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Amnesty condanna l’”uso eccessivo della forza” nelle manifestazioni dei Gilets Jaunes

Le forze dell’ordine hanno usato flashball, granate di dispersione e gas lacrimogeni contro i manifestanti, per lo più pacifici. Siamo stati in grado di individuare molti casi di ricorso eccessivo alla forza da parte degli agenti di polizia.

È vero che mantenere l’ordine durante le manifestazioni è un compito delicato e che alcuni manifestanti hanno commesso atti violenti e illegali, ma non è comunque meno indispensabile rispettare la legge francese.

Gli agenti di polizia hanno il dovere di mantenere l’ordine pubblico e, in tal modo, possono ricorrere alla forza solo quando strettamente necessario. Quando l’uso della forza è inevitabile, devono usarla con moderazione.

Secondo le cifre ufficiali, 1.407 manifestanti sono rimasti feriti, 46 dei quali gravemente, da quando le manifestazioni sono iniziate il 17 novembre 2018.

In totale, anche 717 agenti di polizia, gendarmi e vigili del fuoco hanno sofferto delle violenze. Tuttavia, mentre le autorità hanno legittimamente e ripetutamente condannato gli atti di violenza commessi dai manifestanti, non hanno espresso alcuna preoccupazione per l’uso eccessivo della forza da parte degli agenti di polizia, che deve essere oggetto di un’indagine indipendente, imparziale ed efficace.

I giornalisti nel mirino

Le testimonianze delle vittime e dei testimoni, così come i video che abbiamo esaminato, mostrano che la polizia ha fatto un uso inappropriato di flashball, sparando sulla folla. Ha anche lanciato granate di dispersione, che non dovrebbero mai essere utilizzate nelle operazioni di mantenimento dell’ordine.

Secondo i dati ufficiali, 225 persone sono rimaste ferite durante le manifestazioni dell’8 dicembre a Parigi.

Audrey, una paramedica che si trovava sul posto, ha riferito che dieci delle quindici persone soccorse dalla sua equipe sono state ferite da flashball, di cui una alla testa.

Oltre ai manifestanti, molti giornalisti sono rimasti feriti e alcuni hanno dichiarato di essere stati deliberatamente presi di mira. Un video mostra un giornalista con il casco della stampa colpito alla schiena da una granata di dispersione mentre si allontanava dal cordone della polizia.

Un altro giornalista, che ha preferito rimanere anonimo, ha detto che lui e i suoi colleghi sono stati “ripetutamente presi di mira da spari di flashball da parte delle forze dell’ordine”.

Thomas Morel-Fort, anch’egli giornalista, ha riportato fratture multiple alla mano dopo essere stato colpito da un lancio di flashball, mentre indossava un casco sul quale figurava chiaramente la parola “stampa” su entrambi i lati.

Perquisizioni e confische

Le forze dell’ordine sembrano aver adottato una tattica deliberata di istituire blocchi stradali per perquisire tutti coloro che si dirigono verso le manifestazioni, al fine di confiscare l’equipaggiamento protettivo dei manifestanti, dei giornalisti e persino del personale medico.

Denis Meyer, fotografo, ha raccontato come la polizia gli ha confiscato casco, occhiali di protezione e maschera, e che in seguito è stato ferito da un colpo di flashball sparato da distanza ravvicinata: “Stavo camminando, il mio occhio davanti al mirino della mia macchina fotografica, ho ricevuto una flashball da una distanza di circa dieci metri”.

Audrey, la soccorritrice, ha indicato che le sono stati confiscati non solo i suoi dispositivi di sicurezza, ma anche quelli nella sua borsa per i feriti: “Hanno confiscato il mio casco di protezione bianco con una croce rossa, i miei occhiali di sicurezza trasparenti, così come le altre maschere e gli occhiali che avevo in aggiunta”.

Non saprebbe dire quante vittime di gas lacrimogeni ha soccorso. “Il gas lacrimogeno è iniziato intorno alle 10 del mattino ed è stato continuo per quattro o cinque ore. Le persone avevano difficoltà a muoversi. Un uomo ha inalato così tanto gas lacrimogeno che si è ritrovato in ginocchio con spasmi, tremando dappertutto”.

La polizia ha inoltre adottato misure preventive, perquisendo le persone che non rappresentavano necessariamente un rischio imminente di violenza.

Non solo a queste persone è stato sequestrato il proprio equipaggiamento protettivo, ma inoltre il solo fatto che fossero in possesso di tale equipaggiamento è stato usato come pretesto per fermarli.

