familiari delle vittime delle azioni di Leopoldo Lopèz, piuttosto arbitrariamente ritenuto un esponente dell’opposizione perseguitato dalle autorità venezuelane, hanno scritto una polemica lettera aperta a Pablo Iglesias, il leader di Podemos. Entrambi, Iglesias e Podemos, devono molto al Venezuela bolivariano, eppure hanno sottoscritto un documento di condanna verso le autorità di Caracas, vissuto da molti venezuelani come una sorta di tradimento. Qui di seguito il testo della lettera aperta, tradotto e reso pubblico in Italia dal sito www.lantidiplomatico.it
Perché questa trasformazione Pablo?
Signor Pablo Iglesiaias
Dirigente del partito Podemos
Noi, vittime e familiari delle vittime degli episodi di violenza politica accaduti in Venezuela lo scorso 2014, ci rivolgiamo a Lei, a proposito delle sue recenti dichiarazioni sulla condanna del signor Leopoldo López stabilita dalla giustizia venezuelana.
Chi le sta scrivendo sono madri e padri che hanno perso i loro figli; mogli che non potranno mai più rivedere i loro mariti; bambini e bambine che dovranno crescere senza i loro genitori; persone costrette a vivere con gravi disabilità. Siamo tutte vittime dell’appello alla violenza di Leopoldo López dello scorso 2014. Lei, signor Iglesias, ci conosce bene. In diverse occasioni ha ascoltato le nostre voci reclamando giustizia lì in Parlamento Europeo.
È davvero triste che Lei, un leader che ha risvegliato la speranza di un popolo umile, alzando le bandiere dell’uguaglianza e della giustizia, rilasci dichiarazioni così sconcertanti, prendendo posizione a favore del principale responsabile degli appelli alla violenza politica che hanno portato il lutto in tante case del nostro Paese.
Signor Iglesias, leggendo le sue dichiarazioni ci sono venute in mente molte domande. Chissà se un giorno potrà rispondere.
È forse “difendere le idee” ricevere una grossa somma di danaro sotto forma di donazione, nel 1999, quando López era consulente della società statale “Petróleos de Venezuela”, proprio quando la madre, Antonieta Mendoza, era Direttrice degli Affari Pubblici dell’impresa? La lotta contro la corruzione non è una delle sue bandiere di lotta.
È forse “difendere le idee” l’aver partecipato attivamente nel 2002, alla persecuzione e detenzione illegale dell’allora ministro degli Interni, Ramón Rodríguez Chacín, durante il Colpo di Stato contro Hugo Chávez?
Si “difendono le idee” appoggiando e permettendo che un gruppo di militari attivi della Forza Armata Nazionale prendesse Piazza Altamira a Caracas per trasformarla in “territorio liberato” e piattaforma mediatica da cui lanciare gli appelli alla disobbedienza istituzionale e a un Colpo di Stato?
Si “difendono le idee” convocando e appoggiando azioni violente, con il piano denominato “L’uscita”, che hanno causato 43 morti e 878 feriti, oltre a perdite incalcolabili per la distruzione di infrastrutture destinate alla garanzia dei diritti umani su tutto il territorio nazionale? Signor Iglesias, come reagirebbe la Spagna di fronte a una simile condotta?
Tutti i fatti che abbiamo appena citato sono solo un esempio delle tante violazioni della legge e dello Stato di Diritto nel nostro Paese, commesse da questo cittadino che Lei con le sue dichiarazioni difende. Questi fatti descritti mostrano che non vi è una difesa di semplici ideali come Lei ha detto, ma un tentativo reiterato e sistematico di rovesciare un modello di Stato democratico, con gravi conseguenze per centinaia di persone.
Inoltre, signor Iglesias, con tutto il nostro dolore vogliamo dirle che così come a Lei piacerebbe che Leopoldo López “si potesse presentare alle elezioni” a noi piacerebbe che i nostri familiari, oggi scomparsi grazie all’appello violento del suo difeso, potessero andare a esprimersi in quelle elezioni. Ma questo purtroppo, non sarà mai più possibile.
Vorremmo che il contenuto di questa lettera le permettesse di riflettere e quindi di rettificare le sue affermazioni e stare dalla parte della giustizia. Cioè, dalla parte delle vere vittime
Noi, membri del Comitato delle Vittime della Guarimba e del Golpe Continuado, andremo avanti nella lotta perché gli altri colpevoli del piano “L’uscita” siano portati dinnanzi alla legge e giudicati per i loro crimini.
Sappiamo che non sarà facile perché dovremo affrontare i grandi interessi del capitale e delle grandi corporazioni mediatiche che hanno preso le difese di questo cittadino. Lei sarà sempre il benvenuto se desidera accompagnarci nelle rivendicazioni del nostro diritto alla verità e alla giustizia.
Ringraziandola per l’attenzione prestata, restiamo a disposizione.
I portavoce del Comitato delle Vittime della Guarimba e del Golpe Continuado
“Chavez è la democrazia”, gridava Pablo Iglesias poco tempo fa su un palco in commemorazione dell’ex presidente del Venezuela. Per una semplice operazione logica chi lo voleva rovesciare con la forza o chi ha sfruttato la sua morte per destabilizzare il paese con la violenza si chiama golpista o terrorista. Della destra fascista perlopiù. Perché questa trasformazione Pablo?
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