Sembra assurdo che proprio ora che in Turchia le elezioni legislative hanno dato un primo importante stop allo strapotere del ‘sultano’ la sua ombra si allunghi di nuovo minacciosa sui nemici del regime di Ankara.
Vittima del nuovo episodio di repressione è stato per l’ennesima volta l’attivista di sinistra e giornalista turco Bahar Kimyongür, da tempo cittadino del Belgio dove vive. Arrestato anni fa a Bruxelles, è stato scagionato dalle accuse di terrorismo formulate contro di lui dalla magistratura turca che continua a tacciarlo di essere un ‘terrorista’ a causa del suo lavoro di controinformazione e di divulgazione a proposito della repressione operata dal regime di Ankara contro i movimenti d’opposizione e del sostegno ai jihadisti dello Stato Islamico in Siria. Dal 2006 su Kimyongür pende un mandato di cattura – per presunta appartenenza al Dhkp-c, un gruppo armato della sinistra marxista turca – emesso ad un episodio risalente al 28 novembre del 2000 (!) quando il giornalista partecipò a Bruxelles ad una contestazione contro l’allora primo ministro di Ankara, Ismaïl Cem.
Una contestazione del tutto pacifica che però mandò il regime turco su tutte le furie, tant’è che da quel momento contro Bahar Kimyongür è scattata una capillare e insistente persecuzione mediatica e giudiziaria, assecondata dalle autorità dell’Olanda (aprile 2006), della Spagna (giugno 2013) e dell’Italia (novembre 2013) che in ossequio alle esigenze di Ankara nel corso degli anni hanno arrestato ed in alcuni casi anche processato l’attivista. Stabilendo che le accuse della magistratura turca – spiccate sotto dettatura del potere politico – erano false e prive di fondamento e quindi non concedendo l’estradizione chiesta a gran voce da Ankara. Ma non sembra sia servito a granché.
L’ennesimo atto di obbedienza ai diktat di Ankara ha avuto questa volta per protagonista la polizia aeroportuale dello scalo di Atene che questa mattina ha arrestato Bahar Kimyongür sulla base di un mandato d’arresto spiccato dall’Interpol su richiesta della Turchia e che teoricamente l’ente di sicurezza internazionale aveva affermato, il 22 agosto del 2014, di aver ritirato. Il problema sembrerebbe essere – ha spiegato lo stesso giornalista turco-belga dopo il suo rilascio e il suo ritorno a Bruxelles – che il mandato d’arresto è rimasto attivo in alcuni paesi europei che lo hanno assunto al di là delle indicazioni dell’Interpol. “Dopo l’Olanda, la Spagna e l’Italia mi ha arrestato anche la Grecia. Finirò col vincere i Giochi InterpolOlimpici” ha ironizzato l’attivista nel corso di un’intervista ad un giornale online ellenico.
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