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Parla Litvinov: “Il Donbass ha bisogno dei comunisti”

Boris Alekseevic Litvinov ha una lunga carriera industriale e politica dietro le spalle. Sin da Febbraio 2014 è a capo delle proteste popolari nel Donbass. É l’autore della dichiarazione per l’indipendenza della Repubblica di Donetsk, ha giocato un ruolo chiave nell’organizzazione del referendum per l’indipendenza. A ottobre scorso ha fondato il partito comunista della repubblica popolare di Donetsk. Oggi è pieno di energia, audace, pronto a sfidare il diavolo nella lotta per gli interessi del popolo.

Perché c’era bisogno di creare un partito nuovo, diverso dal KPU (Partito Comunista Ucraino)?

Noi eravamo e rimaniamo comunisti, gli altri in Ucraina hanno un altro compito: combattere il fascismo, noi dobbiamo costruire uno stato nuovo, uno stato socialmente orientato, uno stato socialista. Ma se un giorno il fascismo in Ucraina fosse sconfitto, se cadesse il regime, se il paese diventasse almeno un po’ social-democratico, se intraprendesse la strada euroasiatica, e non la strada con destinazione Washington-Bruxelles, se il popolo ucraino si dichiarasse amico del popolo russo non escluderei la possibilità che potremmo tornare ad essere un unico paese, allora potremo unire i nostri partiti.

Rimaniamo comunque sempre comunisti con l’ideologia della lotta di classe. Che innanzitutto significa la costruzione di un’economia pianificata e il coinvolgimento del lavoratore nella gestione dei frutti di lavoro.

E’ in qualche modo un prototipo dell’impresa nazionalizzata…

No, perché? Noi stiamo anche nazionalizzando…Per esempio l’industria del carbone, e qualche altra impresa. Iniziamo con l’introduzione del principio della “gestione esterna”. Si intende una o più persone assegnate dallo stato con competenze adeguate per ricoprire il ruolo del gestore. Noi abbiamo un “fondo” dei quadri, una lunga lista dei professionisti potenzialmente capaci di ricoprire vari incarichi industriali. I candidati possono essere proposti anche dal collettivo dei lavoratori dell’impresa.

Anche nelle imprese di Akhmetov?

Anche! Però dobbiamo valutare bene prima di espropriare qualcosa. Dobbiamo pensare che ne faremo delle imprese espropriate. Una volta capito le prendiamo in carico, ci mettiamo la nostra gestione.

Si tratta delle imprese abbandonate?

In primo luogo si. Ora per esempio stiamo introducendo la nostra gestione nell’acciaieria di Yenakievo che appartiene ad Akhmetov. Lui protesta, ma sono problemi suoi. Lui deve capire che su questo territorio deve obbedire alle nostre leggi. Perché lui registra le proprie imprese a Cipro e non qui?

E continua a pagare le tasse a Kiev…

Sì, gli stipendi qui e le tasse a Kiev. Noi gli abbiamo detto di pagare tutto qui se no gli portiamo via tutto! Però la nazionalizzazione deve avvenire attraverso una legge, per ora è solo un progetto.

La priorità sicuramente è il controllo del settore elettro-energetico. Raggiungere l’indipendenza in questo settore è molto più importante dell’acciaieria di Yenakievo. Per fortuna nella repubblica di Donetsk ci possiamo permettere una struttura indipendente con il nodo centrale a Gorlovka. Ora produciamo più energia di quella che consumiamo, qualcosa la diamo alla Russia, un po’ in Ucraina. Fino a ora tutti i pagamenti per l’energia elettrica defluiscono verso l’Ucraina, verso il mercato centrale energetico, e poi vengono distribuiti per le stazioni. Per fare sì che i soldi rimangano dentro la Repubblica dobbiamo avere il nostro sistema finanziario. 

Quali sono le novità su questo fronte? Nei negozi i prezzi sono esposti in rubli e in grivna. Il futuro sistema sarà collegato alla banca nazionale della Federazione Russa?

Per ora la situazione è nebulosa. Però sei mesi fa avevo invitato un gruppo di specialisti ucraini, russi, cechi… Specialisti di alto livello, per elaborare una nuova moneta. Abbiamo lavorato per sei mesi e abbiamo persino stampato un miliardo e quattrocento milioni di nuove banconote in Russia.

