarderebbe l’acquisizione di “Energoatom”, “Ucrghidroenergo” e il sistema di transito del gas. Kiev non ne prevede la vendita nell’immediato e Demčishin farebbe dipendere la decisione finale da non meglio precisate “scelte politiche”; come dire, ancora una volta, in che modo e in che misura i diversi clan che si dividono il potere governativo o che vi gravitano attorno decideranno di spartirsi le quote finanziarie ricavate dalla vendita. Tale indecisione potrebbe essere anche alla base dei dubbi che, stando ancora alla Rossijskaja gazeta, vengono espressi da Bruxelles a proposito della portata delle scelte “riformatrici” di Kiev. Si può supporre che l’Unione Europea abbia qualcosa da ridire sulla velocità con cui Kiev sta attuando proprio quelle politiche di privatizzazione pretese dalla troika per accordare all’Ucraina crediti finanziari e politici e attenda una risposta più concreta proprio sulle scelte di Kiev relative al settore economico fondamentale del paese, che coinvolge anche (per il transito del gas) i rapporti dell’Europa con la Federazione Russa.
In ogni caso, dopo il summit Ue-Ucraina dei giorni scorsi, il plenipotenziario tedesco per i rapporti con i paesi dell’ex Urss, Gernot Erler ha dichiarato che <Poroshenko ha presentato molte idee, pretese, attese. Ad esempio, sulle prospettive d’ingresso nella Ue, quanto più velocemente possibile, sull’eliminazione dei visti, ecc. Tuttavia da parte sua, ci sono state poche proposte sui cambiamenti in Ucraina e sulla politica di riforme. Ciò ha rappresentato un problema>. Anche il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, stando a quanto riporta russian.rt.com, ha fatto chiaramente intendere che la possibilità di unione di Kiev alla Ue non costituisce il tema più attuale per Bruxelles, che non è pronta nemmeno a rispondere alla questione dell’eliminazione del visto. All’idea di Poroshenko, secondo cui l’Ucraina sarebbe pronta a entrare nella Ue da qui a cinque anni, l’Europa risponde che non è il caso di affrettarsi!
La “discesa in campo” dei colossi petroliferi euroamericani potrebbe costituire ora l’ago della bilancia sia per le scelte politiche di Kiev in materia economica, sia per i rapporti di forza tra gli attori che quelle scelte devono compiere e, conseguentemente, per il livello di conflittualità interna al regime golpista, già alle prese con l’aperta opposizione della popolazione e con lo scontro via via più diretto tra servizi di sicurezza e battaglioni nazionalisti e neonazisti.
Sul fronte del Donbass, intanto, il portavoce del Ministero della difesa della Repubblica Popolare di Donetsk, Eduard Basurin, ha dichiarato che, sulla base dei documenti intercettati dalle milizie e dell’intensa attività delle truppe ucraine proprio in prossimità della linea di demarcazione tra le due forze, tutto lascia intravedere uno scenario simile a quello registratosi lo scorso gennaio, di una nuova e più grave escalation del conflitto. Nella dichiarazione di Basurin, riportata dall’agenzia Novorossija, si esplicita che nei documenti caduti in mano alle milizie sarebbero contrassegnati, tra l’altro, i punti del territorio del Donbass su cui concentrare i tiri delle artiglierie. Lo stesso Basurin ha detto che la DNR si attende aperte provocazioni da parte dell’esercito di Kiev in occasione delle prossime festività del 8 e 9 maggio, nel 70° anniversario della vittoria sul nazismo, che Kiev intende celebrare come Giornata delle vittime della guerra, accomunando così i soldati sovietici e i civili ucraini massacrati dai nazisti e dall’UPA di Stepan Bandera, ai collaborazionisti ucraini che combatterono nei ranghi delle SS tedesche. Mentre gli stessi osservatori dell’Osce hanno smentito nei giorni scorsi le dichiarazioni di Kiev su presunte provocazioni delle milizie a cui l’esercito sarebbe stato costretto a rispondere – le centinaia di colpi esplosi nelle ultime giornate provenivano tutti dalla parte ucraina, hanno detto gli osservatori – secondo il comando militare della DNR, si sono già verificati casi isolati di comandanti dell’esercito ucraino che hanno consigliato ai civili di abbandonare i centri abitati di Novoluganskoe e Staromikhajlovka entro il prossimo 7 maggio.
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