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Il Kirghizistan entra nell’Unione Euroasiatica

E siamo a cinque: un’altra delle repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale, il Kirghizistan, entra oggi a far parte dell’Unione Economica Eurasiatica, la comunità di stati ideata da Nursultan Nazarbajev e decisamente sostenuta e perseguita da Vladimir Putin con l’intento di creare un vasto blocco regionale che sottragga i territori dell’ex Urss all’influenza dell’Unione Europea e degli Stati Uniti e limiti l’isolamento di Mosca.

L’Unione, nata ufficialmente il primo gennaio del 2015 dopo pochi anni di gestazione, già comprende Russia, Kazakistan, Bielorussia e Armenia. Il 23 dicembre 2014 al Cremlino era stato firmato l’accordo che ha sancito l’ingresso odierno del Kirghizistan nell’Unione, mentre a inizio agosto è stata ratificata l’intesa che consente a Bishkek di essere, a pieno titolo, il quinto membro dell’Unione. “È stato appena firmato il trattato di adesione del Kirghizistan”, aveva annunciato Putin davanti alla stampa. “Siamo convinti che l’adesione di Armenia e Kirghizistan nell’Unione economica eurasiatica corrisponde agli interessi fondamentali nazionali di questi paesi “, aveva detto il leader russo.

Dopo il colpo di stato filoccidentale andato in scena a Kiev nel 2014, l’imposizione delle sanzioni occidentali a Mosca, l’inizio della guerra contro le popolazioni del Donbass e l’aumento dell’accerchiamento militare della Federazione Russa da parte della Nato, il processo di formazione del blocco regionale ha visto una estrema accelerazione.

Produzione industriale, agricoltura, trasporti e successivamente energia rientreranno negli accordi di mercato comune, ma a scaglioni. L’intenzione è avere già dal 2017 un mercato comune dell’energia elettrica e successivamente quello del petrolio e di altri tipi di energia. Tuttavia le questioni monetarie, soprattutto alla luce di un rublo sempre più debole, iniziano a farsi complicate mettendo parzialmlente in contraddizione gli interessi tra Mosca e Astana, mentre il bielorusso Aleksandr Lukashenko continua ad alzare la posta, mantenendo stretti rapporti anche con l’Ue.

Lo scopo dell’Unione resta comunque favorire una maggiore coesione economica tra gli stati, componenti dell’organizzazione, creando un’area dove la libera circolazione delle merci e dei capitali possa favorire la crescita di tutti i suoi membri.

Tuttavia il Kirghizistan ha mantenuto un elenco di prodotti per i quali, durante un periodo transitorio, sarà necessario applicare aliquote doganali di importazione in vigore precedentemente. La lista si compone di 163 articoli e comprende 25 gruppi di prodotto.

Politicamente il Kirghizistan resta una pedina strategica per il Cremlino. Non a caso lo stesso Putin ha interrotto la famosa e chiacchieratissima assenza di marzo (dopo l’omicidio di Boris Nemtsov) incontrando il 16 marzo il presidente kirghizo, Almazbek Atambayev, a San Pietroburgo: chiaro segnale che Atambayev rappresenta un alleato fidato. Soprattutto dopo il tentativo di rivoluzione colorata (quella “dei Tulipani”) che ha tentato di imporre a Bishkek, dal 2005 al 2010, un regime pro occidentale, e gli anni di violenze e incertezze, concluse proprio con il ritiro di Roza Otunbayeva, l’oppositrice che lasciò libero il passaggio all’attuale leader verso le urne nel 2011.

“Il fatto che noi firmiamo per l’adesione all’Unione euroasiatica il 23 dicembre – aveva detto al Cremlino l’attuale presidente kirghizo – è significativo. Ieri è stata la notte più lunga e io spero che per noi dopo di questo tornerà ad allungarsi il tempo per la luce”.

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