L’8 dicembre, quasi 400 persone che si dirigevano verso le manifestazioni sono state fermate a Parigi dopo essere state perquisite ai posti di blocco della polizia. Questi “fermi preventivi” sono stati resi possibili dall’autorizzazione concessa alla polizia, su richiesta del pubblico ministero, di effettuare operazioni di perquisizione in determinate zone.

Molte persone trovate in possesso di oggetti come caschi, vernice o maschere sono state fermate per “reato di partecipazione a un raggruppamento violento”.

Molti sono stati rilasciati il giorno successivo a causa di prove insufficienti. Secondo i dati pubblicati dal Ministero dell’Interno, l’8 dicembre sono state fermate a Parigi 1.082 persone, tra cui 100 minori.

Anche i liceali nel mirino

Parallelamente al movimento dei “giubbotti gialli”, lunedì 3 dicembre è iniziato un movimento di studenti delle scuole superiori, inizialmente per protestare contro la riforma del diploma di maturità e la procedura di ammissione all’università. La settimana successiva, più di 200 scuole superiori in tutta la Francia sono state occupate dagli studenti.

Mathieu Barraquier, insegnante di Garges-lès-Gonesse, un sobborgo di Parigi, racconta di aver visto aumentare la tensione il 5 dicembre davanti al liceo Simone de Beauvoir, dopo che un albero era stato incendiato e la polizia aveva cominciato a mettere la loro attrezzatura antisommossa.

Alcuni giovani hanno iniziato a lanciare pietre e un piccolo proiettile infiammati nella direzione delle forze dell’ordine, che si trovavano a circa 30 metri di distanza. “Improvvisamente, senza che ci fossero stati elementi tangibili, ho sentito un colpo di flashball e ho visto uno studente cadere a terra. Mi sono avvicinato il più velocemente possibile, e quando si è girato ho visto che la sua guancia era aperta, come un melograno. Non aveva lanciato sassi, stava parlando tranquillamente”. L’adolescente è rimasto in ospedale per due giorni.

Il 6 dicembre scoppiano gli scontri tra la polizia e gli studenti del liceo Saint-Exupéry di Mantes-la-Jolie, un sobborgo di Parigi. In totale, sono stati fermati 163 studenti, tra cui i più giovani avevano solo 13 anni. Un video che mostra decine di studenti delle scuole superiori costretti ad inginocchiarsi, con le mani dietro la testa o ammanettati dietro la schiena, è diventato virale.

Secondo Murad Battikh, avvocato di molti di questi giovani, alcuni di loro sono stati trattenuti in questa posizione fino a quattro ore. Mantenere gli studenti in tale posizione per un periodo di tempo così lungo, se confermato, equivale a un trattamento crudele, disumano o degradante, proibito in ogni circostanza dal diritto internazionale.

Un avvocato degli studenti liceali coinvolti ha dichiarato che alcuni di loro non hanno potuto mangiare né essere esaminati da un medico prima di essere interrogati. I loro interrogatori da parte della polizia non sono stati registrati, anche se la legge francese richiede una registrazione audiovisiva. Inoltre, agli avvocati non è stato consentito di essere presenti durante gli interrogatori.

Quando sono arrivata alla stazione di polizia, gli agenti di polizia giudiziaria mi hanno detto che avevano già iniziato l’interrogatorio di uno dei due minori. Ho detto loro: “Non è possibile, è un minorenne”, e ho chiesto di interrompere l’inerrogatorio. Mi hanno detto che comprendevano ma hanno continuato l’audizione senza la mia presenza”, ha dichiarato Leila Volle, avvocato di due adolescenti quindicenni di 15 anni.

Le autorità devono garantire la sicurezza di tutte le persone e vigilare affinché il diritto di manifestare pacificamente sia rispettato. Devono adottare misure legali e proporzionate per proteggere la vita e l’ordine pubblico, evitando l’uso eccessivo della forza.

L’uso di dispositivi di protezione contro i gas lacrimogeni, flashball o granate di dispersione non può essere assimilato a un’intenzione di commettere delle violenze e le persone fermate esclusivamente per questo motivo devono essere rilasciate.

* Traduzione a cura di Andrea Mencarelli (Potere al Popolo Parigi) dell’articolo originale pubblicato su: https://www.amnesty.fr/liberte-d-expression/actualites/usage-excessif-de-la-force-lors-des-manifestations

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