Ma non abbiamo potuto introdurli: all’ultimo gli ambienti liberali russi hanno protestato, giustamente così non potrebbero più tenerci sotto il loro controllo. Ora le banconote si trovano in un magazzino segreto. Solo 2-3 persone sanno dove. Tutti lo stanno cercando, sia dalla Russia sia qui. Sono pronte per essere immessi al momento opportuno. Quando ci chiedono da che cosa è garantita la nostra moneta, io da uno che ha studiato a fondo la questione rispondo: e il dollaro, il rublo da che cosa sono garantiti? Se il rublo è garantito dal dollaro, è di fatto un derivante del dollaro, il dollaro è garantito dal nulla! La nostra moneta sarà garantita dal PIL.

Quando si uniranno la “LNR” e la “DNR”? Ci sono trattative in questa direzione?

Nei miei piani devono essere uniti, nei loro piani non lo so. Di questo si ha paura probabilmente, la Russia ha paura. 

In questo modo è anche impossibile creare un partito comunista unico…

Si, prima di tutto loro devono essere varate leggi che permettono la registrazione di un partito, poi ci deve essere almeno qualche forma di federazione fra la “LNR” e la “DNR” dopodiché i partiti potrebbero lavorare per l’unione. 

Chi esattamente ostacola l’unione?

La situazione non è matura. Poi ci deve essere la volontà del popolo, qualsiasi idea diventa una forza materiale solo se è supportata dalle masse.

Come vi relazionate con il capo del governo Zacharcenko?

Lui è leale nei nostri confronti, discutiamo spesso anche se non pubblicamente. Non ci ostacolano, siamo un vero partito, l’unico fra l’altro esistente nella “DNR”. Abbiamo circa 800 membri, alcuni vengono dal KPU, molti nuovi, molti giovani.

A che cosa serviva la ricostruzione dell’istituto dei pionieri e del Komsomol?

Queste sono organizzazioni giovanili che hanno molteplici attività culturali ed educative, preparano ideologicamente i giovani per formare i futuri quadri del partito. Siamo riusciti a mandare cinque membri del partito a studiare a Mosca, a fare la scuola del partito. Uno di loro è diventato membro del comitato centrale, altri quattro hanno fondato il Komsomol.

Come vi rapportate con la chiesa?

Abbiamo ottimi rapporti, siamo amici. Mi vedo regolarmente con il patriarca, il rabbino e il mufti. E’ importante che queste confessioni supportino le repubbliche.

Cioè l’ateismo come linea ideologica non c’è più?

Nei KPU e KPRF è così da molto tempo. Siamo poli confessionali, é importante che queste confessioni siano originali e che non abbiano il loro quartier generale a Washington e Bruxelles. Quelle non possono essere registrate qui, anzi sono proibite. Molti dei nostri membri sono credenti ed è affare loro.

Una volta c’era l’ateismo militante…

E’ un commento che sento spesso. Sì, non dimentichiamo: i comunisti hanno combattuto la chiesa, perché la chiesa è sempre stata la roccaforte della reazione, dello zarismo e della borghesia. É stata una delle più grandi fondazioni della borghesia: terreni, proprietà, imprese, fabbriche, banche. É un’istituzione capitalista. Allo stesso tempo la chiesa è sempre stata il baluardo della lotta contro comunismo. É il suo antagonista. Inoltre le religioni sono fonte di guerra, il 70-80% delle guerre hanno all’interno conflitti religiosi. Le religioni sono sempre state un appoggio delle classe dirigenti, le classi dirigenti hanno sempre usato le religioni per sostituire la lotta di classe con la guerra delle religioni.
Ma oggi la chiesa ortodossa sta giocando un ruolo importante, il ruolo del paladino dello “spirito russo”, della sovranità dello stato, dell’unità delle popolazioni russe. Quando dico “russe” intendo i russi, gli ucraini, i tartari, gli ebrei etc., tutte le persone con l’anima russa. Perché anche gli stessi ebrei oggi… il loro primo rabbino se n’è andato, non ha accettato la protesta, e con lui molti degli ebrei. Ma una parte importante della comunità è rimasta, anzi combattono nelle milizie. 15 persone sono arrivate da Israele per entrare nelle milizie del battaglione “Vostok” per otto mesi.

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