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Armi pesanti e forza Nato di reazione rapida. Gli Usa preparano la guerra

Ieri i ministri degli Esteri dell’Unione europea, riuniti a Lussemburgo nel corso del Consiglio dei ministri, hanno formalmente approvato il prolungamento delle pesanti sanzioni economiche nei confronti della Russia per altri sei mesi, giustificate “per il suo ruolo nel conflitto in Ucraina”. Le sanzioni scadevano a giugno e sono state prolungate fino al gennaio del 2016 e comunque “fino a quando la Russia non terrà fede agli impegni presi nell’accordo (di cessate il fuoco) di Minsk”, ha precisato il ministro degli Esteri britannico Philip Hammond. Non risulta che il ministro degli esteri greco – anche se Atene più volte ha minacciato di porre il veto alla misura – abbia esplicitamente avversato il prolungamento della guerra commerciale contro Mosca che, secondo uno studio recente, costerà all’economia europea 100 miliardi di euro e 2 milioni di posti di lavoro.
Quella di ieri è stata una giornata campale nella continua escalation innescata dal sostegno di Stati Uniti e Unione Europea al colpo di stato sciovinista andato in scena a Kiev nel febbraio del 2014.
In una dichiarazione che ha generato immediatamente allarme e polemiche, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha affermato che l’alleanza questa settimana approverà un piano per il rafforzamento della forza di risposta rapida, che sarà più che raddoppiata, dopo che a seguito della reazione russa al golpe ucraino la Nato aveva già deciso la creazione di un’unità speciale. “I ministri della Difesa Nato prenderanno la decisione di aumentare la forza e la capacità della Forza di risposta Nato a 30.000-40.000 uomini, più che il doppio dell’attuale” ha informato Stoltenberg. L’Alleanza Atlantica aveva istituto la Forza di reazione rapida nel 2002 con 13mila uomini in grado di essere schierati in tempi rapidi sui teatri di conflitto. Ma al vertice della Nato di Newport (Galles), nel settembre dello scorso anno, gli Stati Uniti hanno chiesto e ottenuto dagli alleati che il contingente pesantemente armato e capace di intervenire sul fronte orientale nel giro di pochissimi giorni venisse fortemente aumentato. Inoltre a settembre i leader della Nato hanno dato il via libera a una forza d’intervento rapido, interna alla forza di reazione rapida, composta da cinquemila uomini in grado di schierarsi nel giro di poche ore.
Stoltenberg ha affermato che la Nato sta facendo grandi progressi nel rafforzamento di quella che si chiama “Very High Readiness Joint Task Force” – la forza di reazione rapida, appunto – e che l’Alleanza Atlantica “accelererà il processo decisionale” con la creazione di un nuovo quartier generale logistico all’interno della struttura di comando. Il comandante supremo della Nato perciò avrà “maggiori responsabilità relative allo schieramento”, quindi l’alleanza potrà rispondere più velocemente anche se il controllo politico sulle forze militari non verrà compromesso, ha assicurato Stoltenberg. E’ evidente che all’interno della Nato e dei comandi militari si pensa ormai apertamente a uno scenario bellico imminente e interno allo scontro tra occidente e Russia. “Sono decisioni importanti, parte dell’adattamento della Nato a un nuovo contesto per la sicurezza” ha detto, aggiungendo che gli alleati dovranno rispettare gli impegni presi a settembre di aumentare le spese per la difesa ad almeno il due per cento del loro Pil. Ora la Nato sta decidendo di schierare “più navi in mare, più aerei nel cielo e più soldati sul terreno” lungo le frontiere europee orientali, aumentando così la già altissima tensione con Mosca. 
Sempre ieri – e difficilmente può essere considerata una coincidenza – il segretario Usa alla Difesa Ashton Carter ha ribadito l’intenzione del suo paese di dispiegare armi pesanti e migliaia di soldati in maniera permanente nei paesi dell’Europa Orientale, descrivendo l’allarmante misura come “un passo importante per contrastare la minaccia russa”. Gli Stati Uniti stanno lavorando per imporre ai paesi dell’Est europeo delle basi militari permanenti all’interno delle quali stanziare in totale circa 5000 soldati e numerosi mezzi militari pesanti. “Un passo importante da compiere se vogliamo rafforzare le capacità di resistenza dell’Alleanza” alle frontiere orientali dell’Europa, ha detto Carter nel corso di un intervento in un think-thank a Berlino. L’idea principale è che siano lì per addestramenti, “ma esiste anche la possibilità di eventi imprevisti”, ha precisato, anche in questo caso chiarendo che uno scenario bellico in Europa orientale sia tutt’altro che fantascientifico. Nel suo giro europeo Ashton Carter ha incontrato i ministri della Difesa tedesco Ursula von der Leyen, l’olandese Jeanine Hennis-Plasschaert e il norvegese Ine Eriksen Soereide. Oggi è approdato a Tallin, in Estonia, affermando che gli Usa intendono “dislocare temporaneamente veicoli di una brigata corazzata e l’equipaggiamento relativo nei Paesi dell’Europa centrale e orientale”, ed infine sarà a Bruxelles per partecipare alla riunione dei ministri della Difesa della Nato che si terrà nella capitale belga mercoledì e giovedì. Prima di tornare negli Stati Uniti Carter farà di nuovo tappa in Germania venerdì per assistere a manovre militari congiunte delle forze armate di 12 diversi Paesi europei.

Ovviamente la Federazione Russa non vuole e non può stare con le mani in mano, né sul fronte militare né su quello delle sanzioni. Il ministro della Difesa di Mosca ha reso noto che la flotta russa del Mar Nero sta per entrare nell’oceano Atlantico per realizzare importanti manovre navali. “Nei prossimi giorni le navi da guerra procederanno attraverso lo Stretto di Gibilterra e inizieranno a svolgere i propri compiti nelle acque dell’Oceano Atlantico” (cioè nel cortile di casa della Nato) ha detto il capitano Vyacheslav Trukhachev, non fornendo ulteriori dettagli. Nel frattempo altre imponenti esercitazioni si stanno tenendo nel Mar Baltico, con l’impiego di siluri e la simulazione di un attacco da una piccola nave anti-sommergibile a una corvetta.
Sul fronte della reazione alle decisioni europee il portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov, ha affermato che è imminente il varo da parte di Mosca di un nuovo embargo russo a prodotti alimentari, agricoli e d’allevamento provenienti da Ue, Usa e altri paesi occidentali che hanno aderito alle sanzioni contro l’economia russa. “Il principio di reciprocità nel dialogo sulle sanzioni è una costante universale” ha ricordato Peskov.


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